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Emozione Arte

Il Tempio della Gorgone ovvero l’Artemision di Corcira


Corcira, l’odierna Corfù, è uno di quei posti in cui si può dire: qui si è fatta la Storia!

E la Storia, in questo caso porta il nome di Artemision, conosciuto anche come “Tempio della Gorgone” per via del soggetto rappresentato sul frontone occidentale.

Ma perché dico che qui si è fatta la Storia? Dopotutto Corfù è solo una colonia corinzia in cui alcuni abitanti di Corinto si trasferirono e si mescolarono ai locali! Ma è proprio questa mescolanza che ha portato alla nascita di una nuova popolazione che a sua volta ha dato vita al tempio di cui stiamo per parlare.

Eretto nei pressi del porto della città, l’Artemision, un tempio in onore della dea Artemide risalente al 580 a.C., è, da un lato, il più antico periptero in pietra della madrepatria e, dall’altro, il primo tempio ad essere stato progettato interamente in pietra (anche se alcune decorazioni sono in terracotta). Tra i più antichi in stile dorico il nostro luogo di culto presenta una pianta che è un unicum per quel che riguarda la Grecia continentale ma non per quanto riguarda l’Italia meridionale: è un “periptero ottastilo” o meglio ancora uno “pseudoperiptero ottastilo” ossia un tempio che presenta una peristasi (un giro di colonne esterno) e, all’interno di questa, un corpo centrale particolarmente allungato e molto distante dal perimetro, come se il progetto prevedesse un secondo giro di colonne (diventando così un tempio diptero).

Cosa comporta questo nuovo tipo di pianta? Conferisce alla costruzione una grandiosità ancora sconosciuta e tangibile è l’ansia di eccellere allo scopo di superare la madrepatria con la creazione di un tempio così riccamente decorato da diventare un vero e proprio simbolo dell’età arcaica!

Vediamo allora come doveva effettivamente apparire questo tempio in onore della dea della luna e della caccia: esternamente, come già detto, si trovava un peristilio molto largo, al fine di soddisfare la necessità di svolgere processioni e feste, la cui grandezza portò all’allargamento della fronte, con un passaggio da 6 a 8 colonne (ecco perché ottastilo) di contro alle 17 sui lati lunghi, e queste date dimensioni diventeranno canoniche nei templi che verranno, con lati lunghi che sono il doppio della facciata più uno; all’interno il fulcro del tempio era costituito da un pronao distilo in antis (una sorta di ingresso con due colonne tra le ante), una cella, luogo centrale che per la prima volta viene suddiviso in 3 navate da un doppio ordine di colonne (uso che continuerà in età classica), e un opistodomo distilo in antis, una stanza a chiudere la cella.



È l’anticipazione arcaica del fortunato pseudoperiptero di età ellenistica.

Ma se pensate che le novità introdotte dall’Artemision finiscano qui vi sbagliate di grosso!

Perché il tempio porta anche il nome di “Tempio della Gorgone”?

Il nome è dovuto al soggetto rappresentato sull’incredibile frontone occidentale, giuntoci in parte, insieme ad alcuni frammenti dell’orientale: un insieme di lastre a rilievo in pietra tufacea, probabilmente in origine policrome.

Al centro, alta 3 m, si staglia gigantesca e terrificante una Gorgone, rappresentata secondo il tipico schema arcaico della corsa inginocchiata, i capelli selvaggi, gli occhi grandi e il “sorriso arcaico” che aleggia sulle sue labbra; ai lati, più piccoli, i figli del mostro che si pensava fossero nati dal cadavere decapitato di questo, Pegaso e Crisaore, e due pantere araldiche, richiamo dei motivi orientalizzanti; negli spazi discendenti del triangolo due narrazioni mitiche rappresentate in scala minore in cui si riconoscono l’uccisione di Priamo e la lotta di Zeus contro un gigante; riempiono i due vertici opposti giganti o titani sdraiati.

Le figure sono bidimensionali, a parte la testa della Gorgone che fuoriesce dal frontone, in quanto solo in età classica vi sarà la conquista della terza dimensione, ma la cura del dettaglio è resa in maniera squisita.

La novità? Per la prima volta sul frontone, al posto di un’unica figura apotropaica, sono raffigurate scene narrative, per la prima volta il triangolo frontonale presenta delle sculture, per la prima volta il problema dello spazio viene risolto in maniera gerarchica ponendo al centro e più grandi le figure principali e a seguire le altre in scala minore. La conquista è grande se si pensa a tutti gli splendidi frontoni che in futuro verranno realizzati!

Ma qui siamo ancora agli inizi e la scelta della decorazione frontonale ha ancora una valenza apotropaica per il frequentatore del tempio il quale, guardando verso l’alto, ricercava aiuto e protezione.

Per questo al centro di tutto vi è la Gorgone che, dominando dall’alto, insieme alle due pantere, rappresenta il male che scaccia il male stesso. E questa, signora degli animali con i due felini domati ai suoi lati, può essere vista anche come un riferimento alla titolare del tempio, Artemide stessa, “signora degli animali” anche lei.

Qui, Signore e Signori, qui si è fatta la Storia!


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