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Apollo Medico, Apollo Sosiano, Apollo ''in Circo'': tre denominazioni per uno stesso


Oggi andiamo a Roma, nella zona che durante il principato di Augusto costituiva la IX Regio, quella del Circus Flaminius, presso il teatro di Marcello, lì dove tre colonne sono visibili, lì dove il culto del dio Apollo esisteva da lungo tempo. Qui si stagliano i resti del tempio di Apollo Sosiano o del più correttamente detto tempio di Apollo in Circo.

Scopriremo tra poco il periodo a cui si deve la sua costruzione, ma andiamo prima a ritroso nel tempo, quando già a partire dalla metà del V sec. a.C. si ha testimonianza di un’area sacra ad Apollo (Apollinar) in un’area a quel tempo all’esterno della città.

Proprio nel periodo repubblicano, caratterizzato da lotte per il predominio sul Lazio, carestie e pestilenze, vede la luce il primo edificio templare dedicato ad Apollo Medico da parte del console Gneo Giulio, votato nel 433 a.C. a seguito di una scampata pestilenza in cui si era invocato l’aiuto del dio, e inaugurato nel 431. Restaurato nel 353 a.C. in un periodo in cui Roma, lottando per affermare la propria supremazia nel Mediterraneo Orientale, subisce l’impatto con i regni ellenistici e le loro ricchezze e la pietra prende il sopravvento sul legno nella decorazione dell’architettura templare, nel 179 a.C. il tempio va incontro ad alcune sperimentazioni e cambiamenti: da un lato il nuovo utilizzo dei porticati porta alla costruzione di uno di questi di collegamento tra il tempio di Apollo e quello di Spes (Speranza) nel Foro Olitorio e dall’altro Marco Fulvio Nobiliore predispone un abbellimento del tempio stesso con un mosaico e una statua del dio ad opera di Timarchide. Al 179 a.C. si devono anche dei restauri ad opera del censore Marco Emilio Lepido.



Con Giulio Cesare l’importanza del luogo viene incrementata in quanto questi, tenendo in modo particolare al tempio votato da un suo avo, decide di erigervi affianco un grande teatro. Costruire teatri nel centro della città era vietato ma la presenza di un tempio che legasse il dio Apollo al teatro era in linea con la ferrea tradizione. Il teatro viene così iniziato ma, lasciato incompleto a causa dell’assassinio di Cesare, viene portato a compimento da Augusto che lo dedicò al nipote prediletto Marcello.

Durante la guerra civile tra Antonio e Ottaviano il tempio viene ritenuto dal secondo il luogo del proprio concepimento, in cui Apollo fecondò la madre Azia sotto forma di serpente e, mentre questi celebra il dio con la costruzione di un nuovo tempio sul Palatino (a seguito della caduta di un fulmine divino e per celebrare poi anche la vittoria di Azio nel 31 a.C.), il console Gaio Sosio nel 34 a.C. fa in modo di rendere il tempio In Circo ancora più grandioso e simbolo del potere di Ottaviano. In un primo momento Sosio si era alleato con Antonio ma, passato dalla parte di Ottaviano e celebratolo anche con un nuovo tempio, a seguito di Azio non viene ucciso e il tempio per Apollo mantiene persino il suo nome.


Il tempio di Apollo Sosiano, un tempio che presenta gli elementi tipici dell’arte del nuovo regime augusteo e che grida il nome del princeps.

In seguito, dopo limitati restauri tardoantichi e il crollo dell’alzato, i resti del tempio vengono occupati e obliterati da costruzioni medievali e solo nel 1930, durante lavori di isolamento per il teatro di Marcello, si ritrovano i resti del colonnato. Nel 1940 le tre colonne con capitelli corinzieggianti di età augustea vengono rialzate nella posizione in cui oggi le vediamo, diversa da quella originaria e orientata verso sud.

La fase augustea del tempio è abbastanza conosciuta grazie ai ritrovamenti in loco e grazie a questi possiamo concepire la grandezza e bellezza dell’unico tempio a Roma dedicato ad Apollo fino alla costruzione di quello sul Palatino, sempre augusteo.


Il tempio, in occasione della costruzione del teatro di Marcello, viene arretrato di qualche metro, addossato al Portico di Ottavia e la scalinata frontale viene abolita per fare posto a due laterali: eretto su un podio in blocchi di tufo, pseudoperiptero (le colonne perimetrali, quelle che compongono la peristasi, sono sostituite da semi-colonne addossate al muro della cella) e con un pronao con 6 colonne in marmo lunense sulla fronte, presentava una cella articolata in una doppia fila di edicole ornate di marmo policromo e capitelli “corinzieggianti” (corinzi e con motivi vegetali); l’architrave era decorato con un fregio con scene di battaglia e i cortei trionfali del 29 a.C. mentre all’esterno il frontone presentava un’Amazzonomachia con statue di marmo pario.

La ricostruzione dell’Amazzonomachia, cioè la lotta tra Greci e Amazzoni, si può ammirare alla Centrale Montemartini in cui sono esposte le varie statue ritrovate nel corso degli scavi del XX sec., tra cui quelle di Ercole, Teseo, Atena e Amazzoni a cavallo: non è un’opera locale ma proviene da un tempio greco di età classica (450-425 a.C.), probabilmente in Eretria, portata come grandioso decoro per la celebrazione di Ottaviano.

Oltre la ricostruzione alla Centrale quello che rimane accanto al teatro di Marcello è un podio con tre colonne corinzieggianti di marmo lunense, alte circa 14 m., sormontate da un fregio con bucrani (teschi di bue sacrificali) e ghirlande: è poco, è vero, ma la grandezza e la maestosità del tempio di cui facevano parte resta.

Il primo tempio di Apollo a Roma e il simbolo della potenza del futuro Augusto.


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