“Dal punto di vista artistico dobbiamo riconoscere nel fregio della Colonna Traiana la più alta e più originale espressione del rilievo storico romano e una delle più significative opere d’arte di tutta l’Antichità.”
(Ranuccio Bianchi Bandinelli, Roma. L’arte romana al centro del potere)
Così come affermato dall’archeologo e storico dell’arte Bandinelli, la Colonna Traiana è un’opera da guardare con un occhio di riguardo, è la nascita tangibile di una forma d’arte nuova che si possa definire interamente romana.
Lehmann Hartleben, il primo che la studiò, la definì un’opera d’arte “all’inizio della tarda antichità” ma è davvero possibile ritenere piena arte romana quella del periodo augusteo?
Secondo Bandinelli no, un’arte propriamente romana nascerebbe proprio con questa stupenda e particolarissima colonna in cui lo studio del passato dà vita a qualcosa di nuovo: qui la fusione tra ellenismo orientale e tradizione artistica medio-italica (avviatasi in età repubblicana) avviene pienamente e il cosiddetto “Maestro delle Imprese di Traiano” riuscì nell’intento di produrre un qualcosa di totalmente nuovo.
Tra corrente dell’arte plebea e naturalismo ellenistico la Colonna Traiana ha temi che verranno ripresi nel periodo tardoantico ma uno stile che gli si discosta nettamente: è un’opera sì al servizio della propaganda imperiale ma al contempo risente della libertà di comporre e rappresentare dell’artista…è linguaggio e arte nuova!
La Colonna venne innalzata a Roma per celebrare la conquista della Dacia da parte dell’imperatore Traiano nel corso delle due campagne del 101-102 e del 105-107 d.C.: il valoroso imperatore si era spinto al di là del Danubio e delle Alpi Transilvane fino ai Carpazi orientali, spinto dalla poca sicurezza del confine danubiano stesso e per portare avanti una politica di espansione verso l’Oriente, annettendosi al contempo il possesso del Mar Nero e i ricchi giacimenti di oro e ferro.
Traiano riuscì nel suo intento e il 12 maggio del 113 venne inaugurata la Colonna Traiana, innalzata nello stesso Foro di Traiano, nello stretto cortile alle spalle della Basilica Ulpia e tra due biblioteche.
In passato, fin dall’età ellenistica e anche a Roma, colonne a supporto di statue onorarie erano state erette e dedicate a divinità ma era la prima volta che veniva l’idea di avvolgere una colossale colonna, sormontata dalla statua di un imperatore, con un nastro figurato, una spirale attorno al fusto, come una sorta di fumetto!
Dal basso verso l’alto veniva descritta in immagini tutta la campagna in Dacia, basandosi probabilmente sui perduti Commentarii di Traiano e sull’esperienza diretta dello stesso artista, tutto in ordine cronologico e preciso, persino i particolari degli armamenti, e l’opera fu veramente una novità assoluta nell’arte antica, diventando un vero e proprio punto di arrivo per il genere del rilievo storico romano, le cui origini erano da ricercare nelle pitture trionfali.
La Colonna Traiana è arte romana vera e propria, un’espressione autonoma anche se ovviamente culturalmente è continuazione del suo passato.
Essa ricordava l’altezza della sella collinare prima dello sbancamento per la costruzione del Foro, raccoglieva le ceneri dell’imperatore e col suo fregio a spirale e la sua iscrizione ricordava le sue coraggiose imprese: rimase sempre in piedi, anche dopo la rovina degli edifici del Foro, nel tempo attorno a lei sorsero edifici privati che vennero eliminati…e la colonna oggi si staglia ancora lì dove venne eretta.
È alta 100 piedi romani, ha un fusto di ben 27 m costituito da 17 rocchi di marmo greco sovrapposti e il rilievo si svolge in 23 giri per 200 metri di lunghezza: sulla sommità doveva essere collocata una statua bronzea di Traiano, il basamento era ornato su tre lati da cataste di armi e, al di sotto dell’epigrafe, una porta conduceva alla cella interna al basamento, dove vennero collocate le ceneri dell’imperatore e della moglie Plotina e dove cominciava una scala a chiocciola di 185 gradini.
I 200 metri di fregio continuo vennero eseguiti quando la colonna era già stata montata e il “fumetto” reca circa 100-150 scene con 2500 figure e cresce di altezza man mano che si sale, correggendo in tal modo la deformazione prospettica verso l’alto.
Il rilievo appare quasi una pittura, le figure sembrano muoversi in ampi spazi e sono ben evidenziate da un solco di contorno che crea un’ombra, mentre alcune parti sono incavate. La narrazione delle spedizioni di guerra seguono alcuni temi fissi che venivano usati nelle pitture trionfali, ossia la partenza, la costruzione di strade e di fortificazioni, le cerimonie religiose, il discorso alle truppe, l’assedio, la battaglia, la sottomissione dei nemici vinti e talora scene di crudeltà e di saccheggio.
Tutti questi temi vengono però modificati e adattati alle circostanze, le scene non si ripetono mai ed è tutto sempre originale, fresco e nuovo!
Il principe ha una nuova immagine, quella di primo funzionario dello Stato, è serio, mai esaltato e adulato, appare più come un giudice giusto che come un vincitore, mentre i nemici vinti sono raffigurati con rispetto e simpatia, figure dall’animo grande e valoroso, persino il loro capo Decebalo che combatte per la libertà e la cui testa verrà portata su un piatto tra le truppe romane.
La Colonna Traiana è qualcosa di estremamente nuovo, un fumetto dell’antichità, uno stile che è un punto di arrivo…il quale verrà bruscamente interrotto dal successore Adriano, in un ritorno all’idealizzazione e alla celebrazione dell’arte greca.
Di Silvia Urtone
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