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La Street Art in 10 punti

Di Federica Pagliarini


La street art è una delle pratiche artistiche più diffuse al mondo. Murales, stencil, graffiti si trovano in ogni angolo del globo. Nella maggior parte dei casi gli autori rimangono nell'anonimato e questo accresce ancora di più il mistero che si cela intorno alla loro figura. Il carattere "aperto" della street art la rende accessibile a tutti e questo è una delle sue peculiarità principali e oserei dire anche la più importante.

Andiamo allora alla scoperta della street art. Siete pronti?




1) la pratica di dipingere i muri è antichissima. Le prime pitture murali risalgono alla preistoria, al 25.000-20.000 a.C. Si trovano in Africa (le grotte di Laas Gaal in Somalia per esempio), in Sud America e anche in Asia. Già gli uomini primitivi sentivano la necessità di lasciare la loro traccia. In Patagonia ci sono esempi di pitture murali che raffigurano delle mani. Come sono state realizzate? Spruzzando del colore direttamente sulla parte interessata. Potrebbe essere vista come una sorta di "firma".

2) il muralismo come lo conosciamo oggi è però nato nel primo Novecento, in particolare in America Latina e poi in Europa verso gli anni Trenta del Novecento. In Messico i murales avevano l'intento di porre il popolo al centro di tutto, questo dovuto in parte alla dittatura del generale Porfirio Dìaz che nel 1910 venne fortunatamente scongiurata. Da qui l'idea di un'arte pubblica, alla portata di tutti che mettesse in risalto le tradizioni e le volontà del popolo. I più importanti muralisti messicani sono stati Diego Rivera, José Clemente Orozco e David Alfaro Siqueiros.

3) Il muralismo in Europa ebbe all'inizio un intento diverso, più decorativo che didascalico. In Francia la pittura murale era legata alle esposizioni, come l'Esposizione Internazionale del 1937, dedicata alle arti nella vita moderna. In Germania ebbe addirittura un corso specifico alla Bauhaus, anche se poi andò quasi scomparendo con l'avvento del Nazismo che preferiva la scultura monumentale. In Italia abbiamo avuto invece l'impulso maggiore. Inizialmente, come in Francia, le pitture murali, di grandi dimensioni, interessavano soltanto le esposizioni, come la V Triennale di Milano nel 1933. Gli artisti che se ne occuparono maggiormente sono stai Mino Maccari, Giuseppe Terragni e Corrado Cagli. Ma solo con Mario Sironi si raggiunsero livelli di pittura murale propriamente detta. Unì all'affresco anche il mosaico e il bassorilievo. Si giunse all'intento didascalico, pedagogico e formativo. Tutto questo sotto il periodo fascista.

4) un'altra forma di street art è quella delle scritte murali, la maggior parte delle volte volgari, contro la politica e provocatorie. Questo accade soprattutto negli anni della Controcultura in Europa. In Francia, durante le proteste degli studenti, si assistette ad un aumento di scritte sui muri di Parigi, oppure a slogan politici che univano figurazione a scrittura.

5) un movimento correlato alla street art è certamente il "writing". La pratica di inserire "tags", ossia la firma, è nata nel South Bronx a New York. Il "writing" è considerato un'azione illegale, un atto vandalico perché inizialmente le scritte venivano realizzare, abusivamente, sui vagoni dei treni o sui muri, andando così ad imbrattare il suolo pubblico. Le "tags" non sono altro che gli pseudonimi di chi li realizza. All'inizio usavano dei pennarelli, generalmente dalla punta rossa o nera, poi sostituiti dalle bombolette spray.

6) si parla invece di "graffiti" o anche detti "aerosol art" quando alle solo lettere si aggiungono iconografie più complesse, quasi arabescate. Successivamente chi praticava graffiti o writing, sentì l'esigenza di portare la loro pratica anche all'interno dell'arte, quindi scardinarla dal vandalismo. Nel 1972 nacque l' "United Graffiti Artists", un gruppo di writers coordinati dal sociologo Hugo Martinez. Poco dopo si tenne la prima mostra del gruppo. La loro arte non veniva più vista come atto vandalico. Era un vero e proprio traguardo.

