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IL CULTO DI POSEIDONIA A PAESTUM


Paestum, frazione della città di Capaccio, è uno dei siti archeologici più visitati della Magna Grecia.

Nel 1998 ottenne il riconoscimento come patrimonio dell’UNESCO, titolo che conferma l’importanza e la bellezza di questa cittadina.

All’interno del parco archeologico di Paestum svettano i tre famosi templi dorici, strutture che oggi sono le vere protagoniste di tutte le attività promosse dal comune, come concerti, comizi politici o gare d’arte.

In questo articolo non descriveremo i tre templi dorici a livello architettonico, ma parleremo delle divinità titolari di queste strutture templari.

Prima di entrare nel merito dell’articolo bisogna fare alcune piccole precisazioni sull’uso e considerazione dei templi nel mondo greco - romano.

Nel mondo antico il tempio era la “casa” della divinità: infatti la struttura templare aveva lo scopo di proteggere e ospitare la statua del Dio.

Il luogo centrale per il culto è l'altare, poiché al di sopra di esso, si svolge il rito più importante: il sacrificio; l'altare era sempre posizionato in asse con il tempio, per permettere alla divinità di poter “osservare” il sacrificio a lei dedicato.

Dopo questa piccola premessa possiamo parlare delle divinità presenti a Paestum. Bisogna specificare che sono solamente ipotesi basate sui pochi ritrovamenti archeologici, che nel corso degli anni, sono emersi dalla città.

SANTUARIO SETTENTRIONALE

Il santuario settentrionale si trova vicino alla porta Aurea (l’ingresso nord della città). Oggi, nell’area del santuario, possiamo ammirare un grande tempio dorico probabilmente dedicato ad Athena. Gli archeologi credono sia dedicato a questa divinità, in quanto, sono state trovate diverse statuine raffiguranti la dea con egida, elmo e scudo.

Questa identificazione è confermata anche da un ritrovamento, sempre nella stessa zona, di un orlo di bacile dedicato a Minerva databile al III secolo a.C., segno che nel periodo romano il culto venne mantenuto.

Secondo alcuni studiosi, vicino al tempio dedicato ad Athena, doveva essere presente un tempio dedicato ad Afrodite.

Questa idea nasce da alcuni ritrovamenti di statuine di danzatrici e colombe che sappiamo essere collegate al culto della dea dell’amore.

Gli scavi archeologici che hanno interessato l’area però non hanno fatto emergere nessuna struttura a carattere sacro.

Ardovino, archeologo che ha dedicato tutta la sua vita allo studio della città di Paestum, afferma che l’accostamento delle due dee è un fatto del tutto eccezionale, ma che non può essere escluso in quanto, non solo, i ritrovamenti sono molto consistenti, ma soprattutto l’area del santuario non è stata sufficientemente indagata per alcune strutture moderne sul luogo.



SANTUARIO MERIDIONALE

Il santuario meridionale si colloca vicino porta Giustizia (ingresso sud della città) e presenta gli altri due templi dorici.

Il tempio più a sud venne costruito verso la metà del VI secolo a.C., e probabilmente, era dedicato alla moglie di Zeus: Hera.

L’altro tempio, quello denominato molto spesso “Tempio di Nettuno”, venne costruito intorno il V secolo a.C.

Il santuario meridionale presenta moltissime strutture templari e molteplici altari, segno che erano presenti numerosi culti nell’area. Per semplificare il tutto cercheremo di essere molto puntuali, parlando solamente di quelli più importanti e che hanno lasciato evidenti tracce sul territorio.

Secondo Sestieri (famoso archeologo) i due templi dovevano essere entrambi dedicati ad Hera. Questa ipotesi affermerebbe quindi che la dea, senza un motivo preciso, sarebbe la titolare di tue templi affiancati.

Ancora oggi alcuni manuali archeologici chiamano i due templi dorici “primo” e “secondo” Heraion.

Il già citato Ardovino afferma che il culto di Hera era presente soltanto all’interno della c.d. Basilica (tempio più a sud dell’area santuariale).

Il culto di Hera a Paestum si divide in culto con connotazioni maschili e femminili. La funzione di Hera legata al mondo maschile è importantissima .

Sono state trovate diverse statuine della dea in armi e un disco di argento con la dedica “fortificaci gli archi” che hanno fatto pensare ad una connotazione guerriera di Hera.

Probabilmente a Paestum era presente la cerimonia dell’Aspis. Questa cerimonia prevedeva che alcuni arcieri colpissero degli scudi di argento. La cerimonia però non ha lo scopo di lodare la guerra ma di segnare il passaggio dall’età infantile a quella adulta dei ragazzi della Polis.

Il culto con connotazioni “maschili” di Hera è rimasto nell’ombra per colpa delle cospicue e vistose offerte femminili, questo è normale, in quanto la dea protegge anche la fecondità.

Questo suo aspetto è ben evidenziato dalle statuine votive ritrovate in tutta l’area del santuario. Queste statuine raffigurano la dea seduta in trono con un melograno in mano. Il frutto del melograno, con tutti i suoi chicchi, è un fortissimo simbolo di fertilità.


Il tempio centrale, più grande e sopraelevato rispetto alle altre strutture, non si sa ancora con precisazione a chi fosse dedicato.

Oggi viene definito di Nettuno, perché nel Settecento si pensava che fosse dedicato a questa divinità. Per confermare questa ipotesi sono state create molteplici “placche” dedicate al dio degli abissi. In realtà Nettuno probabilmente non è mai stato adorato a Paestum, infatti, anche se le monete emesse dalla Polis raffigurano il dio, non sono sufficienti a determinarne il culto. In più nessun ritrovamento sembrerebbe confermare questa ipotesi.

Oggi gli studiosi sono combattuti tra l’attribuzione a Zeus ed Apollo. In realtà queste supposizioni si basano sui pochi elementi emersi durante gli anni. Alcune statuine raffiguranti arcieri hanno fatto ipotizzare la presenza di Apollo, mentre alcune statuine con la sacra coppia, Zeus ed Hera, hanno fatto pensare la partecipazione di Zeus.

Purtroppo entrambi questi elementi non sono sufficienti per determinare il culto.


In questo piccolo articolo abbiamo analizzato in maniera molto approssimativa la situazione del culto all’interno della città di Paestum. Purtroppo la situazione non è molto chiara, infatti, gli scavi condotti nel Settecento e Ottocento hanno danneggiato irreparabilmente l’intera città.

Oggi, gli scavi moderni, cercano di recuperare i pochi materiali rimasti nel territorio sperando di riuscire a ricostruire la storia.

[Le foto sono state scaricate dal sito ufficiale dedicato al parco archeologico di Paestum: www.museopaestum.beniculturali.it]

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