Di Silvia Urtone
Si chiama “Sala della Lupa”, si trova a Palazzo dei Conservatori, Musei Capitolini e ospita dalla metà del ‘500 una statua bronzea divenuta ormai il simbolo di Roma: la Lupa Capitolina.
La sala anticamente era una loggia aperta sull’esterno con tre archi e nei primi del Cinquecento venne decorata con un ciclo di affreschi attribuiti a Jacopo Ripanda; successivamente furono inseriti alcuni frammenti dei Fasti Consolari e Trionfali, documenti storici di estremo valore, in origine inseriti in un arco di trionfo eretto in onore di Augusto, che riportavano i nomi di coloro che nell’antica Roma avevano ricoperto il ruolo di consoli o avevano celebrato il trionfo; un meraviglioso mosaico pavimentale rinvenuto alla fine dell’Ottocento, qui ricomposto e pieno di elementi simbolici, completa il tutto: è proprio qui, in questo splendido luogo che si trova la scultura, donata al popolo romano nel 1471.
La statua è l’immagine stessa della fondazione di Roma e le fonti antiche parlano dell’esistenza di due statue bronzee della Lupa, una nel Lupercale, la grotta sacra in cui vennero ritrovati i gemelli, sul Palatino, e una sul Campidoglio. Cicerone racconta di come la prima venne colpita da un fulmine e non venne più riparata e, per via delle tracce di guasto sulle zampe posteriori, sembra che la nostra Lupa sia proprio quella del Lupercale!
In un primo momento fu al Laterano, poi venne ospitata a San Teodoro e nel 1471 fu donata da Sisto IV al popolo romano e da allora si trova ai Musei Capitolini, al centro della splendida sala descritta. La scultura ha dimensioni approssimativamente vicine al vero e rappresenta la lupa che allatta Romolo e Remo, fondatori leggendari della città di Roma, ma i gemelli vennero aggiunti in un secondo momento, nel tardo XV sec., forse da Antonio del Pollaiolo. A parte qualche danno, specie alle zampe, la lupa è integra, dal modellato rigido ma impreziosito dal disegno del pelo reso con ciocche “a fiamma” in maniere estremamente precisa e raffinata; l’animale è di profilo, con la testa girata verso lo spettatore e le fauci semiaperte a mostrare i denti aguzzi; il corpo è magro e slanciato e mette in mostra il costato e il ventre su cui sono ben evidenti le gonfie mammelle che allattarono i gemelli; le zampe sono asciutte e diritte e poste in posizione di guardia.
Ma a che periodo risale la Lupa che narra del salvataggio dei gemelli all’origine della fondazione della Città Eterna?
A causa di alcuni confronti stilistici con le terrecotte di Veio è stata attribuita all’ambito etrusco, secondo altre analisi nell’immagine non vi è nulla di etrusco e piuttosto potrebbe essere stata opera di un campano, di un sículo o di un greco emigrato (in entrambi i casi risalirebbe al V sec. a.C. circa), mentre secondo analisi più recenti sarebbe più corretta una datazione medievale…l’incertezza vige sovrana ma, nel caso la Lupa fosse stata realizzata nel V sec. a.C., in origine la sua creazione non avrebbe avuto niente a che fare con la leggenda delle origini di Roma!
La Lupa Capitolina, madre adottiva di Romolo e Remo, era forse anteriore a questa leggenda che in seguito, in età augustea, divenne famosissima e, anzi, in quel periodo ben più conosciuta era quella che si era andata consolidando nel corso del IV sec. a.C. e che collegava le origini di Roma a Enea e allo sbarco dei Troiani. Enea, figlio di Venere, come si racconta nell’Eneide, fugge da Troia con il padre Anchise e il figlioletto Ascanio e, dopo varie peregrinazioni per il Mediterraneo, giunge nel Lazio; venuto a contatto con Latino, si scontra con i Rutuli, uccide il loro re Turno, sposa Lavinia e fonda Lavinio. Sarà in seguito il figlio Ascanio a fondare la città di Alba Longa fino a quando si arrivò al regno di Numitore e all’usurpatore Amulio.
È proprio a questo punto che viene a collegarsi la leggenda di Romolo e Remo, quella che ricordiamo quando guardiamo la statua delle Lupa Capitolina.
Secondo il mito il re Numitore venne scacciato dal trono di Alba Longa dal fratello minore Amulio e questi, per evitare che qualcuno potesse rivendicare il trono, uccise tutti i figli maschi del fratello e nominò Vestale la nipote Rea Silvia, per impedirle di avere una discendenza. Ma il dio Marte si invaghì di lei, la possedette con la forza in un bosco sacro e dalla loro unione nacquero Romolo e Remo: Amulio allora fece seppellire viva Rea Silvia e ordinò che i gemelli fossero gettati nel Tevere in una cesta.
Ma la cesta rimase incastrata alle pendici di un colle, in una pozza d’acqua sulla riva, presso la palude del Velabro, tra Palatino e Campidoglio o, secondo un’altra versione, presso una grotta alla base del Palatino, detta “Lupercale”, e Romolo e Remo vennero ritrovati da una lupa che li allattò e si prese cura di loro finché il pastore Faustolo, porcaro di Amulio, li scoprì e decise di crescerli come suoi figli insieme alla moglie Acca Larenzia.
I gemelli, cresciuti, scopriranno le loro origini, si riprenderanno Alba Longa, decideranno di fondare una nuova città, Roma…e il resto è storia!
La Lupa Capitolina è lì, nei Musei Capitolini, a ricordarci le mitiche e meravigliose origini della città di Roma.
La Lupa Capitolina è il simbolo di Roma stessa.
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