Lasciarsi condizionare dal sensazionalismo delle notizie non è mai buona norma. Quando pochi giorni fa il Ministero della Cultura di Atene ha annunciato la scoperta di una tavoletta di argilla contenente 13 versi dell’Odissea, l’entusiasmo di specialisti e profani è salito alle stelle. Con la convinzione di aver ritrovato la più antica testimonianza scritta relativa al poema omerico, alcune testate web si sono precipitate a dare la notizia. I fatti, in sostanza, sono questi. Durante gli scavi condotti dal Servizio Archeologico Greco con la collaborazione dell’Istituto Tedesco di Archeologia presso il santuario di Zeus a Olimpia, è stata scoperta una tavoletta di argilla contenente 13 versi poetici: lo stupore è stato enorme, dal momento che, secondo il Ministero della Cultura di Atene, potrebbe trattarsi di una delle più antiche testimonianze di uno dei poemi epici più famosi al mondo, l’Odissea. Se infatti tale opera è convenzionalmente datata all’VIII secolo a.C., la tavoletta ritrovata è invece fatta risalire al III secolo d.C., cioè all’epoca romana. Possibile, dunque, che si tratti della «testimonianza più antica» dell’Odissea? Si tratta infatti di un oggetto di epoca relativamente tarda, dal momento che esistono papiri egiziani risalenti al III secolo a.C. riportanti, con ogni probabilità, lo stesso testo. Attenzione, dunque, ai facili entusiasmi: esistono frammenti scritti dei poemi omerici ben precedenti al III secolo d.C. Forse se si trattasse del III secolo a.C. la scoperta sarebbe di certo più importante. Alcuni giornalisti ipotizzano addirittura che il comunicato delle autorità greche in materia abbia erroneamente fornito una datazione d.C. anziché a.C., ipotesi tuttavia decisamente agghiacciante e infamante per gli esperti che se ne sono occupati.
Si tratta tuttavia di prime supposizioni, da considerare come molto imprecise: solo il tempo e lo studio degli oggetti in questione ci aiuteranno ad avere informazioni più precise. Uno dei metodi che sicuramente verranno utilizzati per rendere più precisa la datazione è quello paleografico: la forma delle lettere e il modo in cui esse sono accostate tra loro è differente in ogni secolo e si caratterizza per alcune peculiarità. La forma stessa dei caratteri greci riveste notevole importanza, unita all’individuazione di espressioni idiomatiche tipiche di alcune zone: è frequente ancora oggi che, per moda, si usino e siano comuni alcune locuzioni particolari. Sarà inoltre possibile datare la tavoletta con più precisione anche sulla base dell’organizzazione del teso nello spazio disponibile. Gli studiosi hanno ad ogni modo identificato i versi come appartenenti al libro XIV, relativi al dialogo tra Odisseo ed Eumeo, porcaro e vecchio amico dell’eroe: in questo punto del poema Odisseo sta raccontando del suo ritorno a Itaca e del suo riavvicinamento al palazzo.
Si tratta di «un magnifico oggetto di interesse archeologico, epigrafico, letterario e storico» affermano gli organi competenti. Per il momento, accontentiamoci di questa definizione e attendiamo fiduciosi nuovi approfondimenti.