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La ''Madonna Litta'' di Leonardo: opera autografa o realizzata a più mani con l'


La “Madonna Litta” è uno dei capolavori di Leonardo da Vinci, conservato all’Ermitage di San Pietroburgo. L’assoluta paternità leonardesca è purtroppo ancora oggi in dubbio. Ritengo però sia impossibile trovare una risposta certa. Leonardo lavorava spesso con i suoi allievi e gran parte delle opere sono frutto del lavoro di bottega. Ognuno degli allievi si cimentava nella realizzazione di un particolare, che poteva andare dal disegno preparatorio, alla miscela dei colori o alla finitura di una tavola. In ogni caso la bellezza della “Madonna Litta” non pone dubbio sulla sua provenienza leonardesca, anche se con aiuti di bottega. La Madonna è di una dolcezza disarmante, dipinta mentre china il capo verso il Bambino, che sta mangiando dal suo seno. Gesù ha i capelli ricci e biondi (capelli che Leonardo realizzò uguali in Ginevra de’ Benci, nell’angelo del “Battesimo di Cristo” del Verrocchio e nella “Vergine delle rocce”). Il corpo è pingue, tipico di tutti i bambini molto piccoli. Lo sfondo è inconfondibile: vediamo due finestre arcate, una alla destra e l’altra alla sinistra della Vergine. Al di là un tipico paesaggio leonardesco, dove le montagne si fondono con il cielo, in cui è evidente lo studio della tecnica dello “sfumato” e le analisi geologiche e scientifiche care al Leonardo. La tavola è dipinta a tempera ed è stata trasportata su tela nel 1865.



L’iconografia scelta dal maestro vinciano è quella della “Madonna lactans” (ossia la Madonna che allatta), molto diffusa nel XIV secolo. Leonardo però la rende estremamente umana. Mai prima d’ora si era vista la Vergine guardare con uno sguardo così tenero e amorevole il Bambino. Una scena che potremmo definire “quotidiana”, un momento di intimità tra madre e figlio.

Leonardo studiò molto il soggetto iconografico, realizzando alcuni disegni preparatori. Primo tra tutti un disegno conservato al Louvre con matita d’argento e biacca, raffigurante lo studio della testa della Madonna. L’artista fece quasi sicuramente uno studio dal vero e si può percepire il percorso di trasformazione dell’immagine.

Ma la tavola come giunse all’Ermitage di San Pietroburgo? Grazie alla vendita effettuata dal duca Antonio Litta (da qui il nome) nel 1865 allo zar Alessandro II di Russia che la comprò ad una cifra di oltre 2 milioni degli attuali euro. Oltre al capolavoro di Leonardo, il duca vendette la “Leggenda di Mida” di Correggio, “Venere e Amore” di Parmigianino e la “Madonna” di Sasso Ferrato. La famiglia Litta la acquistò a sua volta dagli eredi degli Sforza.

Furono tanti i critici che accettarono la paternità leonardesca, come Gukovskij e Liphart. Chastel invece ritenne che la “Madonna Litta” fosse di mano di Leonardo, ma terminata da un allievo. Il problema, come detto all’inizio, è molto complesso, soprattutto perché tante furono le repliche di allievi e seguaci del maestro vinciano. La “Madonna Litta” venne copiata tantissimo, soprattutto in area lombarda ed è davvero difficile capire le differenze di mano. Stando così le cose, è molto strano che l’opera non fosse di Leonardo. I copisti avevano una grande ammirazione per il maestro e mai avrebbero preso come modello un’opera la cui autenticità era in dubbio.


In ogni caso la tavola sarebbe stata dipinta quando Leonardo era a Milano, intorno al 1482, anche se un’altra fetta della critica propende per una realizzazione nella fase fiorentina, quindi nel 1482-83 doveva essere già finita. La tavola rimase poi a Venezia e non è cosa strana visto che Leonardo era solito portarsi dietro le opere iniziate o terminate (come fece con la “Gioconda” e il “San Giovanni Battista” ad esempio). L’opera verrà vista nel 1543 in casa di Contarini da Marcantonio Michel (anche se ci sono dubbi che l'opera sia proprio la "Madonna Litta"). Ed è proprio in area veneta che abbiamo la prima incisione basata sulla “Madonna Litta” e che ancora oggi è esposta a Verona nel Museo di Castelvecchio.

Nel 2001 la “Madonna Litta” è stata sottoposta ad indagini radiografiche. Sono stati eseguiti i raggi X che hanno evidenziato il lavoro di una sola mano. Lo stato di conservazione e buono e sono emerse tracce di ridipinture e ritocchi più tardi sul paesaggio, sulla finestra a destra e sul manto della Vergine.

Interessante la tesi dello studioso Brown (1990), secondo cui Leonardo avrebbe realizzato l’idea della “Madonna Litta”, creando disegni preparatori che, purtroppo, non sono tutti rimasti. La tela vera e propria sarebbe poi stata dipinta dal suo allievo Marco d’Oggiono. Non tutti però sono d’accordo con questa tesi. Lo stile del d’Oggiono infatti è stato definito “particolarmente rivoltante” (Clark, “Leonardo da Vinci. An account of his development as an artist”, Cambridge, 1939) in particolare per il modo di realizzare i volti, con bocca larga e appiattita, occhi gonfi e naso dritto. Non sono quindi elementi iconografici che si possono trovare nella “Madonna Litta”. È possibile fare un confronto con un’opera sicura di Marco d’Oggiono che si trova al Louvre, la “Madonna con Bambino” che, tra l’altro, ritrae proprio lo stesso soggetto della vergine che allatta (anche se qui il bambino guarda lo spettatore senza mangiare.). È ben evidente la distanza che c’è con la “Madonna Litta” dell’Ermitage. Non c’è più spiritualità e anche la composizione è molto diversa.

Probabilmente non sapremo mai chi è stato l’autore dell’opera che, molto probabilmente, è semplicemente frutto di più mani (Leonardo in primis e alcuni dei suoi allievi).

Concludiamo dicendo che la “Madonna Litta” venne tolta dall’Ermitage durante la Seconda Guerra Mondiale per essere portata a Sverdlovsk. L’otto novembre 1945 venne riportata al Museo e ancora oggi può essere ammirata. Inoltre tornerà in Italia dopo tanti anni: dall’8 novembre verrà portata a Milano, nel Museo Poldo Pezzoli e sarà possibile vederla fino a febbraio 2020.

 

Per approfondire l'argomento consigliamo i seguenti testi:

-"Leonardo. La Madonna Litta dell'Ermitage di S.Pietroburgo" a cura di Carlo Strinati, De Luca Editori d'Arte, 2003

-"Leonardo da Vinci. Tutti i dipinti e disegni", di Frank Zöllner, Taschen, 2016

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