Una Madonna seduta con in braccio il Cristo bambino. Quest'ultimo gioca con un aspo (un bastone con due piccole aste legate perpendicolarmente dove si ammatassava il filo della lana per filare). Il corpicino è posto diagonalmente, la gamba destra piegata, la sinistra allungata. Lo sguardo è curioso, come si addice ai bambini di quell'età, ancora piccoli per comprendere. Maria lo guarda, il volto è preoccupato, perché sa che quel fuso (la cui forma ricorda una croce), presagisce quello che accadrà al figlio una volta divenuto adulto. Dietro di loro si staglia un paesaggio roccioso, che digrada verso il fondo in modo magistrale. Il soggetto della "Madonna dei fusi" è stato molto usato in bottega di Leonardo. Esistono molte copie di questo dipinto (si ritiene che l'originale sia andato perduto), le cui più importanti si trovano a New York (collezione privata) e al Castello di Drumlanrig, in Scozia.
Apprendiamo che Leonardo stava lavorando ad una Madonna dei fusi da Pietro da Novellara, consigliere di Isabella d'Este. Novellara era stato inviato da Isabella a Firenze (era il 1500) perché voleva sapere su cosa stesse lavorando il maestro. La donna desiderava da sempre un ritratto da Leonardo (conosciamo solo un disegno preparatorio che la rappresenta di profilo), ma non era mai riuscita ad averlo. Pietro da Novellara invia una lettera a Isabella d'Este spiegando che l'artista era impegnato alla realizzazione di un "quadrettino", per Florimond Robertet, segretario del re di Francia, che raffigurava una Madonna con Bambino nell'atto di "inaspare i fusi". Un dettaglio importante descritto da Novellara è che il Bambino ha un piede in un cesto, cosa che però non compare nelle due versioni citate. È quindi sicuro che si tratti di due copie, o di due tavole realizzate in bottega, iniziate dal maestro e poi completate da allievi. L'originale di Leonardo sembra dovesse avere questo particolare del cesto che forse poi è stato eliminato, per motivi che ad oggi ignoriamo. La cosa non stupisce visto che Leonardo era solito lavorare in questo modo. Dalle sue tavole gli allievi derivavano le loro, che potevano mutare in qualche cosa, oppure rimanere uguali.
Delle due versioni prese qui in considerazione, è sicuramente di miglior fattura quella conservata a New York in collezione privata. Il dipinto è attestato già nel 1809, quando Henry Petty-Fitzmaurice comprò la tavoletta da un'asta di Christie's. Già in questo periodo era attribuito a Leonardo. Passerà poi a Cyril Flower e poi portato a Parigi, dove fu comprato da Nathan Wildenstein e René Gimpel. Arriverà a Montreal dove sarà venduto a Wilson Redford nel 1928. Solo nel 1971 sarà acquistato dal proprietario attuale e tenuto in collezione privata, anche se varie volte esposto in mostre, anche in Italia: Napoli (1983) e Roma (1984).
Molto bello il paesaggio sullo sfondo. Le montagne che digradano verso il cielo sono tipiche dell'arte di Leonardo. Le ritroviamo sia nella "Gioconda" che nella "Vergine con Sant'Anna e il Bambino". Inoltre si notano dei corsi d'acqua tra le rocce. Il tutto richiama gli studi che Leonardo stava facendo sull'erosione delle stesse e sull'acqua.
La datazione è ancora dubbia. Un termine post quem è il 1501, non facile è trovare la data ante quem. Dall'esame riflettografico è stato accertato il fatto che si tratti di una tavola realizzata dalla bottega sull'originale di Leonardo e che l'abbia dipinta non a troppa distanza. La datazione oscilla quindi tra il 1501 e il 1507.
La versione di Edimburgo è sicuramente stata realizzata da mani meno esperta. La fattura è nettamente inferiore a quella di New York. Lo sfumato è solo accennato, le catene rocciose sono quasi un piano senza tridimensionalità . Anche i volti della Madonna e del Bambino sono "piatti", senza espressione, a tratti "deformati". Sembra appurato che il paesaggio ha subito numerose ridipinture, fatte da varie mani (forse non solo allievi di Leonardo).
Questa versione apparteneva ai duchi di Hostun e Tallard. Nel 1756 venne comprata da George Montagne e nel 1767 si stabilisce dai duchi di Bucchleuch. Sicuramente anche questa tavola è stata elaborata sull'originale leonardesco. Leonardo ha probabilmente messo mano in alcuni punti, ma l'ha poi abbandonata quasi subito. Troppe sono le divergenze con la sua arte e la tecnica dello sfumato.