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Emozione Arte

La ''Belle Ferronnière'' di Leonardo

Di Federica Pagliarini

La “Belle Ferronnière” è un piccolo quadro conservato al Louvre di Parigi e attribuito a Leonardo da Vinci. È il ritratto di una donna a mezzo busto dallo sguardo enigmatico e magnetico. Indossa un vestito di moda all’epoca, con scollatura quadrata e maniche estraibili, in modo da poter essere cambiate. Al collo ha una bellissima collana e sulla fronte è visibile un gioiello con una pietra al centro, chiamato “ferronnière”, da cui prende il titolo il quadro (il nome si riferisce a Madame Ferrone, moglie di Francesco I di Francia).

Chi è la donna ritratta? Per molto tempo si è pensato a Cecilia Gallerani (amante di Ludovico il Moro), di cui esiste un altro ritratto sempre di Leonardo (la famosa “Dama con l’ermellino”). Questo ritratto però è stato forse dipinto anni dopo, dato che la donna appare un poco più matura. Da anni si è propensi a identificare la donna con Lucrezia Crivelli. È lo studioso Carlo Amoretti ad averlo affermato per primo. Lucrezia Crivelli era, come Cecilia Gallerani, un amante di Ludovico il Moro, dama di compagnia della moglie del duca, almeno fin dal 1497. La data del quadro è quindi ascrivibile tra il 1495 e il 1497.


Leonardo da Vinci, "Belle Ferronnière", 1495-97, Louvre, Parigi



Fino a qualche tempo fa non erano tanti i critici che si trovavano d’accordo con l’attribuzione a Leonardo. Ad oggi sembra invece essere stata accettata pressocché all’unanimità. Purtroppo è molto difficile stabilire quali dipinti siano solamente di mano di Leonardo. Il maestro infatti era solito lavorare in bottega e delegare agli allievi alcuni particolari, se non parti del dipinto, ed è per questo molto difficile dare dei giudizi assoluti sull’autografia.

Ma dove compare per la prima volta la “Belle Ferronnière”? Nel Trésor del merveilles de Fointanebleau di Pierre Dan nel 1642. Si parla di un dipinto di Leonardo raffigurante “une Duchesse de Mantoue” e doveva far parte delle raccolte reali di Francia di Luigi XII o di Francesco I. In questo periodo non c’erano quindi dubbi che si trattasse di un’opera del da Vinci. È dal 1894 che si passò alla dicitura “di scuola milanese del secolo XV” (Frizzoni). Tra Ottocento e Novecento si susseguirono i dibattiti sull’attribuzione. C’era chi parlava di Boltraffio e chi di Leonardo. Quindi si arrivò a pensare che il ritratto sia stato iniziato da Leonardo, ma poi terminato e rifinito dal Boltraffio. C’è chi parlò anche del Melzi e del de’Predis. Insomma non c’era unanimità e ancora oggi esistono alcune riserve.

Dopo le analisi di laboratorio eseguite negli anni Cinquanta del Novecento al Louvre, si è scoperto che la tavola è di noce, che è lo stesso supporto della “Dama con l’ermellino” e di altre pale del Boltraffio (come la pala Casio del Louvre).



Antonio Giovanni Boltraffio, "Pala Casio", 1500, Louvre, Parigi

Dal punto di vista compositivo la posizione della testa è simile a quella della Ginevra de’ Benci e al Ritratto di musico, dove è presente un parapetto da cui si “affacciano” le figure.

La cosa interessante da notare è che la “Belle Ferronnière” poteva essere il quadro citato nel diario di viaggio di Antonio de’ Beatis, segretario del cardinale Luigi d’Aragona, in visita al castello di Amboise quando Leonardo si trovava alla corte di Francesco I. Il de’Beatis parla di un dipinto in questi termini: “[…] di una certa signora di Lombardia di naturale, assai bella, ma al mio giudizio non tanto bella come la signora di Gualanda […]”. Potrebbe trattarsi della “Belle Ferronnière” visto che si trovava a Fointanbleau.


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