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Un «meraviglioso» ritrovamento: il tesoretto di Como


«Potrebbe essere uno dei tesoretti romani più importanti mai ritrovati» afferma Giancarlo Frigerio a proposito di un recente ritrovamento archeologico avvenuto in provincia di Como. Il Presidente della società archeologica locale sottolinea l’eccezionalità dell’evento, subito preda di una grande attenzione mediatica. Proprio tutto questo parlare del ritrovamento ha tuttavia offuscato i dati scientifici certi, a discapito di numerose ipotesi non ancora confermate. Riassumiamoli pertanto brevemente. A circa un metro di profondità dall’attuale piano di calpestio è stata ritrovata un’anfora contenente un tesoretto di monete d’oro e oggetti metallici, tra cui un lingotto. Il tutto è stato datato, per il momento, al IV secolo d.C.


Trovare oggetti di età romana in zona comasca non deve stupire, dal momento che questa area geografica era entrata nella sfera di influenza romana fin dal 196 a.C. Lo stupore generatosi e l’eccezionalità del caso sono dovuti all’entità delle monete ritrovate e alla loro quantità. Sono già stati infatti identificati alcuni imperatori tardoantichi sul dritto degli oggetti in questione. Da un punto di vista archeologico, un dato di questo tipo è molto importante per la datazione, tanto dell’anfora quanto del deposito. Esso può però essere anche molto fuorviante: si tratta infatti unicamente di un terminus post quem. Le monete, cioè, devono essere state sepolte dopo il regno dell’imperatore raffigurato, le cui date di riferimento possono farci escludere che il deposito sia precedente a quel regnante. Non possiamo tuttavia affermare con sicurezza che il tesoretto sia stato sepolto sotto l’imperatore presente sulle monete. Anzi, probabilmente esso fu nascosto o sepolto molto tempo dopo. Accadeva spesso infatti che monete antiche fossero conservate a lungo, per secoli, perdendo la loro funzione di denaro circolante e diventando un modo per accumulare ricchezza.


Questo, ovviamente, se l’imperatore successivo coniava monete dal valore intrinseco minore di quelle del sovrano precedente, che si trasformavano così in «pezzi rari» e pertanto acquisivano valore.

A proposito del deposito di Como, gli studiosi hanno ipotizzato che si tratti di un deposito pubblico, data anche la presenza di un lingotto metallico. Ulteriore elemento a sostegno di questa tesi è il grande valore complessivo degli oggetti ritrovati. È inoltre interessante considerare il contesto in cui è avvenuto il ritrovamento. L’area in questione era infatti una zona abitativa: che il deposito sia stato nascosto in un muro per preservarlo durante le invasioni barbariche? Le dinamiche dell’occultamento del tesoretto sono molto difficili da ipotizzare. Non si può nemmeno affermare con sicurezza se si tratti di una sepoltura volontaria o casuale ad uno stato ancora così embrionale delle ricerche. Gli indizi ad oggi presenti, tuttavia, farebbero propendere per la prima ipotesi: il tutto è sembrato troppo ordinato e preciso per essere frutto di una circostanza.

In un’epoca in cui eventi e presentazioni di dispositivi tecnologici creano grande aspettativa e meraviglia, anche alcuni piccoli oggetti luccicanti possono creare nuove emozioni. Aspettiamo dunque altri particolari per inediti attimi di stupore.


diventando un modo per accumulare ricchezza.

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