La “Natività con i Santi Lorenzo e Francesco” è una pala d’altare realizzata da Caravaggio a Palermo, nell’oratorio di San Lorenzo, nel 1609, quindi alla fine della sua intensa vita. Purtroppo questa splendida opera venne trafugata nel 1969 (precisamente nella notte tra il 17 e 18 ottobre) dalla mafia ed oggi, al suo posto, si trova una copia, molto fedele all’originale, realizzata dallo studio tecnologico Factum Arte di Madrid.
Chi la commissionò? Non abbiamo molti documenti che ci possano dare notizie precise, ma è quasi sicuro che sia stata la Compagnia di San Francesco d’Assisi, una congregazione che si trovava proprio nell’oratorio, fondata nel 1564. Forse l’intermediario per la commissione fu Giovanni Battista de’ Lazzari (per cui Caravaggio realizzò la bellissima “Resurrezione di Lazzaro” a Messina), originario di Genova. Questo particolare era molto rilevante dato che nell’oratorio di San Lorenzo c’era una forte presenza di mercanti genovesi.
Un’altra ipotesi però vede come probabile committente il genovese Giannettino Doria, che il 6 maggio 1609, era stato nominato arcivescovo di Palermo. Forse aveva avuto una grande influenza sull’oratorio e avrebbe spinto per la realizzazione della pala.
L’oratorio di san Lorenzo si trovava vicino alla basilica di San Francesco. Le pareti originariamente avevano affreschi con scene di vita di san Lorenzo e Francesco, oggi ci sono gli stucchi di Giacomo Serpotta.
Baglione e Susinno (due biografi di Caravaggio) ci dicono che il Merisi dipinse alcune opere durante il suo soggiorno siciliano, ma non danno delucidazioni ulteriori. Baglione però descrive molto bene la “Natività con i Santi Lorenzo e Francesco”, facendoci capire che l’opera era già molto conosciuta al tempo.
Cosa rappresenta? Maria è seduta a terra e tiene in braccio il bambino, nato da poco. Alla sua sinistra si trova san Giuseppe, che riconosciamo per gli attrezzi da falegname, rivolto di spalle a noi verso un pastore. Alle spalle di Maria e Giuseppe si trova san Francesco con il saio, raffigurato mentre prega. Alla sua sinistra c’è san Lorenzo, poggiato su una graticola, suo simbolo di martirio. Un bellissimo angelo si trova in alto ed ha in mano un cartiglio con la scritta «GLORIA IN ECCELSIS DEO». È molto simile all’angelo dipinto nella pala d’altare in san Luigi dei Francesi e nella pala del “Martirio di san Matteo” sempre nella stessa chiesa.
L’iconografia di questa pala che vede la presenza di san Lorenzo e san Francesco, si richiama certamente al luogo dove l’opera si trovava. Incarnava la grande spiritualità francescana della congregazione.
Dopo la realizzazione di quest’opera Caravaggio tornò a Napoli e qui sappiamo che si trovò coinvolto in un ennesimo litigio all’osteria del Cerriglio. Infatti il 24 ottobre venne emanato un avviso pubblico dove Caravaggio veniva considerato ferito e in alcuni casi addirittura morto. Sappiamo molto bene però che la morte avvenne sulle spiagge di Porto Ercole intorno al 18 luglio 1610.
Come abbiamo detto all’inizio, la pala è stata trafugata ormai molti anni fa e sembra dalla cronaca che non sia sopravvissuta (si dice sia stata rosicchiata dai topi e poi bruciata mentre era nelle mani della famiglia Pullarà). Noi critici d’arte e amatori del grande Caravaggio, speriamo che in realtà non sia così, ma sono ormai passati davvero molti anni e solo un miracolo potrebbe far saltare fuori la tela originale.
Un’altra opera, realizzata sempre durante il soggiorno siciliano, questa volta a Messina, è l’”Adorazione dei pastori”, conservata nel Museo Regionale della città. È stata dipinta sempre nel 1609, ma qualche tempo prima della “Natività” andata perduta. Anche in questo caso non abbiamo delle certezze assolute riguardo la commissione, ma Susinno ci dice che era stato il Senato della città ad affidare la realizzazione della pala al Merisi. Probabilmente c’è stato anche l’intervento dell’arcivescovo di Messina fra’ Bonaventura Secusio, che era anche membro dell’ordine dei cappuccini.
L’adorazione dei pastori viene descritta nel Vangelo di Luca. Dopo la nascita di Gesù, i pastori lasciarono allo scoperto i loro accampamenti e andarono a Betlemme per ammirare il bambino. Caravaggio rappresenta proprio questo momento. La Madonna con una veste rossa accesa e un manto blu si trova dentro una stalla molto umile. Di fronte a lei ci sono due pastori e san Giuseppe. Dietro il bue e l’asino. Lo sfondo è cupo. L’umiltà è quindi l’elemento essenziale di questo quadro che incarna così l’ideale dei cappuccini.
Sempre secondo Susinno, Caravaggio avrebbe realizzato altre opere a Messina per committenti privati. È documentato però solo un ciclo di opere sulla Passione di Cristo per Niccolò Di Giacomo. Il pittore avrebbe portato a termine un “Cristo portacroce” che fino ad ora non è stato però identificato.