Di Silvia Urtone
Ottaviano Augusto, colui che segna la fine tra il periodo repubblicano romano e l’inizio del glorioso Impero, è l’uomo dai mille volti, l’uomo di cui sono giunti ritratti il cui numero supera qualsiasi altro imperatore romano.
I ritratti di Augusto sono oltre 210 e ancora di più dovevano essere quelli presenti a quei tempi, esposti in ogni dove, al chiuso e all’aperto: l’imperatore doveva essere onnipresente. Era su statue in bronzo e in marmo, su monete e gemme preziose, su busti e tavole lignee, su cammei e vasi, su armi e utensili vari…dovunque ci si imbatteva nelle immagini del sommo Augusto!
La massa di ritratti giuntici è dunque esorbitante e, al fine di mettere un minimo di ordine e di semplificare la situazione, alcuni archeologi li hanno classificati basandosi sulla disposizione dei riccioli dell’imperatore sulla fronte, metodo in parte contestato da coloro che invece preferiscono basarsi sulla fisionomia del volto. Ma è un metodo piuttosto interessante, ci permette di identificare tre prototipi e di conoscere un pizzico di più Ottaviano e il messaggio che voleva trasmettere tramite le sue rappresentazioni.
La prima tipologia risale al 40 a.C. o giù di lì: Ottaviano è un principe ventitreenne con capelli ricci e scompigliati spostati su un lato (ricorda un po’ Alessandro Magno dai tanti e mossi capelli), un volto scarno e magro e un lungo collo che allude alla sua parentela con il padre adottivo Cesare. Il profilo è allungato, il mento stretto e appuntito e la mascella contratta sembrano indicare una certa tensione nervosa nel giovane; la fronte è leggermente aggrottata così come anche le sopracciglia, gli zigomi alti sono piuttosto pronunciati, la bocca compressa e duramente chiusa e gli occhi contratti.
L’ideazione di questo tipo deriva certamente dai ritratti tardo repubblicani di personaggi come Pompeo, Agrippa e altri uomini di potere…questi Ottaviano vuole ricordare, anche se con forme più ammorbidite, uomini forti dall’espressione patetica che sembrano portare sulle loro spalle tutte le preoccupazioni del mondo ma al contempo decisi e desiderosi di avere successo.
Numerose ripetizioni e varianti del ritratto del 40 a.C. vengono create in età augustea e anche dopo la morte del princeps, mescolando gli elementi con tratti della seconda tipologia, la più famosa.
Si chiama “tipo Prima Porta” o semplicemente “tipo Augusto”, è il secondo commissionato da Ottaviano e il più amato e riprodotto: viene creato nel 27 a.C. in occasione della “restaurazione” della res publica, quando il senato conferisce ad Ottaviano il titolo onorario di “Augusto”, l’eccelso, il sublime, e questi diventa primus inter pares, anche se me fatti uomo dal potere illimitato e nessun vincolo!
Il nome “tipo Prima Porta” è dovuto al ritrovamento in questa località, nella villa di Livia, della statua più famosa del genere, e il ritratto di questo tipo ha così tanto successo da essere riproposto moltissimo durante il principato, dopo la sua morte, anche se con qualche variante, e da comparire al momento in non meno di 150 esemplari.
Adesso Ottaviano non è più un “semplice” giovane, è augustus e c’è bisogno di un nuovo tipo di ritratto che esprima la bellezza e la sicurezza del nuovo e prospero governo instauratosi, c’è bisogno di un’immagine ufficiale, simbolo del nuovo principato.
Augusto ha un volto intenso e solenne, la fronte contratta al di sopra delle sopracciglia, gli occhi impersonali e profondi, gli zigomi e la bocca più somiglianti al vero e unico tratto realistico in tutto questo sono le orecchie a sventola. Egli ha 36 anni ma la sua età non è affatto percepibile e l’artista è riuscito a creare delle forme classiche che conferiscono al volto delle caratteristiche atemporali: è proprio l’arte greca al massimo della sua perfezione ad essere ripresa come esempio di bellezza e di ideale assoluti e ad essere rielaborata in maniera innovativa in chiave romana!
Le forme classiche contribuiscono a creare l’immagine di un princeps senza tempo, eterno, colto in un’età ideale e fermo in questa, immagine di stabilità immutabile e di perfezione: Augusto è superiore agli uomini, è colui che porta una nuova età dell’oro, che assicura stabilità e lo ricorda ovunque ai Romani.
La sua immagine è qualcosa di completamente nuovo, differente sia dai ritratti patetici sia dai quelli realistici degli uomini anziani e potenti della tarda età repubblicana, a cui si rifaceva il primo tipo.
La terza tipologia risulta essere una variante del “tipo Prima Porta” e riferibile a questa vi sono circa 30 ritratti: qui si riscontra un affievolimento della stilizzazione alto-classica e il sistema classicistico dei ricci sulla fronte viene ridotto.
Rimane comunque un tipo tanto affermato da essere usato come modello per l’Augusto rappresentato sull’Ara Pacis Augustae.
Questi sono i tre tipi creati per Augusto, tre tipi che verranno utilizzati sino alla sua morte (e anche dopo) perché egli non permetterà mai di venire rappresentato invecchiato o persino adulto: vorrà rimanere nell’immaginazione del popolo come un uomo eterno e dai tratti facciali atemporali.
Ed è proprio così che anche noi lo vediamo oggi, proprio come a quei tempi lo contemplavano gli antichi Romani.
L’uomo dai mille volti senza tempo.
Comments