Pompei, Regio V, Casa Del giardino. Pareti prive di intonaco, decorazioni pittoriche iniziate e mai terminate, pavimenti parzialmente posati. Sulla parete di uno dei tanti ambienti in ristrutturazione della Casa del giardino di Pompei emerge una scritta a carboncino. Di fianco, scarabocchi e schizzi: c’è anche una caricatura di un volto umano. Le prime lettere ben distinguibili sono «XVI kal. Nov.» Si tratta di una data: sedici giorni prima delle Calende di Novembre, ovvero il 17 ottobre. Con ogni probabilità, l’anno in questione è il 79 d.C. Questo è motivato dal fatto che l’iscrizione è tracciata con un sottilissimo tratto a carboncino e non sarebbe potuta resistere a lungo. Sicuramente non anni.
Ci si è chiesti, a ragione, chi abbia tracciato l’iscrizione: forse un operaio che si stava occupando della ristrutturazione della casa? Può darsi, anche se non lo sapremo mai. Un ritrovamento del genere è stato accolto con molto entusiasmo dagli studiosi, dal momento che potrebbe riscrivere la storia. Si era sempre supposto infatti che l’eruzione che ha reso così famosa la città di Pompei fosse avvenuta nell’estate del 79 d.C., anche se alcuni ritrovamenti non riuscivano a integrarsi con questa ipotesi. Uno di questi, assai curioso, era la grande quantità di semi di melograno ritrovati nel sito: questo frutto è infatti maggiormente presente in autunno, non in estate. Oltre a questi, erano stati rinvenuti anche numerosi bracieri in uso, il che è sempre sembrato immotivato per la fine dell’estate. La nuova idea, pertanto, è che l’eruzione possa essere avvenuta il 24 ottobre e non il 24 agosto. Così ha spiegato il Direttore M. Osanna al Ministro A. Bonisoli, in visita al sito.
La scoperta è indubbiamente notevole e degna di interesse, perché potrebbe realmente modificare una certezza storica, data per scontata ormai da anni. L’aspetto forse più trascurato dell’intero ritrovamento è tuttavia quello umano. Si tratta di una straordinaria testimonianza della quotidianità del luogo. Sembra quasi di vedere quell’uomo che, non sapendo dove scrivere una nota, fa uso della parete che poi sarebbe stata dipinta. Si tratta di un gesto normalissimo, che ci fa capire quanto l’uomo moderno sia in realtà simile a quello del passato. Ancora una volta, Pompei stupisce e invita a riflettere sull’immenso valore della storia.