Di Silvia Urtone
Nel Lazio, non lontano dalla ben più famosa Civita di Bagnoregio, conosciuta come la “città che muore”, si trova un altro grazioso luogo, accomunato al primo da vicende simili e da un triste destino.
Si tratta dell’antica Celleno, il “Castello”, che domina dall’alto il nuovo centro sorto a 1.5 km di distanza.
È un borgo bellissimo. È il “borgo fantasma”.
Luogo tutelato dal FAI, si trova in provincia di Viterbo, tra il Lago di Bolsena e il Lago di Aviano, tra due torrenti che sfociano nel Tevere, e sorge su uno sperone di tufo a ben 341 m sopra il livello del mare. La regione in cui si trova è quella della Teverina, caratterizzata da strati sedimentari rocciosi su cui poggiano terreni ricoperti di materiale vulcanico: l’acqua ha permesso l’affioramento di formazioni di questo tipo e va da sé che, fin dall’età preromana, siano sorti numerosi insediamenti in queste zone!
Il nome “Celleno” potrebbe derivare da “cella”, grotta o insieme di campi coltivati sottoposti al controllo di un monastero, ma quel che è certo è che il termine “Castello di Celleno” sia riservato alla parte urbana entro le mura, quella parte che si trova sullo sperone di tufo e che è stata abbandonata a partire dal 1951.
Dionigi di Alicarnasso vuole Celleno fondata da Italo, discendente di Enotro, in memoria della figlia Cilenia, ben prima della famosa guerra di Troia e della fondazione di Roma, ma le prime notizie risalgono agli insediamenti del XIII sec.; con molta probabilità la zona fu abitata già a partire dal Neolitico, come dimostrato da rinvenimenti di armi di quel periodo, nel VII sec. a.C. altre testimonianze mostrano il centro abitato, presso gli Etruschi era un’importante via di comunicazione tra Orvieto e Ferento, trovandosi sull’asse che collegava i due centri…e alla fine anche Roma cominciò a mostrare interesse per il luogo.
E così, come altre città etrusche, Celleno antica, dopo sanguinose battaglie, venne conquistata nel 264 a.C., saccheggiata ma risparmiata per essere usata come base per future conquiste!
I nuovi dominatori ampliarono la rete di vie intorno alla città che divenne ben presto fondamentale per i traffici che, attraverso il Tevere, arrivavano a Roma o a nord, e continuò a esserlo fino a quando l’Impero Romano non cadde sotto le invasioni barbariche di Goti e Longobardi: questi saccheggiarono il Castello di Celleno, nel 774 d. C. Carlo Magno sconfisse i Longobardi e lo consegnò alla giurisdizione della Chiesa…ma la pace era lontana e venne preso di mira nelle lotte tra Guelfi e Ghibellini durante la contesa che vide opposte Orvieto e Viterbo.
La pace agognata arrivò con l’acquisizione del feudo da parte del cardinale Orsini e la protezione della Chiesa, nel 1026 la città passo alla famiglia di Bagnoregio, poi nel 1500 nuovamente agli Orsini mentre alla fine tornò allo Stato Pontificio, perse la sua importanza strategica e iniziò il suo periodo di declino.
La pace era arrivata ma il destino del “borgo fantasma” era segnato: la conformazione geologica dello sperone su cui sorgeva era vittima di una lenta ma inesorabile e costante erosione con conseguente cedimento delle pendici della Celleno antica.
Inoltre nel XX sec. si susseguirono molti terremoti, nel 1951 il Consiglio Comunale decretò il trasferimento della popolazione in un nuovo insediamento al 1.5 km dal vecchio, e nel 1955 ci furono ben 55 scosse di terremoto, cosa che segnò la fine del Castello di Celleno.
La popolazione si spostò nella “nuova Celleno”, in località Le Poggette, e il borgo antico abbandonato restò a guardare dall’alto, continuando a deteriorarsi col passare dei decenni.
Oggi è disabitato, composto da piccole case di tufo rosso e senza intonaco, molte diroccate e lasciate a se stesse dopo i numerosi terremoti. L’assenza di manutenzione ha risparmiato solo la parte più pregevole dell’abitato, quella attorno alla Piazza del Comune: ci sono il Castello degli Orsini, la Chiesa di San Carlo e la Chiesa di San Donato.
Dei restauri sono ora finalmente in atto ma il Castello è chiuso, rimane lo splendido ponte che, attraversando un arco, porta nella piazzetta davanti all’ingresso, dentro la chiesetta di San Donato del XIII sec. si conserva un bellissimo crocifisso ligneo del 1600, il convento di San Giovanni Battista conserva la pace e la serenità adatta a intensi attimi di meditazione e la Chiesa di San Carlo del XVII sec. si staglia nella piazza del centro storico.
Il “Castello di Celleno”, così come la “città che muore”, è un posto meraviglioso, da visitare in tutta calma, godendosi la vista dall’alto e guardando il tutto con gli occhi di chi ci abitò fino al 1955.
Il “borgo fantasma” non deve diventare un invisibile fantasma, deve continuare ad essere ricordato e, finché lo sperone di tufo resisterà, continuerà ad essere visitabile e a contemplare dall’alto, come un’amorevole madre, la nuova Celleno.
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