Zaria Forman è un’artista contemporanea interessata al problema dei cambiamenti climatici del nostro pianeta. Forse mi sono occupata troppo poco nel blog di artisti contemporanei, ma su di lei non si possono che spendere delle meritate parole. Nata nel Massachusetts, in Soth Natick, oggi Zaria lavora e vive a Brooklyn, a New York.
I suoi lavori sono nati in seguito ai numerosi viaggi fatti fin dall’infanzia. La madre era una fotografa e portava con sé la famiglia in posti remoti, dove poteva immortalare i paesaggi e la natura più bella. L’artista è contenta di aver accompagnato la madre in queste meravigliose esperienze, perché è proprio da esse che sono nate le sue prime opere d’arte. I viaggi in Artico sono stati quelli che maggiormente l’hanno colpita. Lo scioglimento dei ghiacciai e il conseguente innalzamento del livello del mare, hanno portato Zaria a riflettere su questo grandissimo problema, che diventerà sempre più importante negli anni futuri. Ha viaggiato non solo nel Nord, ma ha raggiunto posti come le Maldive, anche loro in grave pericolo. L’artista scatta migliaia di foto come documento di quello che vede; riflette e ragiona su quello che la circonda. Una volta tornata a casa, nel suo studio, inizia a dipingere. Il suo è quindi un modo di lavorare riflessivo, non istintivo. Ha bisogno di tempo per immagazzinare quello che ha visto. I suoi lavori si basano sulle fotografie scattate e sull’esperienza visiva. Molto interessante il suo modo di dipingere. Non usa pennelli, ma le dita. Lavora con il pastello morbido, asciutto come il carbone. Basta guardare alcuni lavori per rimanere colpiti dalla sua bravura. I dipinti sono grandi anche più di 3 m e sembrano delle fotografie su larga scala. Zaria riesce a rendere il pastello un qualcosa di vero e palpabile. Per completare un dipinto impiega circa 200-250 ore. È molto meticolosa in quello che fa. Tantissime sono le rappresentazioni dei ghiacciai e del loro distaccamento. Preferisce dipingere il momento distruttore della natura, perché ritiene sia quello di maggiore impatto. Una ricerca ha infatti attestato che risultano di maggiore forza comunicativa le immagini dipinte o una foto, rispetto alle statistiche, molto spesso sterili e che finiscono lì dove sono iniziate. Le persone rimangono quindi fortemente colpite dall’arte e per questo che i suoi lavori diventano una vera e propria denuncia. Non è solo diletto, è un impegno sociale, con cui l’artista spera di smuovere le coscienze, non solo della gente comune, ma anche e soprattutto delle alte cariche politiche. Si deve fare qualcosa prima che sia troppo tardi.
Nel 2012 ha iniziato la sua prima spedizione sulla costa nord-ovest della Groenlandia, coinvolgendo un gruppo di artisti e studiosi. Era un viaggio che avrebbe dovuto condurre con la madre. A causa però della malattia che la colpì non poté partire e sarà Zaria a terminare la spedizione. È stato qui che ha sentito per la prima volta la potenza e allo stesso tempo la fragilità degli iceberg. Si è sentita quasi in soggezione per la loro maestosità. Fu così che allargò le dimensioni delle sue opere, estendendole per riuscire a riecheggiare le sensazioni che la natura artica le aveva lasciato. Subito dopo raggiunse le Maldive, le isole più pianeggianti e basse del mondo e le prime che verranno sommerse dall’innalzamento delle acque. Anche qui scattò numerose fotografie e una volta tornata nel suo studio decise di rappresentare il mare e le onde che si infrangono sulla terra, quella che sarà sommersa dalla loro furia distruttrice.
Tutti i suoi lavori si concentrano sulla bellezza di qualcosa che stiamo per perdere. Sta a noi prenderle e farne tesoro per aiutare il pianeta, che sicuramente ringrazierà.
Ha viaggiato anche in Israele nel 2009, in particolare a Tel-Aviv. Qui rimase affascinata dalle acque limpide del Mar Mediterraneo, su cui si rifletteva la spiaggia dorata. Anche in questo caso l’uso del pastello è meraviglioso. Sembra davvero di trovarci di fronte al mare e alle sue onde.
La sua ultima esperienza risale al 2016 e continua ancora oggi. È stata invitata dalla NASA a completare la loro operazione “IceBridge” che, dal 2008, ha lavorato sulla mappatura della superficie dei ghiacciai in entrambi i poli. In questo modo è riuscita ad avere una prospettiva del ghiaccio diversa, mai vista prima. Ha lavorato su elicotteri anche per dodici ore e da qui sono nati nuovi capolavori. Il ghiaccio visto dall’alto ha tutto un altro effetto. Sembra di essere davanti ad una crettatura, molto vicina a quelle realizzate da Burri.
Se volete visitare il suo sito ufficiale, vi lascio il link. Troverete tante foto dei suoi lavori e potrete scoprire qualcosa di più sulla sua arte: http://www.zariaforman.com/