“Siamo mosaici, pezzi di luce, amore, storia e stelle incollati insieme con la magia, la musica, le parole.”
(Anita Krizzan)
Voliamo in Turchia oggi, nella provincia di Gaziantep, sulle rive del fiume Eufrate.
Proprio lì si trova Zeugma.
La città venne fondata intorno al 300 a.C. da Seleuco I Nicatore, generale di quel famoso Alessandro Magno che aveva esteso il suo dominio in Asia, dominio che poi era stato suddiviso tra i suoi comandanti e collaboratori più fidati. Essa nacque per unire due insediamenti che sorgevano sulle due rive opposte del fiume, Seleucia alla Zeugma e Apanea allo Zeugma: alla fine, per brevità, la città venne chiamata Zeugma che in greco significa “unione”, nome più che appropriato.
La sua posizione sul fiume ovviamente la rendeva di estrema importanza strategica e commerciale e infatti nel corso dei secoli passò di mano in mano, prima ai Romani, poi ai Persiani, ai Crociati e infine agli Arabi.
Conquistata nel 64 a.C., in epoca romana proprio qui aveva il proprio campo la Legio IV Scythica e per ben due secoli Zeugma fu la residenza di ufficiali e personaggi di alto rango dell’Impero Romano, i quali naturalmente vi portarono la propria cultura e trasformarono la città a loro immagine e somiglianza, affinché potesse rispondere al loro sofisticato stile di vita…e fu così che sorsero splendide ville romane, decorate con gusto e ricchezze, traboccanti di superbi mosaici e ricche di colori.
Tutto questa ricchezza era possibile anche per l’ampio giro di affari e commerci della città che, grazie al suo ponte, univa Antiochia alla Cina (il ritrovamento in un archivio di circa 65.000 sigilli di argilla ci mostra ancora oggi le attività commerciali del luogo).
Nel 256 d.C. i Sassanidi invasero la città e il danno fu così terribile da non permettere in alcun modo a Zeugma di riprendersi e di recuperare il suo antico splendore: da quel momento cominciò il suo periodo buio.
Un terremoto distrusse e seppellì buona parte dell’insediamento, si succedettero scorribande arabe seguite da riconquiste cristiane fino all’abbandono del luogo da parte della popolazione. Infine all’inizio del nuovo millennio un piccolo gruppo musulmano si stabilì a Zeugma e nel XVII sec. sorse il moderno villaggio di Belkis.
Ma le disavventure dell’antica città non erano ancora finite…la sua, infatti, lì sul fiume, era sicuramente una posizione difficile.
Nel 1996 le bellezze del passato rischiarono di andare perse per sempre sommerse dalle acque per la costruzione della diga Birecik, distante poco più di un chilometro dall’area di scavo: gli archeologi delle università di Nantes e Gazientep allora intensificarono le loro attività e nel 1999 portarono alla luce persino un magnifico pavimento a mosaico con raffigurato il mitologico Minotauro di Minosse e, per impedire che il patrimonio venisse depredato, continuarono gli scavi anche durante l’inverno, donando al mondo un altro pavimento mosaicato, una fontana e una statua del dio Apollo.
Nel 2000 parte della città andò perduta per la sua vicinanza al fiume e il suo conseguente allagamento ma il salvataggio dei reperti continuò e tornarono alla vita due ville romane, sottratte prontamente ai predoni e recuperate sotto tre metri di macerie. La scoperta fu incredibile, mosaici, affreschi, una statua del dio Marte, tutto intatto, e la bellezza di Zeugma fu davanti agli occhi del mondo: furono ben 17 i pavimenti a mosaico rinvenuti nelle ricche ville romane e giusto all’inizio dello scorso anno venne alla luce anche un mosaico di epoca greca.
I mosaici ritrovati risalivano al II sec. a.C. e provenivano da quelle ricche ville abitate da patrizi romani e decorate con sfarzo. Le loro decorazioni erano complicate e usavano tessere piccolissime, grandi solo qualche millimetro, e le tematiche venivano scelte dal padrone stesso che le prendeva da un catalogo e le affidava ad artisti scelti per la loro bravura e sensibilità.
Ricorrevano i temi mitologici, le figure di dèi ed eroi posizionati in modo tale da essere ammirati dagli ospiti in visita, gli amanti ritrovavano nelle camere da letto Eros e Telete.
Tutto rivelava i gusti e la cultura del proprietario della villa, tutto era scelto con accuratezza, tutto doveva far sentire a proprio agio padrone e ospiti, tutto era splendore e bellezza, e nulla era lasciato al caso ma i soggetti venivano accuratamente selezionati in base alla funzione di ogni stanza.
“Erano un prodotto della fantasia del patrono. Non era semplicemente una scelta da un catalogo, ma servivano a dare una buona impressione ai propri ospiti.”
(Professor Kutalmış Görkay)
L’antica città costruita dopo l’avvento di Alessandro Magno si dona così al mondo in tutto il suo splendore, mostra la bravura dei suoi artisti, e fa sognare quel mondo antico in cui si ricercava la bellezza e in cui dèi e mortali si mescolavano e venivano a trovarsi insieme sotto lo stesso tetto.
Di Silvia Urtone
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