7) lo "stencil" è un altro modo di fare street art, utilizzato tantissimo da Banksy, il più famoso street artist di tutti i tempi. Il suo utilizzo prevede la serialità. Uno stencil può essere usato più e più volte, rimanendo così legato all'idea di un'arte moltiplicata. Il suo uso è molto diffuso soprattutto perché rapido. Ponendo la mascherina ritagliata sul muro si spruzza il colore con la bomboletta e il gioco è fatto! Altre volte però lo stencil è usato per realizzare opere di grande formato. Più stencil, uniti insieme, creano l'opera completa. Questa tecnica si ricollega alle mani impresse sul muro dai primitivi che abbiamo visto all'inizio di questo articolo, al primo punto. La sua nascita è quindi molto antica. In realtà possiamo parlare anche dei cartoni preparatori usati nel Rinascimento come dei precursori degli stencil.

8) anche gli stickers sono un altro mezzo di cui fa uso la street art. Se prestiamo attenzione ai muri o ai pali dei cartelloni, possiamo notare che sono decorati da una grande quantità di stickers. Lo si può realizzare a mano su carta adesiva, oppure far produrre in serie su siti specializzati. L'intento è semplice: farsi conoscere da più persone possibili. Lo sticker infatti può essere attaccato ovunque e può di conseguenza essere visto da una marea di persone. In questo modo si può diffondere più velocemente un messaggio grazie ad un tipo di comunicazione ludico-creativa. I più famosi sono gli stickers di Shepard Fairey con la famosa scritta "Obey, su cui era stato unito anche il volto di André, un wrestler di origini francesi. La campagna si intitolava "André the Giant has a Posse".


Blu a Roma


Esempio di writing


9) i posters sono un'altra pratica molto usata. Anche questa è di facile riproduzione perché può essere realizzata in serie (ma possono esserci anche esemplari unici di grandi dimensioni). I loro intenti sono propriamente politici, si scagliano contro una particolare classe dirigenziale o contro eventi che ritengono inadatti alla società in cui si vive. Sono molto spesso provocatori.

10) la pratica però più famosa tra tutte è certamente il murales. Questi occupano intere facciate di palazzi, muri di ferrovie o di luoghi abbandonati. A volte vengono realizzati su "commissione" per abbellire un quartiere o per fiere d'arte. L'elemento che colpisce subito dei murales è la loro grandiosità e le vertiginose dimensioni. Molto spesso le tecniche e gli step usati sono simili all'arte murale del passato. Si lavora prima su un disegno preparatorio, uno schizzo, per arrivare poi alla quadrettatura o ai cartoni che saranno usati per riportare il tutto su muro. C'è anche chi fa uso di software grafici e chi invece proietta gli schizzi sul muro per ricalcarli. Chi realizza i murales utilizza degli pseudonimi e spesso non vuole essere riconosciuto, lavorando con il volto coperto. Se all'inizio la pratica dei murales era vista come un atto di vandalismo, adesso è invece valutata in modo molto positivo come un vero e proprio abbellimento sociale. Ormai i murales sono messi allo stesso livello dell'arte murale del passato. Sono delle vere e proprie opere d'arte e per questo vanno anche preservate. Su questo punto c'è proprio un grande dibattito. Non tutti sono d'accordo. La street art è nata per strada, è per tutti, senza distinzioni sociali e di sesso. Non esistono effettivamente delle regole e chiunque può coprire un murales disegnarci sopra un qualcosa di nuovo, In più si è molto parlato di portare la street nei musei. Banksy non è assolutamente d'accordo, soprattutto a seguito delle ultime mostre che sono state realizzate sulle sue opere. Voi cosa ne pensate?




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