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Il mistero dell'imperatore sepolto: Augusto a Meroe



Quello che colpisce immediatamente della testa bronzea dell’imperatore Augusto conservata al British Museum di Londra è, senza dubbio, lo sguardo. Penetranti e intensi, gli occhi in pasta vitrea colorata, finemente incastonati nelle orbite, contrastano fortemente con il colorito scuro della carnagione del volto. L’estremo realismo del ritratto, dato dalla leggera rotazione della testa e dal morbido movimento dei capelli, ne accentua la bellezza e crea grande meraviglia nello spettatore. Altrettanto stupore genera la storia di questo manufatto: la testa, risalente al I secolo d.C., è infatti stata ritrovata sepolta sotto i gradini di accesso a un tempio della antica città di Meroe, capitale del regno di Nubia, l’attuale Sudan. Questi luoghi erano parte di un regno che da secoli lottava con l’Egitto per la supremazia su alcune zone di influenza: essendo territori ricchissimi di materie prime, gli interessi commerciali erano cruciali in un’economia di scambio e pre-monetale come quella dell’epoca. Al tempo di Augusto, Meroe era sede di una guarnigione romana, lì stanziata per presidiare il territorio ed evitare ribellioni e scontri, dannosi e controproducenti per i commerci e le relazioni economiche del Mediterraneo. La presenza dei Romani in queste zone è documentata e accertata: sappiamo infatti che essi cercarono di integrare i propri usi con quelli locali, talvolta dando vita a forme particolari di ibridazione culturale. Per quale motivo dunque la testa di Augusto venne sepolta? Gli studiosi non sono concordi sulle motivazioni. Alcuni sostengono che si sia trattato di un gesto di ribellione nei confronti del nuovo regime, messo in atto da parte della popolazione locale: i Romani infatti avrebbero creato un clima di integrazione forzata, non conciliabile con il conservatorismo nubiano. Altri affermano invece che la testa sia appartenuta a una statua collocata in un fortino militare poco distante, distrutto in un assedio durante il conflitto contro la regina Candace, scoppiato proprio sotto il regno di Augusto. Da lì, la statua sarebbe poi stata trasportata fino in città e distrutta. Altri ancora sostengono che si tratti di un’opera creata in un atelier di Alessandria d’Egitto, successivamente importato in Nubia e poi sepolto, in modo accidentale o meno. L’idea preponderante resta, ad oggi, quella dell’ostilità locale nei confronti dei dominatori stranieri: chiunque fosse entrato nel tempio infatti avrebbe calpestato la testa dell’imperatore, ormai decapitato. Di certo i Nubiani non immaginavano che, seppellendo quest’opera, avrebbero contribuito a rendere imperitura la memoria di Augusto anziché cancellarla.


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