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La ''Medusa'' di Caravaggio


Chi non conosce la bellissima “Medusa” di Caravaggio conservata oggi agli Uffizi di Firenze? Nel 1598 sappiamo essere arrivata come dono al granduca di Toscana Ferdinando I de’ Medici da parte del cardinale Francesco Maria del Monte che aveva sotto la sua protezione il giovane Merisi. L’opera è documentata anche da un componimento scritto da Gaspare Murtola e da Giovan Battista Marino (per questo motivo la “Medusa” viene anche chiamata “Murtola”) e dal Baglione. Suo biografo, oltre che antagonista, scrisse “una testa di Medusa con capelli di vipere, assai spaventosa sopra una rotella rapportata, che dal Cardinale [Del Monte] fu mandata in dono a Ferdinando gran Duca di Toscana”.

Nella mitologia Medusa è una delle tre Gorgoni figlie delle divinità del mare Forco e Ceto. Avevano il potere di pietrificare chiunque con i loro occhi e solo Medusa non era immortale. Infatti sarà decapitata da Perseo durante uno scontro. Grazie all’utilizzo dello scudo riuscì a far specchiare Medusa nel riflesso e a farla pietrificare con il suo stesso sguardo. In questo modo riuscì ad ucciderla.

Lo studioso Maurizio Marini ha trovato una tavola in collezione privata milanese che considera la prima versione della “Medusa” di Caravaggio. La cosa interessante è la scritta “Michel A. f.” che interpreta come la firma del pittore e che è visibile nel sangue che sgorga dal collo dell’orrendo mostro. Sarebbe stata realizzata intorno al 1596, quindi prima di quella degli Uffizi e sarebbe la versione che vide Gaspare Murtola su cui scrisse il componimento poetico. Forse rimase a Roma perché nell’inventario del 1605, tra i beni di Caravaggio, si cita anche una “rotella”. C’è chi la ritiene l’originale e vede l’esemplare degli Uffizi come una copia, forse nemmeno del Merisi, ma di qualche suo seguace. In ogni caso questa ipotesi non è stata accertata e la “Medusa” di Firenze è considerata l’unica originale.

Anche Leonardo realizzò una Medusa, ce lo dice Vasari nelle sue “Vite”. Avrebbe portato nel suo studio una quantità di animali particolari, come ramarri, grilli, serpi, farfalle e locuste e alla fine arrivò a realizzare un “animalaccio molto orribile e spaventoso”. L’opera sarà poi acquistata dal duca di Milano e ad oggi risulta dispersa. Quasi sicuramente Caravaggio vide l’esempio di Leonardo e lo prese come spunto. Naturalmente però, si rifece anche ad altre opere e oggetti d’uso visti durante il suo soggiorno a Roma. Ma cosa in particolare? Sappiamo che quando il Del Monte chiese la realizzazione della “Medusa” era il 1588 e Caravaggio aveva accesso alla famosa “Tazza” alessandrina di sardonice, con la Gorgone intagliata sullo sfondo. In quel periodo si trovava a Palazzo Farnese di Roma. Questo vaso fu realizzato nel 120 a.C. nella forma di una “phiále” e serviva alle offerte che il re faceva ogni anno con l’acqua del Nilo quando iniziava la piena.


