Di Silvia Urtone
La commistione di elementi appartenenti a varie culture è un tratto estremamente comune nella scultura romana. Basti pensare alle tante conquiste ad opera di Roma e al conseguente mescolarsi di caratteri e tendenze appartenenti a diverse culture…il tutto ben prima del formarsi lento ma costante dell’Impero Romano!
Siamo infatti nel I sec. a.C.
La rivoluzione degli schiavi in Sicilia e la lotta contro i pirati erano state vinte, gli alleati latini si erano ribellati e gli Italici avevano alfine ottenuto il diritto di cittadinanza, lo spavento dei patrizi per le riforme dei Gracchi era passato e, tra problemi e contese interne, il Senato aveva trovato in Silla il proprio uomo. Silla marciò su Roma, sconfisse Sanniti ed Etruschi e tra 82 e 79 a.C. instaurò una dittatura che portò a un accrescimento dei poteri del Senato, aumentando il numero dei suoi componenti. Anche dopo la sua morte, fino al consolato di Pompeo nel 70 a.C., la nuova costituzione rimase in vigore e nel corso dell’accrescimento di potere e del dominio dei patrizi…nacque il tipico ritratto repubblicano, variante del realismo ellenistico.
Ma nel I sec. a.C. non si può ritrovare una sola definizione di ritratto: la ricerca del realismo è comune ma si possono notare varie correnti formali di provenienza diversa e che a Roma vengono ad incontrarsi e mescolarsi. Si trova il ritratto semplice e oggettivo di ascendenza medio-italica, il ritratto che deriva sempre da questa tradizione ma ha assorbito alcuni degli insegnamenti ellenistici, il ritratto schiettamente ellenistico e ricco di pathos e il ritratto tipicamente patrizio di età sillana…questi i “generi di ritratti” che popolavano la Roma tardo-repubblicana!
Un esempio, il più tipico di questa commistione di elementi ellenistici e più propriamente romani, è la statua di un generale trovata a Tivoli e oggi conservata al Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo, Roma. In marmo e alta 1.18 m venne rinvenuta nel 1925 tra le rovine del Tempio di Ercole Vincitore e si tratta di una delle opere di maggior pregio della scultura di I a.C., nonostante la perdita della parte superiore della testa, la spalla e il braccio destro e la gamba destra dal ginocchio in giù, testimonianza tangibile della ricchezza dell’apparato scultoreo del santuario.
Il Generale di Tivoli era stato realizzato per un condottiero della città, anche se la mancanza di diadema non permette un’identificazione sicura, e probabilmente era stato offerto in dono alla divinità del santuario, Ercole Vincitore: qui sono riprodotte tutte le caratteristiche della statuaria onoraria ellenistica, di tradizione greca, e quelle del filone realista italico di età repubblicana, e il prodotto finale è una statua di una raffinatezza estrema!
È rappresentato un generale dell’esercito romano nella tipica nudità destinata agli eroi, alla “maniera greca”, ma con un panneggio abbondante che dalla spalla sinistra avvolge con pudore i fianchi; a sorreggere la statua, come puntello a sinistra, e a designare il personaggio come un militare, una corazza con un gorgoneion, tipico dell’armatura della dea Atena; nella destra mancante probabilmente doveva tenere una lancia secondo lo schema ellenistico.
La muscolatura è ben delineata, il corpo è giovanile e possente, proprio come quello di un eroe greco, nudità completa a parte…ma il volto di questo personaggio?
Il volto è un volto vecchio, solcato dalle rughe e dagli anni, la fronte aggrottata, gli occhi piccoli e infossati, la bocca dischiusa che indica un carattere forte e sicuro di sé: il tipico ritratto romano di ispirazione italica! E questo, in cui il patetismo ellenistico viene alleggerito dalla ricerca dei dettagli della ritrattistica patrizia, contrasta enormemente con il corpo su cui è stato posto, fondendo in maniera inevitabile due correnti artistiche estremamente distanti tra loro e che qui trovano una destinazione combinandosi: l’incertezza e la fragilità di un uomo che invecchia si unisce alla perfezione del corpo di un eroe!
La mescolanza di due tradizioni artistiche è estremamente tipica nel mondo romano, ma qual è il tempo del Generale?
Si pensa appartenga al periodo subito dopo Silla, tra il 78 e il 68 a.C. e il militare in questione potrebbe essere uno dei generali di Lucullo impegnati nel riordinamento delle province d’Asia.
La tarda età repubblicana era un periodo di formazione, di assestamento, di duplicità di correnti artistiche, e lo stile romano era destinato a cambiare, coprendo obbligatoriamente i corpi delle statue e “asservendo” l’arte greca per i propri scopi politici. Ottaviano Augusto prenderà questa strada, il gusto neoattico verrà preferito negli ambienti più elevati della società, di contro al ritratto patrizio e austero subentrerà l’eleganza ellenistica, e il ritratto di tipo sillano sarà usato nelle stele funerarie di liberti e piccoli commercianti.
Le classi più basse si faranno rappresentare come un tempo facevano i grandi signori ma, adesso, nel I sec. a.C., è il momento di austeri ritratti su aitanti corpi di eroi.
È il momento del Generale di Tivoli.
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