“Ella li condusse dentro, li fece sedere su sedie e seggi,
e per essi formaggio e farina e giallognolo miele
mescolò con vino di Pramno; e nell’impasto aggiunse
veleni funesti perché del tutto scordassero la patria terra.
Ma quando a loro lo diede ed essi bevvero, allora subito
li percosse con la sua verga e li rinchiuse nel porcile.”
(Odissea, X, 233-238)
Avete presente la Fata Madrina di Cenerentola, che agita la sua bacchetta magica e trasforma la fanciulla vestita di stracci in una bellissima principessa con scarpette di cristallo?
Ecco, dimenticatela, ma non dimenticata la fondamentale “bacchetta magica” perché anche la terribile Circe, la maga più antica della letteratura, ne ha una!
È proprio lei la protagonista di oggi, la figlia di Elio e della ninfa Perseide, la sorella di Eete, padre di Medea, e di Pasifae, moglie di Minosse e madre di Fedra, la maga che domina sull’isola di Eea e che compare sul cammino di Odisseo.
“Dea tremenda con voce umana” abita l’isola di Eea, collocata da Omero a Oriente (la tradizione successiva la identificherà con il promontorio Circeo nel Lazio), in un palazzo circondato da un bosco pieno di bestie selvatiche…niente di meno che uomini trasformati in animali da un sortilegio della maga stessa.
Nell’Odissea del suo incontro con Odisseo si narra nel libro X ed è uno degli episodi più celebri del poema epico, fonte di ispirazione per molti artisti, in particolar modo nella pittura vascolare.
La nave dell’eroe è scampata alla furia dei Lestrigoni, i giganti antropofagi, e approda su una misteriosa isola; Odisseo manda Euriloco e alcuni uomini ad esplorare il luogo e questi giungono alla dimora di Circe, popolata da leoni e lupi stranamente mansueti. Essi vengono invitati dalla donna a entrare e rifocillarsi e tutti, a eccezione di Euriloco, si servono dell’offerta miscela di orzo, miele, formaggio e vino: ma questa aveva un ingrediente segreto, dei farmaci funesti, e la maga, toccando gli uomini con una rhabdos li trasforma in maiali. Euriloco fugge e racconta l’accaduto a Odisseo che giunge a salvare i suoi compagni. Circe tenta di riservare lo stesso trattamento anche a lui ma, grazie ai consigli del dio Hermes, egli non cade nel tranello della maga: mangia l’erba moly offertagli dal messaggero degli dèi e così la pozione non ha effetto su di lui e la trasformazione non avviene. Questo svela a Circe l’identità dell’eroe, il cui arrivo le era stato profetizzato dallo stesso Hermes, invita Odisseo a dividere il letto con lei dopo un ricco banchetto, ritrasforma i maiali in uomini grazie a un unguento…e l’irretito Odisseo trascorrerà un anno sull’isola, tra agi, lussi e le braccia di Circe, per poi essere convinto a proseguire il suo viaggio verso Itaca.
Il rhabdos usato da Circe per trasformare gli uomini in animali è una verga flessibile ricavata da un ramo, la prima bacchetta magica dell’antichità, e il termine veniva usato per indicare vari bastoni e bacchette, da quelli divini a quelli che sono segni di comando o per pescare o per cacciare. Il rhabdos è il magico strumento con cui l’incantesimo si compie: i farmaci usati nella mistura hanno stregato e confuso le menti, predisponendo alla perdita dell’aspetto umano, mentre la “bacchetta magica” ha dato il tocco finale.
Circe è una pharmakis, i suoi poteri risiedono nell’arte di manipolare erbe e piante al fine di creare pozioni e filtri magici e proprio così viene raffigurata nelle forme vascolari, per esempio in un cratere conservato al Metropolitan Museum of Art, New York.
Il cratere, la forma in cui si usava mescolare acqua e vino, è attico, a figure rosse, di V sec. a.C., probabilmente intorno al 440, proviene da Taranto ed è attribuito al cosiddetto “Pittore di Persefone”.
Sono vari i personaggi su fronte e retro che vengono rappresentati su due registri: giovani e donne, un uomo tra donne, delle donne e un re…e soprattutto si riconosce una certa vicenda dell’Odissea!
È la scena principale e coglie l’eroe Odisseo mentre insegue l’incantatrice Circe: tra di loro ci sono la “bacchetta magica” di Circe e lo skyphos contenente la magica mistura che trasforma gli uomini in animali, lasciati cadere nella corsa. Dietro Odisseo tre dei suoi uomini avanzano, uno con la testa di cinghiale, uno con quella di cavallo e uno con quella di mulo, gesticolando verso di lui.
Cosa narra la scena?
La trasformazione è avvenuta e Odisseo insegue minaccioso Circe brandendo la spada, mentre lei fugge lasciando cadere le sue “armi” e la coppa che stava per offrire all’eroe. Ma si potrebbe anche intendere come un inseguimento amoroso tra i due, come un incontro erotico tra dea ed eroe, nato prima certamente dalla rabbia e poi sfociato nella tenerezza.
Rimane un’opera considerevole e una delle tante rappresentazioni con Circe in compagnia della sua bacchetta magica, l’antica maga resa probabilmente crudele da sventure che Omero non intende svelarci.
“Ascoltami, io ti darò qualcosa che ti farà dimenticare i tuoi sogni meschini, il tuo misero regno, la tua moglie che invecchia. Rimani e questa notte l'Olimpo conoscerà un nuovo Dio, Ulisse.”
Di Silvia Urtone
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