Di Silvia Urtone
“Sbaglia chi dice che a un guerriero sia necessaria la bruta forza, ci vuole strategia. Ci vuole comprensione, intelligenza, pazienza. Ci vuole Atena, la Dea.”
Sii saggio, sii paziente in questi tempi in cui la prudenza deve essere messa al primo posto…ma a chi bisognava rivolgersi nell’antichità per chiedere un po’ di sapienza?
Ebbene, se si pensa alla sapienza è inevitabile pensare alla dea Atena, la Minerva romana.
È proprio lei a incarnare la saggezza più vera e pura.
Atena è sì la dea della guerra e delle tattiche militari, ma soprattutto quella delle arti, della sapienza e dell’artigianato. Ella incarna la furbizia e l’astuzia (non per niente il suo protetto era il famoso Odisseo, l’eroe dal multiforme ingegno, riconosciuto da lei quasi come un suo pari tra gli uomini!) ed è figlia del sommo Zeus, padre degli dèi.
E come nacque?
Ovviamente in maniera assai particolare e adeguata alla sua immagine di donna guerriera e saggia…dalla testa del padre e già adulta e armata!
Le versioni relative alla sua nascita sono ovviamente molteplici ma, secondo la più conosciuta, Zeus si unì a Metis, dea della saggezza, e subito gli venne fatta una profezia che lo sconvolse: il frutto di quell’unione sarebbe stato un figlio più potente di lui. Egli venne terrorizzato da ciò e costrinse Metis a trasformarsi in una mosca o in una goccia d’acqua, inghiottendola. Ma era ormai troppo tardi e la dea era rimasta incinta. La dea-mosca-goccia d’acqua iniziò allora a prepararsi alla nascita e a realizzare un elmo e una veste per la figlia in arrivo (sapeva che sarebbe stata una femmina) ma il rumore di tutta questa attività causò un dolore terribile al padre degli dèi così che Efesto, dio del fuoco e della metallurgia, aprì la testa di Zeus…e da questa balzò fuori Atena stessa, la figlioletta, adulta, combattiva e già armata di tutto punto!
La figlia che sarebbe dovuta essere la rovina di Zeus divenne addirittura la creatura più amata da lui, saggia e potente, e venerata e temuta da tutti, protagonista di miti e vicende che ne rivelano il suo carattere estremamente orgoglioso e combattivo.
Una donna guerriera che può decidere lei della sua sorte, vergine e dotata di forza, esempio per tutte le donne che rivolgevano a lei preghiere e offerte.
Una donna, quindi, in Grecia e a Roma, incarnava la saggezza…ma in Egitto?
Ebbene, qui troviamo un dio ibis e il suo nome è Toth!
Egli appartiene alla religione dell’antico Egitto ed è dio della Luna e della sapienza, della matematica e della geometria, della scrittura ma anche della magia e misuratore del tempo e dello scorrere delle stagioni. Proprio per la sua connessione con il succedersi delle stagioni è rappresentato con la testa a forma di ibis, l’uccello sacro che popola le rive del Nilo e sorvola il fiume, e con il corpo di uomo con tra le mani penne, tavolette e papiro, il materiale per la scrittura di cui è il creatore. Questa è la sua forma più diffusa ma è possibile trovarlo anche con il corpo umano e la testa di babbuino, scimmia che molte volte, nelle sue pose, assume quella tipicamente riflessiva che tanto si confà a un dio della saggezza.
In entrambi i casi reca sul capo una grande luna piena.
E infatti egli è dio di molte cose, il dio della luna, del disegno e della scrittura, della medicina e dell’astronomia, della saggezza e della magia, patrono degli scribi e inventore della scrittura, e anche, secondo il mito, di ben quarantadue libri in cui era racchiusa tutta la sapienza del mondo.
Dio della legge e del diritto, retto e giusto, fu lui a decidere, dopo la morte di Osiride, chi dovesse governare tra il figlio Horus e il fratello traditore Seth e, come se non bastasse, è anche il giudice della famosa “pesatura del cuore” alla morte del defunto, il momento in cui quest’ultimo viene giudicato se degno o meno di entrare nel mondo dell’Aldilà. L’anima del defunto, davanti a Osiride e a Toth, schierati e minacciosi davanti a lui, si presenta a loro, fa la sua confessione e attende il verdetto, dato dalla pesa sulla bilancia del cuore e di una piuma, simbolo della giustizia e di Maat: se il cuore, appesantito da molteplici colpe, pesa più della piuma, il defunto viene divorato dalla mostruosa dea Ammit, scomparendo per l’eternità; se il cuore risulta leggero come la piuma, senza colpe e sincero, il defunto può entrare nell’Aldilà.
E Toth è lì, pronto a giudicare e ad annotare tutto, scriba degli dèi adibito alla trascrizione di tutto.
Inventore di tante e tante cose, secondo i sacerdoti è colui che ha creato ogni cosa dal suono e che, attraverso i geroglifici composti per scrivere, ha anche il controllo della magia, i cui incanti sono contenuti in libri favolosi sigillati e nascosti in una cripta.
Toth è, al contrario della razionale Atena greca, il dio del mistero, dei sotterfugi e della magia e anche per questo, secondo la credenza greca, viene associato al mutevole Ermes, astuto, osservatore della notte e messaggero degli dèi.
Le due divinità descritte sono lontane eppure vicine, responsabili di aver portato nel mondo la saggezza, quella saggezza che proprio in questi tempi tragici dobbiamo mostrare, per sopravvivere e andare avanti.
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