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Emozione Arte

I 5 PADIGLIONI FLOP DELLA 58ESIMA BIENNALE ARTE

Di Francesco Mancini


La 58esima Biennale Arte 2019, intitolata May You Live In Interesting Times, ha aperto le proprie porte l'11 maggio, mostrando al mondo le opere dei numerosi artisti selezionati.

Come ad ogni edizione, anche in questa, troviamo sia Padiglioni che contengono opere innovative e ben posizionate sia Padiglioni che hanno deluso le aspettative.

Per onestà intellettuale bisogna ammettere che tutti i padiglioni nascono da idee interessanti, ma purtroppo in molti casi non vengono sviluppate bene, vanificando tutto il lavoro svolto dal curatore e dagli artisti.


5. CANADA

Per questo Padiglione si avevano moltissime aspettative, visto che per la prima volta, si è voluto dare voce al popolo degli inuit. Per la 58esima edizione della Biennale, infatti, è stato selezionato il gruppo ISUMA, capitanato da Zacharias Kunuk e Norman Cohn, che ha presentato un video, lungo ben 122 minuti, dedicato interamente a questo popolo.

Il film, che ha l'intento di raccontare la lotta di questo popolo contro la pressante globalizzazione, ha un nobile obiettivo che però non viene ben sviluppato. Ben 122 minuti di video in lingua Inuit (anche se sottotittolato in inglese) risulta pesante, e ben poche persone hanno il coraggio di arrivare fino alla fine del progetto.

Questo film sarebbe più adatto al festival del cinema di Venezia o a qualche programma dedicato a documentari, non di certo alla Biennale Arte, dove l'immediatezza del messaggio è la chiave di volta del successo.


4. GEORGIA

Il Padiglione della Georgia presenta una struttura a gradoni ricoperta di mattonelle bianche piena di rubinetti a forma di lettere dell'alfabeto georgiano e schermi dove vediamo l'artista e la ballerina di danza classica, Anna K.E., muoversi in alcuni ambienti misteriosi.

Lo scopo dei filmati sarebbe quello di analizzare il rapporto tra il corpo umano e l'ambiente circostante, ma non si capisce il punto di unione tra quest'ultimi e i rubinetti a forma di lettere dell'albafeto.

L'installazione risulta quindi piena di elementi poco coesi tra loro, rendendo il messaggio dell'artista incomprensibile e poco chiaro.


Padiglione Georgia

3. ARABIA SAUDITA

La mostra After Illusion (titolo derivante da un'antica poesia araba) propone un dialogo tra l'artista Zahrah Al Ghamdi e il materiale naturale che lei associa alla sua casa. L'artista ha deciso di realizzare enormi colonne di tessuto decorate da vasetti ceramici di varie forme e dimensioni. Purtroppo il risultato finale non raggiunge lo scopo. Sembra più di stare sotto il mare ad ammirare i fondali pieni di coralli che i materiali dell'Arabia Saudita.


Padiglione Arabia Saudita



2. MADAGASCAR

La mostra, intitolata I have forgotten the night, sancisce il debutto di questo paese all'interno della biennale di Venezia. Purtroppo come debutto è parecchio sottotono e non raggiunge l'obiettivo sperato. Lo scopo dell'artista, Joël Andrianomearisoa, sarebbe quello di creare un ambiente immersivo, dove esiste solamente il buio e il giorno non arriva mai. Purtroppo per l'artista e per il curatore il giorno arriva eccome, vanificando i loro obiettivi e trasformando il padiglione in un lungo percorso pieno di carta nera.

Con qualche piccolo accorgimento in più il risultato non sarebbe stato così disastroso e si sarebbe raggiunto l'obiettivo. Questo insegna una cosa fondamentale, il progetto deve sempre rendere conto allo spazio in cui si ipotizza di realizzarlo.


Padiglione Madagascar

1. EGITTO

Bisogna ammettere che il padiglione Egitto nasce da un'idea interessante, ovvero quella di far dialogare il passato con il presente. Purtroppo però tra piramidi finte e sfingi con lo schermo al posto della testa si perde totalmente il messaggio degli artisti. Le opere sono divertenti e carine prese singolarmente, ma messe tutte quante assieme purtroppo stonano parecchio.


Padiglione Egitto

Questi Padiglioni evidenziano le grandi difficoltà dell'arte contemporanea. Le idee degli artisti sono spesso innovative ma di difficile realizzazioni. Purtroppo quando si cerca di curare una mostra bisogna tenere conto di molteplici fattori e se ne viene tralasciato solamente, uno tutto il progetto perde prestigio.

Speriamo che appena queste opere verranno inserite all'interno dei musei, si potrà veramente godere del messaggio che gli artisti volevano comunicarci.


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