Il “Bacco” di Michelangelo Buonarroti è una delle poche sculture dell’artista di soggetto profano. È datata al 1496-1497 ed è conservata nel Museo del Bargello di Firenze. Michelangelo la realizzò durante il suo primo soggiorno romano per il cardinale Raffaele Riario. Quest’ultimo era stato “vittima” di una grande truffa a causa di un’altra scultura del giovane artista (anche se lui ne era ignaro). Si tratta della statua del “Cupido dormiente”, realizzata su commissione di Lorenzo di Pierfrancesco de’Medici poco tempo prima della realizzazione del “Bacco”. Probabilmente fu lo stesso Medici a decidere di sotterrare la scultura per far credere che si trattasse di un reperto antico e venderla poi a prezzo maggiorato. La statua fu comprata per trenta ducati dal mercante d’arte Baldassare Del Milanese, che poi la vendette al cardinale Riario alla somma davvero alta di duecento ducati, spacciandola per un originale antico. Dopo pochissimo tempo però la verità venne a galla. Infatti giravano voci che l’opera fosse in realtà stata scolpita dal giovane Michelangelo Buonarroti. Il cardinale Riario mandò Jacopo Galli per accertarsi della veridicità dei fatti e nonostante la rabbia per essere stato ingannato, decise di chiamare Michelangelo a Roma per conoscere l’artista che era riuscito a scolpire un’opera pari alle sculture dell’antichità classica. La storia, che una parte della critica crede sia fortemente romanzata, è stata raccontata dettagliatamente dal Condivi, il biografo di Michelangelo.
La genesi dell’opera è ampiamente documentata. Sappiamo che Michelangelo venne pagato 150 ducati per il lavoro della statua e 10 ducati per il marmo. Questo significa che la sua qualità era ancora bassa. Successivamente sarà lui stesso a recarsi personalmente nelle cave di Carrara per scegliere il marmo migliore, senza venatura e nodi. Ad ogni modo è un’opera sublime che manifesta già il grande valore di Michelangelo.
La posa del “Bacco” è insolita, soprattutto se riferita alla classicità (dato che la scultura doveva rifarsi ai modelli antichi). Il Dio del vino è ebbro, lo si intuisce dalla posa “scomposta” che, in termini tecnici, si definisce “chiastica” (dalla lettera greca χ). Una gamba è piegata e il braccio opposto è disteso (e viceversa). Con la mano destra tiene una coppa, probabilmente piena di vino, da cui si abbevera compiaciuto. Nella mano sinistra tiene la pelle di un animale (di cui ancora oggi si dibatte per identificare se sia di tigre o di leopardo) e il capo è cinto da edera e pampini d’uva: i suoi attributi. Molto guizzante il piccolo satiro che si trova alla sua sinistra. Si sta cibando dell’uva ruotando vistosamente il busto. La posa che prima abbiamo definito “chiastica” è servita a Michelangelo proprio rendere l’effetto “barcollante” di un ubriaco. Il Dio Bacco ha infatti una posa incerta e gli occhi persi nel vuoto. Dettaglio da non dimenticare: Michelangelo realizzò il Bacco più grande del normale. Interessante sottolineare che l’avambraccio destro che tiene la coppa è stata un’aggiunta posteriore al 1553. Lo capiamo da un disegno dell’incisore olandese Marten van Heemskerck, eseguito tra il 1532 e il 1535, che rappresenta una parte della collezione Galli. Qui il “Bacco” non ha l’avambraccio destro, segno tangibile che si tratta di un aggiunta successiva. Anche un disegno del 1550 mostra la stessa mancanza. Il Condivi però menziona la coppa tenuta dal Dio del vino con la mano destra, quindi deve essere stata aggiunta, forse dallo stesso Michelangelo, dopo il 1553. Probabilmente il Buonarroti scolpì il “Bacco” senza un braccio per far credere che si trattasse di una statua antica? Non lo sapremo mai con certezza.
Altra questione importante riguarda la committenza e il passaggio di proprietà dell’opera. Il “Bacco” è stato commissionato dal cardinale Raffaele Riario ma sappiamo che passò in mano della famiglia Galli più o meno dal 1506. C’è addirittura chi pensa che il committente sia stato proprio Jacopo Galli e non il Riario. In ogni caso il Condivi critica duramente la mancanza di occhio e giudizio artistico del Riario e da questa affermazione si ipotizzò che quest’ultimo avesse rifiutato l’opera. Altri critici ritengono invece che il “Bacco” fosse stato donato dal Riario al Galli.
Ma quali sono i modelli antichi ripresi da Michelangelo? Non sembra ce ne siano di certi. Molto probabilmente il Buonarroti conosceva i rilievi funerari con scene bacchiche e le statue dissotterrate in quel periodo a Roma raffiguranti proprio Bacco.
Per concludere è noto che il “Bacco” michelangiolesco passò nel 1572 alla famiglia Medici a Firenze, per poi raggiungere il Bargello nel 1871, dove si trova ancora oggi.