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La verità sulla pala del ''San Matteo e l'angelo'' di Caravaggio in San Luigi dei francesi

Il “San Matteo e l’angelo” di Caravaggio, pala d’altare della bellissima cappella Contarelli in San Luigi dei francesi a Roma, è una delle opere più conosciute del maestro. La gran parte di voi saprà che, oltre alla pala in questione, ne esiste (o sarebbe meglio dire esisteva perché purtroppo è andata dispersa) un’altra pala sempre con il “San Matteo e l’angelo”, quella che da sempre ci hanno abituato a credere, a scuola, all’università e in qualsiasi libro di base sulla storia dell’arte, che sia stata rifiutata perché “indecorosa” e “volgare”. In realtà le cose non stanno proprio così. Intanto però partiamo con la descrizione. Questa prima versione della pala presenta San Matteo seduto su uno sgabello mentre accanto a lui, un angelo di bell’aspetto lo sta aiutando a scrivere il Vangelo. Il Santo, barbuto, con le gambe accavallate e i piedi in vista, quasi a volerli dare in faccia agli spettatori, ha lo sguardo stupito. L’angelo ha una posa e un’espressione “languida” e sta accompagnando le mani di Matteo nella scrittura.


Caravaggio, "San Matteo e l'angelo", 1602, San Luigi dei francesi, Roma

Chi ha detto che la pala venne rifiutata? Giovanni Baglione, biografo ma anche acerrimo nemico del Merisi. È lui a raccontare, nella vita dedicata a Caravaggio, che questa prima pala venne scansata per mancanza di decoro, tanto da costringere il pittore a farne un’altra. È sempre lui a dirci che questa prima tela “indecorosa” sarà comprata dal marchese Vincenzo Giustiniani. In realtà tutta questa storia deve essere presa con le pinze, perché, come già detto prima, Baglione era un nemico del Merisi e si erano scontrati più volte dal punto di vista artistico, tanto da essere stati protagonisti di un processo per infamia (il cosiddetto “Processo Baglione”). Inoltre Baglione aveva avuto lo smacco di vedersi rifiutato l’incarico di affrescatore della cappella adiacente a quella Contarelli.

A parte Baglione quindi, da nessun’altra parte si legge di questo rifiuto. Joachim von Sandrart parla di questa pala come di un’opera costruita “ad hoc” per il marchese Giustiniani, come l ‘ ”Incredulità di San Tommaso”, il cui protagonista (Tommaso quindi) ha fattezze simili al San Matteo. Caravaggio usava modelli per i suoi quadri, quindi è molto facile si trattasse della stessa persona.

La cosa certa è che la commissione della pala d’altare non arrivò contemporaneamente alle due laterali (“Vocazione di San Matteo” e “Martirio di San Matteo), dato che inizialmente venne chiamato lo scultore fiammingo Cobaert per realizzare una scultura da porre sull’altare. Quest’ultimo arrivò con molti anni di ritardo e non piacque (quindi il rifiuto ci fu in questo caso). Solo dopo questo evento venne richiamato Caravaggio per realizzare la pala d’altare. Si attendeva la statua del Cobaert dal 1587 e questa arrivò solo nel 1602 e non rispettava tutte le richieste stilistiche richieste dai committenti. Caravaggio poi era stato molto apprezzato per i lavori delle tele laterali e Francesco Contarelli non ci pensò due volte a ricontattarlo per dipingere la pala d’altare. Contarelli lo chiama “magnificus dominus”, sembra strano quindi che sia stato richiamato se realmente gli fosse stata rifiutata la prima pala. Inoltre leggendo le richieste iconografiche volute da Francesco Contarelli, queste ultime sono vicinissime alla pala che vediamo oggi sull’altare e non a quella “rifiutata” in collezione Giustiniani e poi arrivata a Berlino e purtroppo andata distrutta. Il Sandrart dice anche che questa prima versione del San Matteo venne dipinta in casa Giustiniani (anche l’ “Incredulità di San Tommaso”). Lo stesso lo dice anche il Bellori.




Scultura del Cobaert con il "San Matteo e l'angelo" rifiutata

Ma torniamo un attimo al problema del decoro. Davvero la posa del San Matteo venne considerata volgare? Sembra un’esagerazione del Baglione, perché Caravaggio prese in considerazione altre opere con lo stesso soggetto che avevano un’iconografia molto simile; quindi le gambe accavallate con i piedi in vista non erano state invenzioni sue. Caravaggio si era infatti ispirato al modo in cui venivano raffigurati gli evangelisti e anche a Raffaello.


Prima versione del "San Matteo e l'angelo", pala Giustiniani, andata distrutta

Per appurare infine che la prima versione del “San Matteo e l’angelo” è stata dipinta per il Giustiniani e quindi per un privato, basta guardare la prima pagina del vangelo che sta scrivendo Matteo con l’aiuto dell’angelo. Non è la versione latina della Vulgata, ma è una retroversione in ebraico del vangelo di Matteo molto diffusa in quegli anni. Sicuramente fu una richiesta del committente.

Ci si può domandare allora come mai il Baglione dia una notizia fuorviante e non vera. È certo che tra lui e Caravaggio non scorresse buon sangue, forse però in tutto questo c’è un fondo di verità. Molto probabilmente quando la scultura del Cobaert venne svelata (con anni di ritardo) e non piacque ai committenti, i rettori della Congregazione di San Luigi videro la tela di Caravaggio (quella Giustiniani andata distrutta) e decisero con lui di cambiare degli aspetti per iconografici che avevano già rifiutato allo scultore fiammingo. Questo però non vuol dire che la pala Giustianini fu rifiutata, ma che non si teneva adatta al contesto pubblico in doveva essere posta. Baglione poi “romanzò” la storia e arrivò a far credere che la pala venne rifiutata perché indecorosa e volgare. Insomma, non vedeva l’ora di mettere in cattiva luce il Merisi!




 

Per approfondire l'argomento, consiglio la lettura del seguente libro:

Sara Magister, "Caravaggio. Il vero Matteo", 2018, Campisano Editore

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