Sono stata domenica scorsa a visitare la basilica di San Clemente in Laterano a Roma, ubicata nella valle tra l’Esquilino e il Celio, nel rione Monti. Come fa dedurre il nome, è dedicata a papa Clemente I (92-101 d.C.), considerato il terzo successore di San Pietro. Su di lui però sappiamo molto poco. È appurata la sua condanna all’esilio in Crimea durante l’impero di Traiano. Qui fu costretto ai lavori forzati, ma riuscì a portare avanti una campagna di cristianizzazione tale da spingere i soldati romani ad ucciderlo. Lo legarono ad un’ancora e lo gettarono in mare. La sua tomba riemerse solo qualche tempo dopo, quando le acque si ritirarono. L’altare maggiore della basilica, non a caso, si erge sopra la presunta tomba del martire(un’urna contenente le reliquie).
La basilica attuale sorge sopra due livelli più antichi: delle costruzioni romane di epoca post neroniana e la basilica antica di IV secolo (al di sopra delle quali c’è l’attuale basilica medioevale di XII secolo). L’antica basilica è stata scoperta nel 1857 da Padre Mullooly (allora priore di San Clemente) che riuscì a rinvenire anche resti di costruzioni di I secolo d.C. Nel 1912 circa Padre Louis Nolan realizzò nuovi scavi e trovò le costruzioni distrutte dall’incendio di Nerone del 64 d.C.
Partiamo quindi dal principio: le costruzioni romane distrutte durante l’incendio di Roma del 64 d.C. vennero interrate per fungere da base per altre costruzioni poste ad un livello che oggi può essere identificato con quello del Colosseo. A questo livello c’erano due edifici separati da un piccolo vicolo: una costruzione in mattoni, forse una domus romana con stanze, cortile e un piccolo tempio mitriaco e una grande struttura rettangolare con blocchi di tufo e pareti di travertino. La prima chiesa di San Clemente era un edificio rettangolare e gli architetti lavorarono interrando le stanze al piano terra e il cortile fino al primo piano. A questo livello, il cortile è diventato così la navata centrale e le stanze che si affacciavano sul cortile, le navate laterali. Accanto a questa chiesa c’era ancora il tempio dedicato al culto mitriaco, ma nel 395 d.C. venne dichiarato illegale, così venne coperto e il clero di san Clemente poté costruire l’abside (sopra il vestibolo, ossia il corridoio del tempio) e il resto venne interrato. Questa basilica rimase lì fino al 1100, fino a che venne dichiarata inagibile (non sappiamo se per terremoti o per poca qualità dei materiali) e quindi abbandonata.
La chiesa che vediamo oggi è stata costruita per volontà del cardinale Anastasio I intorno al 1099 che fece coprire con della terra la basilica di IV secolo fino alle colonne delle navate. La basilica attuale è più piccola della precedente. È divisa in tre navate con colonne romane di spoglio e non ha transetto. La parte che va dagli archi delle navate laterali fino al soffitto sono di epoca barocca. Il pavimento è cosmatesco. Al centro si trova la “schola cantorum” (tipica delle basiliche paloecristiane) con all’interno l’ambone e il ciborio che copre l’altare. L’aspetto attuale e la facciata sono opera dell’architetto Stefano Fontana.
