Di Silvia Urtone
“Io sono Alessandro e, come il cielo non contiene due soli, l'Asia non conterrà due re.”
Sogdiana, 327 a.C.
È il tempo di Alessandro Magno, di Alessandro il Conquistatore.
La battaglia di Gaugamela con la disfatta e la fuga di Dario III sono un ricordo, l’Impero persiano è stato abbattuto e la conquista dell’Asia da parte del valoroso e quasi divino condottiero macedone dai riccioli dorati è una realtà. Ma c’è necessità di pacificare le popolazioni conquistate e di presentare loro la politica del nuovo sovrano.
Ed è così che entra in gioco Rossane, figlia di un comandante della Bactriana: definita dai contemporanei come la donna più bella esistente in tutta l’Asia, la “piccola stella” diventa la moglie di Alessandro Magno.
L’intento politico è chiaro, il re vuole rafforzare il suo potere in quei territori e a 28 anni si lega alla figlia del nobile con uno sfarzosissimo matrimonio, condividendo con lei, secondo l’usanza, un pezzo di pane.
Susa, 234 a.C.
Siamo a un anno prima della morte di Alessandro Magno e questi, sulla via del ritorno dalla sua campagna militare in Asia passa per l’antica città persiana decidendo di compiere un’azione volta a consolidare il suo potere sull’enorme territorio acquisito nel corso delle sue conquiste. Per cinque giorni si celebrano i “matrimoni di Susa”, nei quali 10.000 Macedoni si uniscono a 10.000 donne persiane, al fine di favorire i matrimoni misti, simboleggiare l’unione indissolubile tra i due mondi ormai insieme sotto un unico sovrano e sancire la tanto agognata pace.
I festeggiamenti sono sontuosi e sfarzosi e al posto d’onore c’è Alessandro stesso il quale, anche se già sposato, si unisce in matrimonio con la principessa Statira, figlia del re Dario III!
I compagni macedoni seguono il suo esempio, festeggiano e ricevono ricchi doni come dote, e così anche ottanta alti ufficiali del suo esercito: un nuovo mondo è alle porte, un mondo in cui greci e persiani sono un unico popolo ma nulla è per sempre…
Alessandro vuole un impero universale ma l’esercito stremato non comprende e non condivide appieno fino a che nel 323 a.C. il sovrano muore in circostanze non ancora del tutto chiare, dando il via a lotte sanguinose di successione e alla creazione di regni autonomi.
Ma torniamo a quando il Grande è ancora in vita, alle sue prime nozze con Rossane.
L’evento ovviamente viene celebrato a dovere in quel 327 a.C. e negli anni immediatamente successivi, e le fonti parlano di un certo pittore greco, forse di origine ionica e vissuto in quel periodo, che avrebbe realizzato uno splendido dipinto delle nozze di Alessandro e Rossane, allegoria massima dell’incontro tra oriente e occidente.
L’artista si chiama Ezione e deve aver seguito il re nel corso delle sue spedizioni, fissando nel suo quadro l’atto conclusivo della politica orientale del sovrano: il dipinto, da quello che ci dicono gli antichi, risultò essere molto importante per la storia della pittura perché aprì la strada a un nuovo gusto, quello di rappresentare scene affollate ricche di luce e profondità in interni anziché in esterni, e fu uno dei primi ad applicare le regole della prospettiva.
Per noi è ormai perduto ma ci rimangono descrizioni dettagliate e si è cercato di vederne una copia nella pittura parietale pompeiana, oggi al Museo Nazionale Archeologico di Napoli. Qui dominano due figure, una maschile e una femminile: la maschile a sinistra ha le armi, la nudità eroica e la posa tipiche del dio della guerra Ares, mentre quella femminile a destra ha quella classica della dea dell’amore e della bellezza Afrodite, e si appoggia a un pilastrino. I volti non sono quelli idealizzati delle due divinità ma hanno tratti fisionomici particolari, l’uomo coi ricci svolazzanti, la donna con un’espressione decisa, e vogliono raffigurare due personaggi ben precisi, protagonisti delle nozze più celebri della mitologia, scelte per richiamare un matrimonio reale.
“Ares” ha un’espressione intensa, lo sguardo deciso e ricci ribelli, tipici delle rappresentazioni di Alessandro Magno e si è voluto vedere lui durante le sue nozze con Rossane, innalzato a livello divino. I personaggi secondari non sono molti ma attraverso loro viene sottolineata la visione prospettica in un ambiente interno, con effetti di luce che rimbalzano sui corpi, sui volti, sulle armature e sulle ricche stoffe.
Il tipo di pittura è quello del periodo di Alessandro ma gli abiti delle figure di contorno, che appaiono tipici dei persiani, hanno fatto propendere per l’idea che la pittura non riprenda il quadro di Ezione ma un altro degli stessi anni relativo però alle nozze di Susa con Statira.
Quale che sia il matrimonio rappresentato l’importanza dell’evento rimane e, che si ispiri o meno al quadro di Ezione, permane l’opera pompeiana.
Ezione rimane nei ricordi e nelle fonti ma le nozze simboliche di Alessandro con Rossane e poi con Statira sono storia, il meraviglioso tentativo di unire due popoli fatto pittura.
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