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Da anfiteatro a rovina. L’unica testimonianza della Bordeaux romana: Il Palazzo di Gallieno


Francia, regione della Nuova Aquitania.

Oggi voliamo a Bordeaux, comune francese, capoluogo della Gironda.

Bordeaux, l’antica Burdigala.

Posta sulle sponde della Garonna questa piccola cittadina, meta del nostro viaggio, è una delle più antiche della Francia. Il primo insediamento gallico, Burdigala appunto, risale al III sec. a.C., venne fondato dai Bituriges Vivisques, e la scelta del luogo non avvenne per la qualità di questo, in quanto ricco di paludi: era un emporium, un centro commerciale che controllava le rotte del piombo e dello stagno tra i porti gallici e la Repubblica romana. Con l’arrivo dei Romani Burdigala si sviluppò e diventò una delle città più ricche della Gallia, prosperando in particolar modo sotto i Severi.

Ma il periodo di prosperità era destinato a finire. I Vandali, i Visigoti e i Franchi invasero l’area ripetutamente nel V sec. d.C., nel X sec. vi furono i saccheggi dei Normanni: Burdigala sprofondò nell’oscurità. Solo nel XII sec. rinascerà.

Avventuriamoci ora, nel XXI sec., nelle strade di questa cittadina. Passeggiamo tra i moderni palazzi e i giardini fioriti dell’antica città e…cosa leggiamo mai? Rue du Colisée! Strada del Colosseo! Dove mai ci porterà una strada costeggiata da nuove costruzioni?

Ai resti del cosiddetto “Palazzo di Gallieno”, unica testimonianza ancora visibile a occhio nudo della Burdigala romana!

Un palazzo? Ma allora perché chiamare “strada del Colosseo” una strada che porta a questo?

In realtà questo fantomatico palazzo è un vero e proprio anfiteatro. Struttura particolare e incastonata tra edifici moderni, in un primo periodo venne datata al 200 d.C. circa, ma in seguito, dopo gli scavi effettuati tra 2011 e 2012, la datazione venne alzata al I sec.

L’anfiteatro, situato nella periferia dell’antica città, rimane un mistero: perché prende nome da Gallieno, un imperatore di III sec. d.C. che regnò tra il 253 e il 268 ma che nella città di Burdigala non mise mai piede?



Inizialmente ed erroneamente il nome, secondo un’interpretazione medievale, si deve all’idea che le rovine del “Palazzo” fossero i resti del palazzo di Galliena, concubina di Carlo Magno e figlia del re di Toledo. Soltanto alla fine del XVI sec. la costruzione venne attribuita al nostro Gallieno.

Ma, se la costruzione dell’anfiteatro è precedente all’imperatore, perché dargli questo nome? Probabilmente per delle monete con la sua effigie ritrovate proprio nei pressi della grande costruzione.

Ma per ora il “Palazzo” rimane un mistero. Una costruzione dalle origini sconosciute, una costruzione usata come arena di combattimento per gladiatori e poi incendiata dai Franchi nel 275, abbandonata e dimenticata, luogo di prostituzione, discarica, smantellata in parte durante la Rivoluzione Francese e venduta nel 1793 a causa di un debito.

Dimenticata ma ancora piena di vita, dichiarata nel 1840 monumento storico, e finalmente valorizzata.

Accostiamoci a questo piccolo grande mistero e vediamo che cosa ne rimane e come in passato dovesse essere!

Costruito in muratura a sacco l’anfiteatro, con un’altezza di 25 m, doveva avere gradinate e spalti in legno e poteva accogliere 22.000 persone circa. Gli ingressi erano due (ne resta uno), uno a ciascuna estremità dell’ellisse e la struttura era costituita da sette ellissi concentriche divise in 64 campate che davano su altrettante arcate esterne.

Oggi del recinto esteriore restano solo due grandi porte d’entrata. Le porte erano sormontate da archi a uguale distanza l’uno dall’altro, e da queste si entrava nei corridoi e nei portici del pianterreno e del piano inferiore. Due porte alle estremità e probabilmente altre due simili nelle estremità della larghezza; al pianterreno due portici attraverso cui si entrava mentre al primo e al secondo piano logge, e quelle del secondo facevano tutto il giro dell’anfiteatro.

Le due porte che restano, destinate all’ingresso dei gladiatori e delle bestie all’interno dell’arena, sono quasi intere, costituite da capitelli che sostengono una specie di architrave sopra la porta, ancora più su un grande arco o finestra con due nicchie di uguale grandezza, un altro architrave e una sorta di cornice sopra cui ci doveva essere un attico che correva lungo tutto l’edificio.

Pianterreno in ordine toscano e il superiore in ordine dorico, di cui non resta nulla.

Su e ancora più su si innalzava questo maestoso anfiteatro, un insieme di piccoli dadi tagliati di pietra dura, di arcate che si susseguivano l’una dietro l’altra e di ellissi concentriche sempre più piccole.

Quello che resta è forse solo un ottavo dell’originale ma anche solo in questo possiamo vedere la potenza e la maestosità dei tempi andati, dei tempi in cui il legame con Roma era indissolubile, un legame che rimane ancora molto sentito nel quartiere della Bordeaux di oggi.

Percorrete Rue du Colisée, contemplate le rovine di questo misterioso gigante e rivedete con gli occhi della mente Burdigala.

Burdigala e il Palazzo di Gallieno.


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