È tornato nuovamente visibile, dopo più di vent’anni, il quadro di Bartolomeo Manfredi, “I giocatori di carte” che, la notte tra il 26 e il 27 maggio 1993, era stato distrutto da una bomba esplosa in via dei Georgofili a Firenze. L’attentato, operato dalla mafia, tolse la vita a cinque persone e rovinò un gran numero di opere d’arte conservate agli Uffizi. “I giocatori di carte” di Manfredi si trovava proprio di fronte la finestra dove esplose la bomba. I vetri si frantumarono e distrussero quasi completamente il dipinto. La tela venne coperta interamente di carta velina e posta nei depositi degli Uffizi, dove si credeva sarebbe rimasta per sempre, a causa dei danni che sembrano irreparabili.
Alcune delle opere che, insieme a Manfredi, erano state vittima di questo orribile attentato (si parla di 173 dipinti e 56 sculture), sono state restaurate nel corso degli anni, perché subirono danni meno importanti. Per Manfredi invece, sembrava non esserci speranza. Fortunatamente, grazie alla volontà della restauratrice Daniela Lippi e a una campagna di crowdfunding (voluta da Gallerie degli Uffizi, Corriere Fiorentino e Ubi banca, iniziata la scorsa estate) si è riusciti a raccogliere ben 26 mila euro, e a riportare alla luce parte del dipinto del pittore caravaggesco. Tante sono le lacune che il quadro presenta e che non potrà più colmare, ma proprio questa ferita permetterà di mantenere viva la memoria di un evento orribile che non è riuscito a sconfiggere la cultura e l’amore per l’arte.
La tela di Manfredi è stata svelata nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio (conosciuto per i famosi affreschi del Vasari e per i precedenti di Leonardo e Michelangelo). Fino al 2 giungo lo si potrà ammirare agli Uffizi, nell’Auditorium Vasari e poi sarà riposizionato nel luogo dove si trovava la notte dell’attentato. Accanto al quadro restaurato ci sarà una copia ad altissima risoluzione della tela prima della sua distruzione e un grafico che spiegherà il riposizionamento delle parti recuperate.
La tela dei “Giocatori di carte” è stata realizzata a Roma, quando il Manfredi aveva all’incirca vent’anni. Il soggetto è di quelli cosiddetti di “genere”, vicinissimo al quadro di Caravaggio (che ora si trova in Texas). Erano quadri dipinti per essere posti in ambienti privati e per dilettare il committente. È quello che fece Caravaggio con la sua versione dei “Bari”, dipinta per il cardinale Del Monte, quando anche lui si trovava a Roma. Manfredi fu allievo del Pomarancio e fa parte della corrente dei pittori caravaggisti, coloro che operarono nella città nello stesso momento in cui c’era anche Caravaggio. Impressionati dal suo operato, decisero di prenderlo come modello. Manfredi in particolare ricreava le scene di genere, dipingendo personaggi come soldati, giocatori e musici.