Pompei, fondo Pacifico – Mano nella mano, un passo dopo l’altro, finalmente insieme. Il loro amore non aveva più confini, erano liberi. Il loro futuro, i Campi Elisi. Uno splendore ben diverso dal buio delle convenzioni sociali che avevano dovuto sopportare per anni.
All’interno del recinto funerario della necropoli di Porta Nocera a Pompei è stata recentemente compiuta un’importante scoperta. Il sito, già scavato nel 1983, ma mai così in profondità, è oggi in eccellente stato di conservazione. Per questo motivo, è stata intrapresa una nuova campagna di scavo. Il nucleo di sepolture rinvenuto e analizzato consiste in 14 tombe appartenenti tutte a un unico ramo familiare della tribù ostiense Veturia. La datazione attribuita al sito è compresa tra il 30 a.C. e il 79 d.C., anno della tragica eruzione che coinvolse l’intera zona.
L’equipe del Prof. Van Andringa ha potuto in parte ricostruire i legami familiari tra alcuni defunti sulla base della disposizione dei resti rinvenuti. Le tombe utilizzate a questo scopo sono state tre: quella di un patrizio di nome Caius Veranius, quella adiacente di una sua liberta e quella retrostante quella del capofamiglia. La tomba di Caia Verania, la schiava liberata dall’uomo, è stata rinvenuta vuota. La terza tomba in questione, invece, ha restituito un’urna con ossa di un individuo di 12-14 anni. Come spiegare questi rinvenimenti? Gli archeologi hanno trovato la risposta proprio all’interno della tomba di C. Veranio. In questa infatti non sono stati rivenuti soltanto i resti dell’uomo, ma anche quelli di Verania. Da questo si è potuto dedurre, afferma il professore «che i due nella vita erano una coppia». Ovviamente la loro unione non era ufficiale. E il ragazzino? Probabilmente era loro figlio.
Inserire simbolicamente le ceneri della donna amata in segreto all’interno della propria tomba ha una valenza fortemente simbolica. In un certo senso è come se C. Veranio avesse voluto continuare a vivere il loro legame anche oltre la morte. Forse, l’uomo è stato animato dalla consapevolezza di poter amare Verania soltanto in un’altra dimensione, oltre la morte. Oppure, qualcun altro, a noi sconosciuto, molto vicino alla coppia, conoscendo il legame tra i due ha voluto permettere loro di perpetuarlo. Comunque si siano svolti i fatti, è incredibile pensare quanto le dinamiche umane si ripetano nello stesso modo anche a distanza di secoli. Il nostro stupore, in relazione a un ritrovamento di questo tipo, nasce dalla constatazione del fatto che, in fondo, non siamo poi così diversi dai nostri illustri antenati.