Ma dove si trovava la “Medusa” di Caravaggio quando venne donata a Ferninando I de’ Medici? Ancora non era negli Uffizi. Dopo una brevissima permanenza nel Guardaroba, Anton Maria Bianchi la spostò agli Uffizi, non nelle sale della collezione di pittura, bensì in quelle dell’Armeria Medicea. Perché la “Medusa” era raffigurata su uno scudo e come tale era stata trattata. L’Armeria Medicea era stata fondata nel 1588. Era costituita da tre sale che si affacciavano su un corridoio. Al suo interno erano conservate le armi più belle, sia antiche che moderne. La cosa interessante è che la “Medusa” non venne posta tra le armi di provenienza occidentale, ma tra quelle orientali, montata su una figura di guerriero. Qual è il motivo? Perché era vista sia per il soggetto iconografico che per le dimensioni, simile al “separ” persiano. Inoltre era una rotella processionale e non da combattimento. Infatti la sua struttura di sostegno, poteva essere impugnata con la mano sinistra o portata sulla spalla, ma non ancorata sull’avambraccio per combattere. Era quindi solo ad uso estetico. Non è una cosa strana che Cosimo I avesse aumentato il numero di esempi orientali nelle armerie medicee dato che aveva instaurato dei rapporti con il mondo islamico, sia a livello diplomatico che guerresco. Nel 1656 iniziò il progetto di unire le armerie di famiglia, sparse a Palazzo Vecchio, nella fabbrica degli Uffizi. Un secolo dopo, nel 1765, Pietro Leopoldo di Lorena divenne granduca e riordinò le raccolte. Riallestì le collezioni di antichità e si recuperarono ambienti che erano stati occupati solo dall’armeria che, in questo modo, venne ridotta di molto. In circa dieci anni furono vendute un gran numero di armi delle raccolte medicee. Soltanto una piccola parte si salvò da questa “razzia”. E fortunatamente c’era anche la “Medusa” di Caravaggio; altrimenti oggi chissà in quale luogo del mondo si troverebbe.


Interessante e utile ai fini delle ricerche, è stato il restauro condotto sull’opera. Si è giunti a conclusioni molto importanti che hanno fatto capire meglio il “modus operandi” di Caravaggio. Il pittore utilizzò uno scudo cinquecentesco e la sua parte concava era già stata dipinta da altri quando iniziò a realizzare la Medusa. Le misure dello scudo o “rotella” non sono così precise da formare un cerchio, al contrario è leggermente ellittica con due strati di lamelle di pioppo incrociate e curvate. La parte convessa è rivestita da una tela di lino, lavorata con una preparazione di gesso e colla su cui poi il Merisi ha dipinto ad olio. Sul bordo è visibile una decorazione a graffiti su foglio d’argento dorato con degli arabeschi. La parte concava è dipinta di nero, sempre con arabeschi sul bordo esterno.

Come detto all’inizio, è stato il cardinale Del Monte a chiedere la “Medusa” a Caravaggio per spedirla come dono a Ferdinando I de’ Medici. Era un modo per far conoscere l’abilità tecnica del Merisi oltre che un dono di amicizia del cardinale al granduca.


Le fonti storiche però non sanno dirci esattamente quando il cardinale donò lo scudo e quindi quando l’opera fu realizzata. Si è sempre detto che la “Medusa” è collocabile all’ultimo decennio del Cinquecento, anche se non tutti si trovano d’accordo. Alcuni parlano addirittura dell’inizio del Seicento, spostando di un bel po’ di anni la sua donazione. Pare però ormai appurato che nel settembre 1598 lo scudo di Caravaggio dovesse trovarsi già nell’Armeria Medicea. In quei mesi, tra l’altro, il Del Monte si trovava a Firenze. Il cardinale andò via da Roma il 13 aprile 1598 perché si trovava al seguito di Papa Clemente VII che partì da Roma per andare a Ferrara. Quindi se già ad aprile il cardinale Del Monte si trovava a Firenze, è molto probabile che l’abbia portata con sé per donarla al granduca. Quindi gli eventi dovrebbero essersi svolti in questo ordine. Caravaggio dipinse la “Medusa” entro il 1597 su committenza di Del Monte. Quest’ultimo lasciò Roma all’inizio di aprile unendosi al papa. Arrivò a Firenze a luglio e donò al granduca la rotella con la Medusa che poi comparve nell’inventario nel settembre 1598.

Ad ogni modo, la “Medusa” caravaggesca è uno dei capolavori del pittore lombardo e se non avete ancora avuto di vederla, andate il prima possibile, perché merita la contemplazione.

 

Per un ampio e dettagliato approfondimento vi consiglio la lettura di questo libro: "Caravaggio la Medusa. Lo splendore degli scudi da parata del Cinquecento" edito da Silvana Editoriale.


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