Di Marcello Macri
Marcello, nonostante le numerose ricerche e studi sul cenacolo di Da Vinci perché si è soffermato su quest’opera?
Non si può negare che l’ultima cena di Leonardo da Vinci, realizzata nel refettorio di Santa Maria delle Grazie, a Milano, sia sempre stata una delle opere più famose al mondo. In genere le sue opere suscitano da sempre l’interesse di molti. Certo non nego il fatto che cercare pure solo di analizzare una delle sue opere più importanti, quale è il cenacolo di Milano, appunto, non mi abbia spaventato un po', anzi, ma mi sono chiesto “perché no?”.
Come dice, da sempre il cenacolo è stato fonte di diverse teorie tra cui l’ultima quella di Dan Brown. Lei cosa ne pensa di questa teoria?
Nel romanzo Il codice da Vinci, Dan Brown, vede nel personaggio posto alla sinistra, cioè Maria Maddalena, l’amante e sposa di Gesù. Dan Brown, trova le giustificazioni di questa affermazione, non solo nella rappresentazione fisica ritratta con lineamenti femminili ma anche nei documenti, come i Vangeli Apocrifi, tra cui il Vangelo di Filippo. Il Vangelo di Filippo è un vangelo gnostico, di scuola valentiniana, che purtroppo raccoglie, in una maniera non uniforme, detti, lettere filosofiche, aforismi, ecc. Tradotto in greco dal copto, ha molte parti mancanti che possono causare una errata interpretazione. Nei Vangeli Canonici, e così nella storia dell’arte, l’amato discepolo, Giovanni viene comunque sempre rappresentato come un giovane uomo dai lineamenti aggraziati e dolci, tanto da sembrarne più una donna che un giovane uomo “vergine”, quindi Leonardo non avrebbe fatto altro che allinearsi alla tradizione. Giovanni, apostolo prediletto di Gesù, ascolta il messaggio di Pietro, che con la mano posta sul collo, lo invita a chiedere al Maestro chi possa essere il traditore. Siamo nell’istante in cui Gesù ha dichiarato il tradimento “uno di voi mi tradirà” e Giovanni si reclina gentilmente per ascoltare ciò che Pietro gli chiede. Se provassimo ad immaginare la scena in movimento, potremmo vedere Giovanni accostarsi a Gesù e poggiare la testa sul petto e chiedere “chi è il traditore?”. Inoltre se analizziamo i colori delle vesti, la tradizione vuole come il colore delle vesti, nella storia dell’arte, sia sempre stato un elemento importante per poter identificare i vari personaggi. I colori non sono fini a se stessi ma hanno un significato simbolico, come viene descritto ne La Legenda Aurea di Jacopo da Varazze. San Giovanni, di solito, viene rappresentato con veste verde e mantello rosso, mentre in questo caso, veste i colori alternati di Gesù. Se andiamo più in la negli anni e osserviamo la deposizione della croce di Raffaello del 1507, vediamo il corpo di Cristo morto sorretto da tre uomini tra cui Pietro, affiancato da un lato da Giovanni e dall’altro da Maria Maddalena, entrambi con indosso una veste blu e mantello rosso. Se andiamo invece indietro nelle rappresentazioni dell’ultima cena, Maria Maddalena compare in diverse di esse ma non sostituisce Giovanni. Come nell’ultima cena- presente nella Chiesa del Purgatorio a Carunchio, dove alla sinistra di Gesù c’è una donna, sicuramente identificabile con Maria Maddalena con un vasetto di alabastro che porta tra le mani e alla destra Giovanni, poggiata sul petto di Gesù.
La presenza della Maddalena la possiamo riscontrare anche in diversi bassorilievi che- rappresentano l’ultima cena, con la donna posta sotto il tavolo, intenta a lavare i piedi di Gesù. Quindi già in passato abbiamo esempi di rappresentazioni in cui viene mostrata la presenza di donne e in particolare di Maria Maddalena.
Quindi, lei in realtà non vede la ragione di sostituire la figura della Maddalena con quella di Giovanni?
Ipotizzare che Leonardo abbia voluto rappresentare la Maria Maddalena, significherebbe che volontariamente Leonardo abbia sacrificato uno dei dodici apostoli, Giovanni appunto, che tra l’altro durante l’episodio dell’ultima cena ha un ruolo importante e non secondario come potrebbero avere gli altri apostoli. Sicuramente la cosa avrebbe potuto creare non pochi problemi anche ad un genio come Leonardo.
