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Emozione Arte

Ġgantija: il tempio megalitico costruito dai giganti a Malta


Malta: i grandi templi dell’isola sono stati esaltati come i più maestosi monumenti preistorici e i primi edifici religiosi in pietra del mondo.

Gozo: situata a 4 km a nord-ovest dell’isola di Malta, la seconda e più settentrionale delle isole dell’arcipelago maltese, ospita il primo e il più esteso di questi templi.

Il primo dei templi megalitici di Malta, realizzato con enormi pietre durante il periodo Neolitico, secondo le datazioni al radiocarbonio risulta essere persino più antico delle grandi e maestose Piramidi d’Egitto, risalente ad un periodo precedente al 3000 a.C.

Ad un primo sguardo sembra inconcepibile all’osservatore l’idea che sia stato realizzato senza le tecnologie avanzate tipiche di una civiltà urbana, specie vedendone la maestosità dei blocchi di pietra calcarea utilizzati per la sua costruzione, pesanti più di cinquanta tonnellate e alcuni alti più di 5 metri di altezza. Proprio alla colossale grandezza delle sue componenti si deve il nome del complesso: Ġgantija che deriva dalla parola “ġgant”, maltese per “gigante”, denominazione data dagli abitanti di Gozo, i quali credevano che il tempio fosse stato costruito da una razza di giganti. E l’imponente costruzione dà proprio la sensazione di essere stata realizzata da giganti veri e propri!



Secondo una leggenda locale il complesso venne realizzato da una gigantessa che si nutriva solo di fave e miele e che, dopo aver avuto un figlio da un uomo comune non della razza dei giganti, decise di utilizzare questa area sacra come luogo di culto.

Prima di andare ad esplorare più nello specifico il sito vediamo in pillole la storia dei suoi scavi: il sito, conosciuto e sotto gli occhi di tutti, cominciò ad essere fonte di interesse a partire dal 1827 quando venne sgombrato senza un vero criterio dai detriti. Ciò portò alla perdita dei resti che non furono prima adeguatamente esaminati, con il risultato che come registrazione precedente allo sgombero restava solo un dipinto dell’artista tedesco Brochtorff, realizzato 2 anni prima. A seguito degli scavi il luogo cadde in rovina e la terra restò privata fino al 1933, anno in cui iniziò un vasto lavoro archeologico col fine di chiarire, ricercare e preservare le rovine. Nel 1980 il complesso di Ġgantija divenne patrimonio mondiale dell’UNESCO e venne restaurato nel 2000 con la successiva apertura del parco nel 2013.

Ma entriamo adesso nel “complesso dei giganti”, un complesso comprendente non un tempio solo, bensì due e un terzo incompleto di cui solo la facciata è stata parzialmente costruita prima di essere abbandonato. Affacciandosi a sud-est i due templi pervenuti costituiscono un sito cerimoniale in cui si praticavano riti di fertilità, testimoniati da svariate statuine e figurine associate al culto.

Il muro meridionale risulta essere il più grande, risalente alla fase più antica (circa 3600 a.C. come il tempio più grande), e il meglio conservato, circondante il “gran tempio”. Ad est si erge una grande terrazza d’accesso costituita da grandi lastre di 8 metri di calcare corallino poste alternativamente di fronte e di taglio, la quale forma due curve concave, al centro delle quali si aprono gli accessi ai due templi. Le terrazze probabilmente erano utilizzate per incontri cerimoniali, resti di ossa animali suggeriscono rituali che coinvolgevano sacrifici di animali e la presenza di fori per libagioni nel pavimento fa pensare al loro utilizzo per colare le offerte liquide. All’ingresso del tempio meridionale più grande un grande blocco di pietra con una rientranza ha portato all’ipotesi che questa fosse una stazione di abluzione rituale per purificarsi prima di entrare nel complesso.


Compiuti i rituali di purificazione si entra finalmente nei templi: in entrambi un corridoio centrale porta in un primo cortile su cui si aprono due absidi semicircolari; proseguendo si passa per un altro corridoio e, per quanto riguarda il tempio più grande, il meridionale, che arriva ad altezze di 6 metri, si arriva al fulcro del tempio, un grande cortile a forma di trifoglio su cui si affacciano tre absidi che dovevano probabilmente essere coperte e, per quanto riguarda il tempio più piccolo, a un altro cortile con due absidi.

Varie nicchie e altari si aprono nei cortili che costituiscono le stanze di culto dei due templi e tracce di intonaco contrassegnate con ocra rossa confermano la presenza di pareti interne intonacate e dipinte.

Per quanto riguarda il materiale usato, come già detto, le pareti esterne sono costruite con il resistente calcare corallino, e da questo dipende la sopravvivenza degli edifici, mentre per gli arredi interni come altari, porte e lastre decorative è la pietra calcarea globigerina, più morbida e liscia, ad essere sfruttata. Le pietre usate venivano strofinate con la sabbia in maniera tale che i blocchi aderissero meglio mentre la muratura era costituita da due muri con all’interno un riempimento di pietrisco. Tecniche incredibili che hanno permesso l’arrivo sino a noi di strutture tanto maestose e complesse in cui persino le aperture erano state studiate, in maniera tale da dare precisi effetti luminosi affinché la luce, in certe date, colpisse la parte più sacra del luogo.

Un luogo magico, ancora più antico della famosa Stonehenge ma, purtroppo, non altrettanto conosciuto, un luogo straordinario che, costruito tra il 3600 e il 3200 a.C., cadde in disuso verso il 2500 a.C. per essere rivalutato dall’uomo solo nel XIX sec.

Il luogo dei giganti.

Il tempio dei giganti.

Ġgantija.

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