Parliamo oggi delle tecniche dell'acquerello e del guazzo. Entrambe usano come agglutinanti tutte sostanze solubili in acqua con l'aggiunta di gomma arabica (resina d'acacia) che salda il colore al supporto. La gomma arabica serve a non far cadere il colore sotto forma di polvere una volta asciugato.
I colori possono essere usati in stesure trasparenti o opache. Nell'acquerello si evidenzia una sottile strato di colore; il bianco e i colori chiari, sono dati per trasparenza del bianco del supporto.
Il guazzo invece fa uso di un colore più pastoso e le tonalità chiare si ottengono con il colore bianco.
In sostanza nel guazzo il colore, che ha delle mescolanze con il bianco, è vischioso come nell'olio, ma i colori una volta asciutti, hanno tonalità più chiare rispetto alla pittura ad olio.
L'acquerello invece usa colori liquidi o solidi ed è l'acqua che bagna il pennello a sciogliere i colori quanto basta. I colori inoltre devono essere stabili alla luce. Si usano molte le terre e le ocre, i cobalti, i cadmi e gli ossidi di ferro. Anche la scelta del supporto è molto importante: pergamena, avorio e carta sono quelli più usati. La carta deve essere di stracci di filo, no in fibra di cotone perché tende ad ingiallire e a smorzare i colori. La grana può essere sottile o meno, questo dipende da quello che si vuole realizzare. Però deve essere poco assorbente e senza untuosità; per togliere queste due caratteristiche negative si usa a volte fiele di bue o ammoniaca. La quantità di gomma arabica che si deve miscelare con i colori varia a seconda del colore: se è poca, il colore si polverizza una volta asciutto, se è troppa si rompe a scaglie. A volte oltre alla gomma arabica si possono aggiungere: miele, zucchero e glicerina che rendono i colori più solubili, invece si usa la destrina quando bisogna passare varie pennellare senza togliere la tinta sotto.
Non si può parlare né di acquerello né di guazzo fino agli inizi del Settecento, in quanto la parola non era stata ancora coniata. Si pensa che queste due tecniche discendano dalle miniature medievali.
I primi acquerelli moderni sono quelli di Durer che realizzò disegni a penna acquarellata con cui faceva studi di animali e piante.
Ma la sua affermazione si avrà a partire dal Settecento e Ottocento soprattutto in area inglese con Constable e Turner. Ma l'acquerello sarà usato anche nel Novecento: ricordiamo Paul Klee e per quanto riguarda il guazzo si arriva fino al nostro secolo con Carla Accardi che ne fece largo uso.
Il suo diffuso utilizzo in questi periodi si può spiegare con il fatto che è una tecnica che abbrevia di molto il processo di trascrizione dell'immagine ed è capace di tocchi luminosi.
Importante è non confondere un disegno a matita, a seppia, a sanguigna con un disegno colorato ad acquerello. Per l'acquerello il pittore usa realizzare una lieve traccia con la matita di piombo o di carbone, per disegnare le parti principali. Questa traccia rimane poi sfumata nell'opera finita.
Si dice che la tecnica dell'acquerello è per “diminuzione”: ogni colore che si aggiunge deve essere calcolato sul grado di oscurità che porta. La tonalità generale del dipinto dovrà essere chiara, altrimenti diventa intorbidito.
Federica Pagliarini