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Non solo mosaici: Ravenna rinasce con il nuovo Museo della civiltà e del territorio


La «data x» è il 1 dicembre 2018: a Ravenna verrà allora inaugurato uno spazio espositivo di oltre 2000 mq nei pressi della Basilica di Sant’ Apollinare. Si tratta di un progetto molto ambizioso, che ha avuto inizio negli anni ’90, quando si decise per la riqualificazione di uno zuccherificio, chiuso fin dal 1962. Gli ampi locali furono pian piano adattati e resi idonei per ospitare reperti che raccontassero la storia della città, dalla fondazione di epoca etrusca allo splendore bizantino. Il visitatore potrà dunque passeggiare tra i manufatti, scoprendo un passato ricco di particolari.

Non tutti infatti sanno che Ravenna ha una storia molto ricca e interessante. Antica città costiera, pare sia stata fondata dagli Etruschi per poi essere colonizzata da genti umbre: ceramica etrusca e greca risalente al V secolo a. C., rinvenuta nei pressi del sito, avvalorerebbe questa ipotesi. La presenza di reperti paleoveneti, cioè di manifattura degli antichi abitanti del nord-est italiano, sarebbe inoltre un forte indicatore della apertura di queste genti, per vocazione naturale votata al commercio. Abitata in seguito dai Galli Boi, Ravenna entrò nel dominio romano dal III secolo a.C. in poi come civitas foederata, uno statuto che le permise di mantenere, in parte, la sua autonomia. Nei secoli seguenti la città divenne capitale dell’impero per tre volte: prima come capitale dell’Impero d’Occidente, poi come capitale del Regno dei Goti di Teodorico e infine come capitale dell’Impero bizantino. I sovrani abbellirono pertanto la città con opere d’arte meravigliose, che mostrassero la loro potenza ed elevassero il sito a una condizione di prestigio. Accanto a questo si collocano poi le grandiose costruzioni sacre, segno della pietas dell’imperatore e del suo rispetto per Dio. Ravenna, dunque, si presentava come una città solenne e degna di essere uno dei centri principali dell’impero: a testimonianza di questo si possono indubbiamente citare i meravigliosi mosaici di epoca tardoantica.



I secoli successivi, tuttavia, hanno visto un declino della fama della città, sebbene essa sia rimasta un punto di riferimento culturale anche in epoca medievale. Artisti e intellettuali, come Boccaccio e Dante, vi ambientarono parti delle loro opere o vi trascorsero brevi soggiorni. Dopo essere stata città medievale ed essere stata sottoposta al dominio veneziano, Ravenna mantenne la sua importanza nell’immaginario di intellettuali e studiosi di epoca moderna, come G. Klimt o H. Hesse. Oggi è tempo di condividere con un pubblico più ampio questa storia, così preziosa per gli studiosi a causa della grande quantità di dettagli relativi ad epoche lontane e diversissime tra loro. La contemporaneità ha inoltre già premiato gli splendori della città: ben otto edifici sono infatti parte del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.

Il nuovo Museo non sarà isolato: attorniato da altre opere di sicuro interesse artistico, come la basilica di Sant’ Apollinare, è la premessa per una grande ripresa dell’intera città. Ravenna merita questo riscatto: città ricca di storia e di bellezza, è oggi pronta a condividere con il largo pubblico i suoi tesori. «Non sarà un semplice contenitore di materiali, ma sarà anche un attivo centro di ricerca e formazione di altissimo profilo» afferma Elsa Signorino, Assessore alla cultura. Il valore aggiunto dell’intera struttura è l’inclusione di laboratori altamente tecnologici e spazi di ricerca che consentano una proficua interazione tra Museo e Università. Coinvolgere le strutture didattiche e gli specialisti è infatti essenziale per comunicare la cultura in modo efficace e portare la ricerca a livelli internazionali. Prendiamo esempio da questa virtuosa scommessa.

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