Quindi, secondo lei, Leonardo,- non si sarebbe spinto fino al punto di ritrarre la Maddalena accanto Gesù?
Penso che Leonardo si sia spinto ancora più in là e abbia voluto rappresentare entrambi, giocando da un lato con la tradizione e dell’altro col tempo della rappresentazione, per creare una figura androgina data dalla co-presenza di Giovanni e Maria Maddalena che potrebbe ritrovarsi anche nel gesto di Pietro, un gesto in effetti ambiguo che da un lato può sembrare accarezzare il volto del Giovanni e dall’altro minacciare il collo di Maria Maddalena. Due figure non trattate qui nella loro verità storica ma elevate ad un pensiero dell’epoca, creando una figura androgina, vista nell’idea della stessa.
Cosa la porta a questa conclusione?
La figura androgina è molto frequente nelle opere di Leonardo, quasi un manifesto della sua produzione artistica. L’essere androgino, lo ritroviamo nei vangeli apocrifi, testi che ripercorrono la filosofia gnostica. Nello gnosticismo cristiano è interessante il ruolo che ha Sophia, vista come componente femminile di Dio, coincidente con lo Spirito Santo della Trinità. Sophia è sorella e sposa di Cristo, in quanto come Cristo viene da Dio, padre e madre, origine e generatore di due principi uno maschile, Cristo, e uno femminile, Sophia.
Quindi la questione è il perché di questa figura androgina?
Sì, la cosa più importante è il perché di questa figura androgina e penso che la risposta si debba trovare nella filosofia dell’epoca. Siamo alla nascita dell’umanesimo, un fenomeno di rielaborazione del pensiero di Aristotele, Platone e Plotino, i cui testi iniziano a diffondersi grazie a Nicolo Cusano, Pico della Mirandola e Marsilio Ficino, filosofi del tempo che cercarono di rielaborore la filosofia platonica per avvicinarla alla coscienza cristiana. Un ruolo fondamentale lo ricoprì la filosofia elaborata da Ficino, che con i suoi innumerevoli libri tra cui “Theologia platonica de immortalitate animarum”, partendo da Platone e Plotino, elabora una filosofia ficiana, la pi-philosophia, una “filosofia religiosa”, segno del verbo nella storia, che secondo Ficino trova il suo coronamento nella religione cristiana. È dalla filosofia platonica e neoplatonica che ritorna anche la figura di Anima Mundi. L’Anima Mundi, viene identificata come la terza persona della trinità cristiana (lo Spirito Santo).
Quindi, se ho capito bene, Leonardo, ha voluto tradurre il pensiero della filosofia del suo tempo?
Sì, esatto. Credo che la vera intenzione di Leonardo non fosse stata in realtà quella di dipingere Maria Maddalena nascondendola nelle vesti di Giovanni per divulgare la loro relazione da “sposi” ma quella di dipingere la Maddalena in qualità di Spirito Santo, nell’ottica del concetto gnostico di Trinità. Se riprendiamo altri versi dal Vangelo di Filippo riguardo la Trinità leggiamo: “Padre“ e “Figlio“ sono nomi semplici. “Spirito Santo“ è un nome doppio. Descrive lo Spirito Santo come “nome doppio", una dualità Maddalena-Giovanni. Un dualismo sempre ripetuto nel corso del vangelo: Luce e tenebre, vita e morte, destra e sinistra, sono tra loro fratelli. Non è possibile separarli. Un concetto di Spirito Santo e Trinità ripreso dalla filosofia ficiana, che tanto influenzò gli ambienti rinascimentali dell’epoca e che dopo il Rinascimento fu quasi abbandonata, tanto da non ristampare gli stessi libri per un lungo periodo. Leonardo per dipingere l’ultima cena non ripercorre le classiche rappresentazioni, indagando solo la tecnica e la composizione, ma rivoluziona l’idea stessa di ultima cena, la eleva al mondo delle idee di Platone, con lui misero strumento dell’azione che contempla la Trinità tanto da tremargli la mano durante l’esecuzione del volto del Cristo, come racconta Vasari. Leonardo “usa la trinità” per costruire tutta la scena, la materializza nelle finestre, la distribuisce nelle posizioni degli apostoli, la incarna nella geometria del corpo di Cristo e la ri-specchia nel vuoto triangolare relazione tra il Figlio e lo Spirito Santo.
L'intervista è stata realizzata da Francesco Barritta ed è stata pubblicata sulla rivista Ouroboros n.2 del 2019, su Informa.it e su Lactv
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