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Il nazismo e la mostra sull' ''arte degenerata''

Di Federica Pagliarini


C'è stato un periodo della nostra storia in cui l'arte ha subito un durissimo colpo. Artisti che oggi conosciamo e che siamo abituati a vedere tranquillamente in un museo (in particolare tutte le avanguardie) non sono stati sempre accettati.

Il nazismo di Adolf Hitler ha sferzato un colpo ben assestato a tutta l'arte d'avanguardia, considerata scabrosa e degenerata. Si vietò in maniera categoria l'esposizione di tutti gli artisti della prima metà del Novecento e qualsiasi museo l'avesse fatto sarebbe stato visto alla stregua di un cospiratore.

Le avanguardie avevano un obiettivo: cambiare la società tramite il linguaggio. Questo modo di pensare non era ben visto dai regimi totalitari che, al contrario, volevano che gli artisti rappresentassero ed esprimessero dei contenuti facili di semplice comprensione per tutti.



Nel 1936 venne istituita una commissione di cinque membri, con a capo il pittore Adolf Ziegler, a cui fu dato il compito di giudicare pitture, sculture e opere che non si adeguavano alle volontà estetiche del nazionalsocialismo. In questo caso venivano sequestrate e tolte dalla vista pubblica. Ma quale tipo di arte accettava il partito Nazionalsocialista? Un'arte fuori dal tempo, quindi eterna. Doveva basarsi sulla classicità e unire tutte le culture che avevano creato il popolo tedesco.

Nel 1937 si tenne a Monaco di Baviera la mostra sull'arte degenerata: Entartete Kunst (allestita presso l'ex Istituto di archeologia) curata da Adolf Ziegler, un pittore accademico che il regime nazista aveva messo a capo della "Camera del Reich per le Arti Visive" nel 1936. Inoltre si inaugurò la mostra Grande Rassegna di Arte Germanica (Grosse Deutsche Kunstausstellung), che esponeva le opere che un buon tedesco doveva ammirare perché giuste e rispettose dei canoni del nazionalsocialismo. Vennero inaugurate a distanza di un giorno in due sedi vicine, questo perché si potessero visitare insieme. Hitler non inaugurò la mostra ma la visitò il giorno prima che aprisse al pubblico.



Ma veniamo al dunque. Quali erano i movimenti e gli artisti considerati "degenerati"? Tutte le avanguardie novecentesche: cubismo, dadaismo, espressionismo, fauvismo, impressionismo, surrealismo. Gli artisti più odiati erano Paul Cézanne, Marc Chagall, Otto Dix, Max Ernst, Paul Klee, Vasilij Kandinskij, Piet Mondrian e anche Vincent van Gogh (ma non solo). Anche Franz Marc, che era morto durante la Prima guerra mondiale (si era arruolato in maniera volontaria per difendere la Germania), venne inserito nella lista degli artisti da rigettare, perché aveva dipinto quadri non adeguati al nuovo popolo tedesco. Per chi non lo sapesse Franz Marc ha fatto parte del movimento astrattista e firmò, insieme a Kandinskij, il manifesto del movimento, ossia il "Cavaliere azzurro".

I nazisti si basavano su un piccolo libro uscito agli inizi del 1937, intitolato "Pulizia del tempio dell'arte", scritto da Wolfgang Willrich. È stato una sorta di ideologo delle censure, imponendo le regole dell'arte perfetta che avrebbero dovuto incarnare la pura "razza" tedesca.

L'esposizione della mostra sull'arte degenerata puntava tutto sul caos. Le opere, esposte in maniera casuale, senza senso, facevano apparire gli artisti come matti e mentalmente disturbati. Per sottolineare ancora di più il loro carattere "degenerato" vennero esposti anche disegni, dipinti e sculture di malati mentali.


Manifesto della mostra sull'Arte degenerata

Le didascalie che corredavano le opere le mettevano in ridicolo, esponendo anche i motivi che le rendevano degenerate. Tra le "colpe" più "gettonate" c'erano l'offesa alla religione, l'allontanamento dalle regole dell'arte classica, la propaganda marxista e la matrice ebraica. Addirittura si vietò l'ingresso ai minori di diciotto anni.

Si accedeva alla mostra tramite una stretta scala perché, già dall'entrata, si voleva mettere a disagio il pubblico. La prima opera che si poteva vedere entrando era una scultura lignea di Ludwig Gies (si trovava prima nella cattedrale di Lubecca) con un Cristo sofferente, quasi angosciante per la posa contorta e scomposta. Era stata creata nel 1921 per ricordare i caduti della Prima guerra mondiale. Veniva così implementato il senso di disagio.

Si metteva in guardia i visitatori che la vista della mostra avrebbe potuto scatenare depressione, infelicità e stati d'ansia. Si voleva così sottolineare che i rappresentati di questi movimenti erano gruppi di ebrei e bolscevichi che volevano imporre l'anarchia e andare contro qualsiasi regola dell'Antico Testamento.

Fortunatamente non tutte le opere vennero mandate al rogo; furono però ben quattromila. Hitler allestì un falò nel 1939, nella sede dei pompieri di Berlino. Tutte queste opere non potevano essere vendute fuori dalla Germania.

La mostra generò un grande interesse tra il pubblico, tanto che venne visitata da circa due milioni di persone. Al contrario di quello che forse si aspettava il partito Nazionalsocialista di Hitler, la mostra sull'arte gradita al regime registrò la metà delle visite. Quindi l'arte cosiddetta degenerata aveva in realtà attirato l'attenzione del pubblico.



 

Se volete approfondire l'argomento arte/politica vi consiglio la lettura del seguente libro:

-Demetrio Paparoni, "Il bello, il buono e il cattivo. Come la politica ha condizionato l'arte negli ultimi cento anni", Ponte alle Grazie, 2014

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