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Cipro da scoprire: il sito archeologico di Paphos


Cielo limpido, mare cristallino e spiagge incontaminate. Anziani baffuti che giocano a tablì, seduti all’ombra dei tralci di vite e rinfrescati dalla brezza isolana; sui tavolini, caffè greco e vino. Cipro non è però solo tradizione: numerosi locali notturni affollano il litorale, lasciando ben poco spazio alla quiete di un tempo. In questo paesaggio, a cavallo tra storia locale e contemporaneità, è frequente osservare antiche rovine. Paphos, in questo senso, è l’esempio migliore. La città è situata nella parte sud ovest dell’isola ed è divisa in due parti, la città nuova e Kato-Paphos, cioè la città bassa. Questa zona è costituita da un enorme sito archeologico che si inserisce a pieno titolo nel tracciato urbano. Qui sono conservate alcune strutture monumentali di grande interesse. In primis sono da citare la casa di Aione (III-V secolo a.C.), la casa di Teseo (II-VI secolo d.C.) e la casa di Orfeo (II-III secolo d.C.). Si tratta di Domus romane dalle dimensioni imponenti, i cui locali principali si sono in parte conservati. La pianta è comune a tutte ed è costituita da un peristilio centrale, circondato da altri ambienti. L’aspetto più interessante e spettacolare di queste strutture sono tuttavia gli splendidi mosaici pavimentali che danno il nome alle case: in essi sono infatti narrati famosi episodi mitologici, come la vicenda di Marsia, il banchetto dionisiaco, la sconfitta del Minotauro. Il loro significato doveva essere connesso con la posizione e la destinazione d’uso dei locali in cui erano inseriti. La ricchezza di particolari e lo spiccato cromatismo delle tessere permettono di ipotizzare l’alto status sociale cui dovevano appartenere i proprietari delle dimore in questione. Si ritiene infatti che la casa di Teseo appartenesse a un Proconsole Romano: nella stanza 40, probabilmente la «main hall» della domus, vi erano addirittura raffigurati alcuni episodi della vita di Achille, di cui oggi è sopravvissuta soltanto la rappresentazione del primo bagno dell’eroe. Nella casa di Orfeo, invece, sono stati rinvenuti alcuni pannelli mosaicati famosissimi, tra cui quello di Ercole con il leone di Nemea e quello di Orfeo tra le belve. Altra domus di sicuro interesse è quella denominata «di Dioniso»: 2000 mq decorati con scene afferenti al culto del dio in questione. Tra i vari mosaici è presente anche una ben nota raffigurazione di Scilla.



Proseguendo la visita, il sito si compone di altre evidenze monumentali di età romana. Sulla cima di un’altura prossima alle domus è possibile vedere l’Asklepeion, l’Odeion e, in basso, l’Agorà. Nei pressi è poi presente anche un castello di età successiva. Tutto il complesso è inoltre circondato da possenti mura che, in antico, dovevano contenere la città: al di fuori di queste è oggi situata la chiesa denominata Chrysopolitissa. Nei pressi di tale struttura è collocata una lapide commemorativa di un sovrano europeo oltre alla famosa «colonna di S.Paolo».

Gli scavi del sito, svoltisi grazi all’azione congiunta di una missione polacca e del governo cipriota, non sono ancora terminati. Anche per questo motivo, mancano spesso strutture idonee alla conservazione di un patrimonio archeologico così importante. Parti di mosaico sono lasciate sotto il sole senza alcuna protezione, oppure sono soltanto ricoperte da strati di ciottoli per evitarne il deterioramento. Indubbiamente, però, i punti di interesse centrale sono ben tutelati attraverso strutture lignee e tettoie che proteggano le evidenze dagli agenti atmosferici, sole e salsedine in primis.

In epoca romana questo doveva essere un luogo molto suggestivo: i marmi e le pietre locali di cui si componevano i colonnati e le strutture monumentali erano esaltati dalla luce del sole, contrastando con il mare, sempre visibile all’orizzonte. Il mio consiglio? Chiudete gli occhi e immaginate l’antico splendore. La modernità non sempre fa bene al passato.


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