Teseo. Arianna. Dioniso.
Cosa lega queste tre figure?
Il punto di unione è la bella Arianna, figlia del re di Creta, Minosse. Secondo il mito fu lei che aiutò l’eroe Teseo ad uscire dal Labirinto costruito dal padre per rinchiudere il Minotauro, frutto della mostruosa unione tra la moglie Pasifae e il toro di Creta. Atene, sconfitta da Creta, era ogni anno (o, secondo altre versioni, ogni 9 anni) costretta ad offrire come tributo sette ragazzi e sette ragazze. Teseo, figlio di Egeo, re di Atene, si offrì per andare a uccidere il Minotauro e vi riuscì grazie all’aiuto di Arianna che, innamoratasi di lui, gli donò una spada avvelenata per uccidere il mostro e una matassa di filo (il famoso “filo di Arianna”) da srotolare per ritrovare l’uscita del Labirinto. Teseo liberò i tributi, uscì dal Labirinto e con Arianna salpò alla volta di Atene.
Si direbbe una storia a lieto fine…senonché l’eroe abbandonò la povera Arianna sull’isola di Nasso! Secondo una delle tante versioni del mito, disperata, maledisse l’eroe (e in effetti funzionò e il nostro Teseo non ebbe vita facile) e pianse così tanto da crollare addormentata. Il dio Dioniso, accompagnato dal suo tiaso, la vide e se ne innamorò tanto da farne la sua sposa.
Il tanto agognato lieto fine per Arianna che diventa moglie del gioioso dio dell’ebbrezza…e al contempo diventa anche il soggetto di molte rappresentazioni su sarcofagi romani!
La storia della bella fanciulla e del giovane dio hanno infatti larga fortuna dall’età adrianea, con diffusione crescente alla fine del II-inizio III sec. d.C., fino ad esaurirsi nel 300 d.C., insieme alle altre rappresentazioni del ciclo di Dioniso. E, tra le varie scene scelte, estremamente apprezzata è quella del ritrovamento di Arianna.
Sui sarcofagi, oltre ai due protagonisti, troviamo anche i personaggi che fanno parte del seguito del dio, tutti accomunati dall’ebbrezza e dall’eccesso, tra i quali Menadi danzanti e che suonano, i Satiri, i Sileni e il dio agreste Pan intento a suonare il suo flauto.
Tra questa moltitudine di personaggi spiccano centrali il dio nell’atto di scoprire la bella Arianna e Arianna, splendida, addormentata e sensuale, i quali richiamano molto Selene che osserva il dormiente Endimione, eroi di un altro fortunato mito.
Il tema trattato è quello dell’amore e il mito viene utilizzato in maniera tale che i committenti possano identificarsi con i protagonisti. L’immagine è un modo per confortare i vivi rimasti ad affrontare l’esistenza: se da un lato si augura ai due coniugi di rivedersi nell’aldilà e di essere di nuovo insieme per sempre, dall’altro, guardando al destino di Arianna, si augura un’unione con una divinità e quindi un’unione felice che innalza il defunto, esaltandone le qualità!
Il tema appare anche utilizzato nel caso molto particolare ed interessante di una bambina morta in tenera età: ma perché utilizzarlo se probabilmente la fanciulla non si è mai sposata?
Si vede, allora, come il motivo serva anche per augurare a una bambina di avere nell’aldilà quello che in vita non ha potuto avere, ossia un felice matrimonio e ancor meglio un matrimonio divino!
È al contempo un augurio che la bambina possa crescere, cambiare fattezze e proseguire la propria vita, un augurio forse fatto lasciando incompiuto il volto della defunta, in maniera tale che questi non possa rimanere fissato nella pietra ma abbia la possibilità di modificarsi.
Rappresentare, quindi, una sposa o bambina che sia, nelle vesti di Arianna, permetterebbe di dare conforto ai vivi, vedendo il roseo futuro che attende dopo la morte, e di augurare felicità alla defunta, affinché, svegliandosi come la fanciulla del mito, possa godere appieno di ciò che è in serbo per lei.
L’atmosfera che traspare dalla raffigurazione, allietata anche dal tiaso, quasi come se si compisse un banchetto di nozze, è gioiosa e anticipa la beatitudine fuori dal tempo che i defunti vivranno, un’esistenza senza affanni, per niente terrena, in un aldilà dionisiaco in cui i protagonisti si ricongiungeranno. Dioniso diventa qui il dispensatore di gioia e sottolinea il passaggio dalla forma di esistenza terrena a quella nuova e più felice.
Ma oltre al tema dell’amore e della felicità coniugale, altro tema che risulta affrontato è quello della bellezza della morta, donna mortale tanto bella da essere paragonata all’abbandonata mortale Arianna, divenuta dea poiché fatta sposa da Dioniso.
L’osservatore finisce per contemplare, come contempla il dio stesso, la perfezione della donna e ne resta abbagliato oltre che contento per il suo destino.
Il sonno diventa un elemento positivo, simbolo del sonno eterno della morte e permette di unirsi al dio: mentre i defunti, dormienti sui sarcofagi, sono rivolti verso l’osservatore e non verso il dio, quest’ultimo li prende con sé, immettendoli tra gli immortali.
Una visione di estrema gioia e consolazione.
La composizione ricorrente vede Arianna e Dioniso, la prima crollata addormentata e il secondo che arriva sul carro e rimane colpito dalla bellezza della fanciulla, con i protagonisti in posizione anche laterale oppure, in posizione centrale e spesso a forma piramidale, c’è la celebrazione della coppia divina e attorno il trionfo del corteo del dio.
Tutto esprime serenità, tutto esprime pace, tutto esprime bellezza.
La morte si fa bella e appare come un sogno, un sogno meraviglioso in cui si può diventare spose di un dio.
Le lacrime dei vivi si asciugano pian piano.
Il defunto è felice, continua a vivere nell’aldilà e nel ricordo dei propri cari.