La parte però sicuramente più affascinante è l’abside. Purtroppo fino al 31 gennaio 2018 sarà in restauro ed è infatti coperto da impalcature che non permettono di ammirarlo. La data di realizzazione è ancora da chiarire con certezza, ma si fa risalire intorno al XII-XIII secolo e sembra opera di un gruppo di artisti forse seguiti da un unico maestro bizantino. Alcuni studiosi pensano che sia stato rielaborato dal mosaico che si trovava nella basilica inferiore. Ma cosa rappresenta? Al centro vediamo la croce dove si trova il Cristo “patiens” raffigurata come albero della vita e al suo fianco la Madonna e san Giovanni. Alla base dell’albero un cervo combatte con un serpente. Tutto lo spazio restante è invaso dai racemi dell’albero della vita. In alto vediamo la mano di Dio con la corona di Gloria per il figlio. Molte scene sembrano essere riprese dai paesaggi “nilotici” e sicuramente i mosaicisti si sono rifatti a dei modelli precedenti. In basso vediamo l’Agnus Dei verso cui si dirigono dodici pecore che escono dalle città di Betlemme e Gerusalemme. Nell’arco absidale campeggia la figura del Cristo pantocratore che benedice, a fianco i simboli dei Quattro Evangelisti e i profeti Isaia e Geremia, Pietro e Clemente e Paolo e Lorenzo. Nella parte bassa del catino absidale, vediamo scenette di vita quotidiana: una donna dà da mangiare ai polli, i pastori pascolano le pecore e alcuni cacciatori impugnano le armi pronti ad agire.
Ma di estrema e suggestiva bellezza è la basilica inferiore. Come abbiamo già detto è datata al IV secolo e non resistette oltre l’anno 1100. Oggi si può visitare con l’acquisto di un biglietto. Bellissimi gli affreschi. Molti raccontano alcuni miracoli compiuti da Clemente e uno in particolare è famoso per avere all’interno le prime parolacce scritte in lingua volgare. Cosa racconta questa scenetta? La storia del prefetto Sisinnio che adirato per la conversione al cristianesimo della moglie Teodora, la fa arrestare. Mentre quest’ultima si trovava in chiesa con Clemente per pregare, arriva Sisinnio con i soldati per arrestarli. Sono così puniti da Dio che li fa diventare ciechi. Infatti invece di portare via Teodora e Clemente, trasportano delle pesanti colonne. Molto bello e interessante anche un affresco raffigurante una Madonna con il bambino. È il più antico ritrovato nella basilica antica.
Vorrei terminare parlando brevemente della bellissima Cappella di Santa Caterina d'Alessandria affrescata da Masolino da Panicale (famoso maestro di Masaccio). La Cappella si può ammirare appena si entra nella basilica, guardando verso destra. La datazione è stata posta tra il 1427 e il 1430. Il committente è stato il cardinale Branda Castiglioni che conobbe Masolino quando stava lavorando con Masaccio a Firenze nella Cappella Brancacci. Il periodo in cui si trova ad operare Masolino era per Roma molto buio e desolante. Dopo il ritorno dei papi (a seguito della cacciata avignonese) riemerse l'interesse artistico. Ad oggi sembra accertata la mano di Masolino per gli affreschi della cappella, ma c'è anche chi, recentemente, ha avanzato l'idea che nella sinopia (il disegno preparatorio prima della stesura del colore, chiamato così dal colore che si utilizzava per disegnare, ossia il "rosso di Sinope") della Crocifissione ci sia la mano di Masaccio.
Che cosa vediamo rappreentato sulle pareti? Sul frontone d'ingresso abbiamo un'Annunciazione, la Crocifissione sulla parete di fondo, le storie di Sant'Ambrogio sulla parete destra e sulla sinistra le storie di Santa Caterina d'Alessandria. Per finire sulla volta ci sono i simboli dei Quattro Evangelisti e i quattro Dottori della chiesa. Le storie della santa vogliono sottolineare il rapporto tra teologia e sapere umanistico, molto caro al cardinale Castiglione. Gli affreschi sono in un ottimo stato di conservazione, grazie anche ai recenti restauri che ne hanno preservato la bellezza.
Se volete visitare la basilica, questi sono gli orari: da lunedì a sabato: 9.00-12.00 e 15.00-18.00, la domenica: 12.00-18.00
Per gli scavi gli orari sono uguali ma si chiude mezz’ora prima. Il costo del biglietto è di 10€.
Le foto sono state prese dal web perché purtroppo nella basilica è vietato fare foto.