“Non si accarezza la gatta Bastet, prima di aver affrontato la leonessa Sekhmet.”
Oggi parleremo di gatti. E di Egitto.
Ebbene sì, proprio di gatti, a seguito di una scoperta fatta negli ultimi giorni nella necropoli di Saqqara, a sud del Cairo. Ma prima di scoprire di quale scoperta si tratti, facciamo un piccolo viaggio all’interno del misterioso e meraviglioso mondo degli dèi dell’Antico Egitto e scopriamo perché i gatti, tanto amati anche oggi, fossero allo stesso tempo temuti e apprezzati anche 6000 anni fa.
Tutto ha inizio dalla dea Bastet di cui il Gatto era considerato la manifestazione terrena.
Ma chi è Bastet?
Figlia di Ra, il re degli dèi, il dio sole, la leggenda narra che l’occhio del sole si fosse infuriato, trasformandosi in una leonessa selvaggia, fuggita in queste sembianze in Nubia; raggiunta dal dio della saggezza Toth venne da questi calmata e, più tranquilla, si trasformò in una donna dalla testa di gatto, di indole più pacifica, e tornò in patria.
Da questa leggenda vediamo come in un primo periodo Bastet appaia come una leonessa guerriera, somigliando alla sua gemella Sekhmet, e come le due sorelle, in seguito, siano due facce della stessa medaglia: la seconda rappresenta una dea leonessa guerriera e potente che simboleggia le forze distruttrici nella Natura, mentre la prima, nella forma di una gatta, dea della salute, della fertilità e delle gioie terrene, è la raffigurazione dell’addomesticamento delle forze selvagge della natura umana. L’una la selvaticità, l’altra la civiltà. L’una la guerriera, l’altra la pacifica. L’una patrona dell’Alto Egitto, l’altra patrona del Basso Egitto. Sorelle gemelle sono le due parti che albergano in ciascuno di noi e forse per questo appaiono vicinissime all’uomo.
Ma focalizziamoci sulla parte “domestica”, su Bastet, di ritorno dal suo esilio e trasformatasi in gatta, la patrona del Basso Egitto, protettrice dello stesso Faraone. Accostata alla principale divinità maschile, Ra, il sole, la dea gatta è invece la femminilità fatta dea, un essere notturno, lunare, la protettrice della maternità e di gioie terrene quali la sessualità, la musica e la danza. Dea del canto, dea dell’amore, dea della prolificità degli uomini, degli animali e della natura in tutte le sue forme viene rappresentata sempre con corpo di donna e testa di gatto, nella mano destra spesso un amuleto sacro a forma di occhio di Gatto, l’utchat, che aveva poteri magici. La “Dimora di Bastet”, centro del suo culto, è Bubastis, l’odierna Tel Bast, nel cui tempio principale sono stati trovati più di 300.000 gatti mummificati.
Pare ormai chiaro il legame tra il Gatto e la dea: è simbolo di Bastet e, come tale, venerato come un essere sacro, tanto che chi uccideva questo animale era punibile con la morte e quando il gatto passava a miglior vita veniva imbalsamato, posto in una tomba in una necropoli destinata esclusivamente a questi felini e tutta la famiglia egizia si rasava le sopracciglia in segno di lutto.
Con le riforme del Nuovo Regno Bastet viene assimilata a Uadjed, anche lei dea protettrice del Basso Egitto, diventando Uadjed-Bastet e, con l’ascesa nel pantheon egizio di Mut, feroce leonessa e moglie di Amon, tutte le dee della guerra e della protezione, tra cui le nostre gemelle, vengono assorbite in lei, patrona della guerra e della morte. Ma il culto di Bastet persiste anche se la sua funzione è ridimensionata, diventando la divinità una dea per lo più lunare e protettrice, nella figura del gatto domestico, della famiglia.
Divinità alle origini maggiormente accostata al padre solare Ra, da dea-leonessa (inizialmente simile alla gemella Sekhmet) del culto solare adorata per la sua potenza, la sua forza, la sua agilità diventa nel Nuovo Regno sempre più pacifica, protettrice e “addomesticata”, assimilata ai culti lunari e ai gatti, finendo per essere identificata dai Greci con Artemide, la dea della luna.
Con l’importanza della dea il suo animale sacro, il gatto, è persino protetto dalla legge e case e templi ne ospitano almeno uno, tenuto con ogni cura e rispetto e…arriviamo ora al motivo di questo piccolo excursus!
La scoperta nella necropoli di Saqqara, da parte di archeologi egiziani, di sette tombe, alcune risalenti a oltre 6000 anni fa, contenenti centinaia di gatti mummificati, insieme a serpenti, a una mucca, a un leone e ai primi ritrovamenti nell’area di mummie di scarabei, avvolte nel lino e in ottimo stato di conservazione: 3 tombe risalenti al Nuovo Regno e 4 dell’Antico Regno.
Le 3 del Nuovo Regno, periodo in cui Bastet da dea leonina diventa una divinità protettrice e rassicurante dalle sembianze di gatto, sembra siano state proprio usate come “necropoli di gatti”: da qui provengono decine di mummie di gatto insieme a cento statue lignee dorate raffiguranti questi felini tanto venerati dagli Egizi e tanto cari agli dèi e, tra queste, una statuetta di bronzo dedicata proprio alla nostra Bastet, la dea gatta per eccellenza.
Tutto questo sembra confermare il ruolo speciale di questi animali sacri a Bastet durante tutto l’arco della storia egiziana, sepolti con tutti i riguardi, venerati in vita e nell’Oltretomba e donati agli dèi come ex voto in forma di statuine.
La devozione fatta Gatto.