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La Cappella Sistina del Paleolitico. La Grotta di Lascaux tra scoperta, meraviglie e tecnologia

Oggi, anche se solo con le parole, le immagini e la fantasia, voliamo nella Francia sud-occidentale.

Nel dipartimento della Dordogna, non lontano dal villaggio di Montignac, si trova la Grotta di Lascaux, definita anche la Cappella Sistina del Paleolitico.

Un nome curioso e altisonante, non vi pare?

Risveglia immagini di un’arte sublime e immortale e in effetti l’arte presente in questa grotta è davvero così, tanto da meritare per la sua particolarità il suo inserimento nel 1979 nell’elenco dei Patrimoni dell’Umanità UNESCO, insieme alle altre grotte della valle del fiume Vézère.

La Grotta di Lascaux risale a circa 17 mila anni fa ed è una delle prime espressioni artistiche dell’uomo europeo, un capolavoro a tutti gli effetti del cosiddetto “Uomo di Cro-Magnon”, una forma di Homo sapiens tipica della Dordogna e attiva proprio nelle ultime fasi del Paleolitico superiore.

Prima della scoperta dell’incredibile grotta il nome “Lascaux” apparteneva alla signoria del luogo, coperta da vigneti e da un bosco di castani e ginepri, e comprendente un casale, una fattoria e un mulino, passati in seguito alla famiglia La Rochefoucauld-Monbel.

La scoperta avvenne il 12 settembre 1940 da parte di quattro ragazzi francesi, proprio sulla collina che domina il villaggio di Montignac: secondo la versione più conosciuta l’8 settembre i ragazzi, inseguendo il cane di uno di loro, scoprirono per caso l’ingresso di una cavità, nel punto in cui il cane si era fermato per inseguire un coniglio. Un’apertura di circa 20 cm di diametro si apriva e non permetteva l’esplorazione e uno dei ragazzi, lanciandovi dei sassi, scoprì che questa comunicava con una grande cavità. Il 12 settembre i ragazzi tornarono nel luogo equipaggiati con lampada ad olio e sciabola, riuscirono ad entrare nella grotta e scoprirono le sue meraviglie. I genitori cominciarono a preoccuparsi per le assenze dei figli che tornavano ad esplorare la grotta e alla fine questi rivelarono il loro segreto, svelato anche al loro professore, il primo ad eseguire un’esplorazione.

In seguito egli rese partecipe di tutto ciò il grande preistorico francese Henri Breuil, un prete cattolico noto come Abbé Breuil, che ne iniziò lo studio.


Grotta di Lascaux


Ma cosa videro i ragazzi e i primi esploratori?

Una grotta contenente circa 6.000 figure!

Sì, così tante immagini raggruppabili in tre categorie principali: animali, figure umane e segni astratti. Le figure coprivano la superficie singolarmente, senza elementi di un paesaggio circostante che potesse far apprezzare la vegetazione del tempo, i colori usati erano stati ricavati da pigmenti minerali e dominavano il rosso, il giallo e il nero. Alcune rappresentazioni arrivavano a misurare anche 5 metri di lunghezza e oltre 900 sono stati identificati come animali di cui 605 riconoscibili, come equini, cervi, felini, orsi, rinoceronti, bisonti, bovini, stambecchi…fino ad arrivare agli uri, grandi bovini ormai estintisi, e a un animale fantastico ribattezzato “liocorno”. Una scena particolarmente interessante ed enigmatica era quella del pozzo in cui un uomo, estremamente schematizzato e con il fallo eretto, si trovava di fronte a un bisonte con un giavellotto conficcato nel ventre e con accanto un rinoceronte nell’atto di defecare: difficile capire il significato di questa curiosa scena!

La Grotta iniziò a mostrare le sue meraviglie al pubblico a partire dal 1948 ma 25 anni più tardi, nel 1963, dovette essere chiusa: i troppi visitatori, introducendo anidride carbonica, avevano ormai alterato il fragile equilibrio ambientale del luogo e questo mostrava segni di degrado, ossia batteri, alghe, funghi e cristallizzazioni sulle pareti.

Nel 1970, allora, sulla stessa collina venne realizzato un enorme guscio di cemento armato, immerso nel suolo e rivestito interamente di supporti con i fac-simile delle pitture preistoriche, in maniera tale da poterle far conoscere senza entrare nella grotta stessa.

A seguire partirono altri progetti: nel 1983 venne inaugurata la prima versione artificiale della Grotta di Lascaux, “Lascaux 2” che riproduceva il 90 per cento delle pitture realizzate in colori naturali sopra superfici fedeli; nel 2012 venne realizzata “Lascaux 3”, una mostra internazionale itinerante che presentava a grandezza naturale cinque parti inedite della Grotta; “Lascaux 4” fu la fase finale, il nuovissimo Centro Internazionale dell’Arte Parietale Montignac-Lascaux, realizzato grazie a mezzi interattivi e visite virtuali in 3D/alta definizione al fine di consentire una visita completa ed estremamente realistica di tutta la magnifica Grotta.

Il percorso oggi è totalmente immersivo e sensoriale, porta il visitatore ai tempi della scoperta del luogo, gli fa fare un viaggio nel Paleolitico superiore, gli fa ammirare le meraviglie della Grotta pur non potendo entrare in quella originaria, costantemente monitorata.

La tecnologia permette di preservare un luogo meraviglioso e al contempo di farlo conoscere al mondo.

E così la Cappella Sistina del Paleolitico diventa immortale a tutti gli effetti.


Pitture rupestri della Grotta di Lascaux


Di Silvia Urtone

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