Se il tema delle Giornate Europee del Patrimonio è stato «L’arte di condividere», si può ben affermare che Torino ha pienamente rispettato lo slogan. Il 22 e 23 settembre, infatti, è stato aperto al pubblico il sito archeologico della basilica di San Secondo. L’area, che si estende per circa 1600 metri quadrati, contiene i resti di un edificio di culto del IV-V secolo d.C., ovvero una basilica paleocristiana. Il sito in cui oggi è ubicato San Secondo è stato indagato fin dal 2013, quando però le ricerche non hanno prodotto i risultati sperati. Ci si aspettava, infatti, di trovare maggiori evidenze o tracce che potessero fornire qualche elemento in più per lo sviluppo di un’ipotesi, Soltanto tra i resti di un capannone abbandonato sono state individuate le tracce dell’antico edificio paleocristiano. In antico, l’intera area doveva essere inizialmente posta fuori dalle mura della città, luogo adatto alla costruzione di un cimitero.
Nei primi secoli d.C. infatti era costume che i defunti non condividessero lo stesso spazio dei vivi e che fossero collocati in aree apposite, fuori dalla città. In questo modo non potevano «contaminare» i viventi. In seguito, è stato provato che il luogo in questione divenne sede di un complesso funerario di età romana, all’interno del quale vi erano numerosi mausolei costruiti dall’élite torinese. Successivamente, invece, si pensa che sia stato costruito un edificio più imponente, una basilica, dalle dimensioni maggiori: è stata ipotizzata un’intitolazione a S. Secondo martire, ma non è sicura. All’interno dell’edificio e lungo i suoi muri perimetrali furono inserite numerose sepolture.
Fino ad oggi questo spazio, contenuto nel Centro Nuvola Lavazza, era visibile soltanto attraverso una vetrata. Questo tipo di esposizione è sicuramente efficace da un punto di vista conservativo, dal momento che si impedisce così che i visitatori arrechino danni. Tuttavia, dal punto di vista della fruizione, è un approccio molto limitato e limitante, che non permette di vivere appieno il contesto. Ora è invece possibile passeggiare tra le rovine, restaurate e corredate da un efficace percorso espositivo. Nel 2014 infatti la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte e la Soprintendenza hanno coinvolto lo studio Cino Zucchi Architetti per modificare il progetto del Centro Direzionale Lavazza. Così facendo, è stato possibile valorizzare il sito archeologico in un contesto cittadino e moderno. Antico e moderno in un unico luogo, uniti in un’efficace sintesi culturale. L’intervento di valorizzazione è stato indubbiamente ingente, e gli sforzi sono stati ripagati dai risultati soddisfacenti. Oggi è possibile immaginare l’originaria imponenza della basilica grazie a uno spettacolare gioco di luci serale. Così, oltre a stupirci per l’interesse dimostrato nei confronti della cultura da parte di grandi gruppi multinazionali, ci potremo proiettare, ancora una volta, nelle bellezze del passato.