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Achille scoperto a Sciro. L’eroe rivive nella Casa dei Dioscuri a Pompei


Achille è l’Eroe.

Achille è colui che ha reso possibile la vittoria degli Achei nella famosa e cruenta Guerra di Troia.

Achille è colui che è morto per questa guerra e che, grazie a ciò, è diventato immortale.

Ma avrà davvero voluto intraprendere questi 10 anni di conflitto con la prospettiva di morire giovane?

Non proprio e di questo ce ne parla Stazio nella sua Achilleide, ben successiva all’Iliade di Omero, ma ottima per comprendere ancora meglio la figura di Achille. Stazio ci narra infatti di un evento escluso dal poema omerico, raccontato in più versioni successive, e si tratta delle vicende di Achille a Sciro.

Tutto parte dalla madre del futuro eroe, la ninfa Teti, la quale, sapendo il tragico destino che attendeva il figlio, svelatole da una profezia, decise di nasconderlo sull’isola di Sciro travestito da ragazza. Achille inizialmente fu restio ma acconsentì, subito colpito dalla bellezza delle fanciulle con cui avrebbe dovuto vivere. Teti lo vestì da fanciulla, lo fece spacciare per sorella di Achille o per principessa straniera e lo mise sotto la protezione del re di Sciro, Licomede, raccomandandolo di sorvegliarla. Achille venne presentato col nome di Pirra, “la rossa”, visto il colore dei suoi splendidi capelli, apprese l’educazione e i modi femminili, vivendo tra fanciulle della sua età che subito lo accettarono nel loro gruppo, e strinse in particolar modo amicizia con la figlia del re, Deidamia, alla quale divenne sempre più difficile nascondere il proprio interesse sentimentale…e infatti alla fine, durante dei festeggiamenti in onore del dio dell’ebbrezza Dioniso, egli si unì alla principessa svelandole la sua vera identità: la relazione tra i due venne tenuta nascosta, per evitare le ire di Licomede, ma dall’incontro nacque un bambino, Neottolemo.

Intanto un’altra profezia fatta da Calcante confermò agli Achei che la guerra non avrebbe mai potuto avere esito positivo senza la partecipazione di Achille e allora, saputo che egli si nascondeva a Sciro, Odisseo, Diomede e altri partirono alla sua ricerca con una spedizione: giunsero a Sciro come mercanti offrendo come doni per la corte di Licomede monili e strumenti musicali, nascondendo tra questi anche delle armi. Rimasti poi fuori dalle stanze delle donne imitarono i rumori di un attacco nemico e Achille non poté fare a meno di rivelare la sua natura, impugnando le armi e preparandosi a combattere!


Achille a Sciro, particolare Odisseo e Achille


Gli Achei avevano vinto e Achille fu costretto a partecipare alla missione, scegliendo di morire giovane ma di venire ricordato per sempre.

E Deidamia e Neottolemo?

La fanciulla chiese di seguire l’amato ma le venne impedito e allora implorò Achille di non avere figli con altre donne: così fu e purtroppo egli non poté più ricongiungersi a lei e al figlio.

Questa parte della storia di Achille era amata e ben conosciuta e da Plinio sappiamo che un certo pittore, Atenione di Maronea, allievo di Glaucione di Corinto e vissuto tra IV-III sec. a.C. insieme all’artista Nicia ai tempi di Alessandro Magno, raffigurò “un Achille vestito da donna mentre Ulisse lo scopre”. Egli, rispetto a Nicia, aveva uno stile più netto e duro, severo nel colore ma piacevole nella sua severità: ebbe successo ma morì giovane e di lui, oltre all’opera appena nominata, vengono ricordate anche un “gruppo di famiglia” e “un palafreniere accanto al suo cavallo”.

Ma è della pittura di Achille a Sciro che sappiamo di più in quanto ci viene in aiuto la splendida Pompei: è stato possibile riconoscere qui ben quattro pitture parietali, copie del celeberrimo Achille di Atenione!

Tutte risalgono più o meno a questo prototipo, anche se con qualche piccola variante, ma è soprattutto una, quella della Casa dei Dioscuri, che ci mostra un pizzico di quella che doveva essere la bellezza dell’originale. Le altre tre pitture risultano meno riuscite e l’evento mitologico non appare in tutta la sua drammaticità, essendo totalmente carente di pathos.

Ad essere colto è proprio il momento del riconoscimento di Achille nella delicata Pirra e questa versione, ricca di intensità e drammaticità, e non molto ben conservata, si può oggi ammirare al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.


Achille a Sciro, Casa dei Dioscuri

La disposizione dei personaggi è ben riuscita e le figure centrali vengono disposte a formare una sorta di triangolo: i gesti sono bruschi, le membra in movimento, le ginocchia piegate nella foga. Sulla destra l’astuto Odisseo, dal corpo scuro e virile, viene identificato dal tipico copricapo da marinaio, il pileo, e con la destra afferra bruscamente il braccio di Achille, dalle vesti delicate e dalla pelle chiara, simile a quella di una fanciulla, ma dall’aspetto al contempo possente, la spada nella destra e lo sguardo intenso, ormai consapevole del proprio tragico destino; alle spalle egli viene trattenuto da un’altra figura bruna, quella di Diomede, mentre sullo sfondo si apre un colonnato nel quale, su diversi piani, si vedono Licomede con i suoi uomini armati e Deidamia che fugge spaventata, i veli al vento e il seno scoperto.

Il senso della profondità, i forti chiaroscuri che accentuano l’importanza del momento, i riflessi sul metallo dello scudo poggiato a terra, le figure piene di significato e degne della grandezza del mito…tutto ciò rende incredibile ed estremamente tragica questa rappresentazione.

L’intensità del momento è palpabile e l’osservatore non può non osservare con sgomento la “cattura” di quell’eroe che è Achille e andare con la mente a quello che sarà il suo tragico destino.

Tutto per una guerra e per la gloria.


Di Silvia Urtone

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