Di Silvia Urtone
Zeus è il re, è il dio del tuono, è l’aquila in volo, è il “dongiovanni divino”, Zeus è il padre degli dèi.
Ma cosa era prima di tutto questo?
Figlio del titano Crono e di Rea era il più giovane dei suoi fratelli e sorelle, tra cui Era, Ade, Poseidone e Demetra, tutti divorati appena nati dal terribile padre, tutti tranne il piccolo Zeus. A Crono era stata fatta una profezia, quella che sarebbe stato spodestato da uno dei suoi figli, proprio come lui aveva fatto con suo padre, e la sua soluzione fu quella di divorarli e non correre così questo terribile rischio; ma Rea non ne poteva più di vedere i propri figli morire e chiese a Gea di escogitare un piano per salvarne almeno uno e dare a Crono la lezione che si meritava: così Rea partorì Zeus a Creta e, al posto del bambino, avvolse una pietra nelle fasce e la fece divorare al marito.
Zeus venne nascosto e crebbe in una grotta sul Monte Ida ma, raggiunta l’età adulta, volle vendicarsi del padre e con uno stratagemma riuscì ad avvicinarglisi e a squarciargli lo stomaco, liberando così i suoi fratelli e sorelle divorati. In seguito liberò dal Tartaro i fratelli di Crono imprigionati e, insieme a zii e fratelli, rovesciò il regno del padre e dei Titani nella terribile Titanomachia. Confinati i Titani nel Tartaro Zeus si spartì il mondo con i suoi fratelli Poseidone e Ade: lui ebbe il regno dei cieli, Poseidone quello delle acque e Ade quello dei morti, mentre la terra venne condivisa da tutti e tre.
Zeus sposò la sorella Era da cui ebbe vari figli, iniziò un regno di pace e iniziarono le sue scappatelle con ninfe e mortali…da cui ebbe ancora più figli!
Questo era Zeus, la divinità greca per eccellenza ma, insieme a lui, compare molto spesso anche il nome di Serapide.
Questi era un dio greco-egizio, il cui culto venne introdotto ad Alessandria d’Egitto da Tolomeo I Lagide nel corso della cosiddetta epoca dei Diadochi, quella dei successori del celebre Alessandro Magno, in cui le conquiste del condottiero macedone vennero spartite tra i suoi compagni.
L’istituzione del culto di Serapide fu un tentativo da parte del primo sovrano della nuova dinastia macedone di trovare un qualcosa che potesse unire le due culture estremamente diverse che abitavano la grande Alessandria, capitale del regno d’Egitto. Nacque quindi Serapide che cercava di conciliare le esigenze monoteistiche ebraiche (anche questa componente presente nella città), la cultura egiziana e quella greco-macedone: ecco il dio, simile al barbuto e possente Zeus, ma con elementi che lo accostavano chiaramente al dio dei morti egiziano Osiride!
Il successo del nuovo culto non fu immediato e di certo ebbe scarso seguito presso gli Egizi ma si diffuse comunque molto ad Alessandria e in tutto il bacino del Mediterraneo, giungendo anche in Italia e portandovi la moda della venerazione della dea Iside, sorella e moglie di Osiride (proprio come Zeus e Era): grazie alla politica religiosa dei Tolomei l’importanza di Serapide crebbe fino a farlo diventare la maggiore divinità egiziana, sostituendolo addirittura ad Osiride.
Associato a Zeus, signore dell’universo, ad Ade, signore dell’oltretomba, ad Asclepio, dio guaritore e ad altri…come veniva rappresentato Serapide-Zeus-Osiride?
Subito dopo la morte di Alessandro Magno, nel periodo dei Diadochi, molto forte era lo spirito del gigantismo e, ad essere predilette, erano le creazioni colossali atte a sottolineare la grandezza e la potenza dei nuovi stati. Alessandria d’Egitto, in particolare, diventa un centro culturale davvero importante, meta di studiosi, intellettuali e artisti provenienti dalle città della Grecia, tutti desiderosi di unirsi alla nascente corte di Tolomeo I e di accedere alla sua preziosa biblioteca.
In questo centro abitato da molteplici culture nasce, come incontro tra la cultura greca e la tradizione locale, il culto di Serapide, unito alla fondazione di uno splendido santuario in onore di questa divinità in cui confluiscono lo Zeus ellenistico e l’Osiride egiziano. Nel santuario un’enorme statua del nuovo dio viene commissionata a Briasside, con intelaiatura interna in legno, come sostegno del possente corpo, e vesti lavorate in avorio e vari metalli.
La creazione di Briasside non è purtroppo giunta ma delle copie provengono dal Museo Ostiense, dal Museo Pio Clementino e da Palazzo Altemps e sono perfette per scoprire l’aspetto del nuovo dio.
Serapide è barbato, dai lunghi e folti capelli e su questi è posto il “modio”, il tipico recipiente del grano, chiaro simbolo di fertilità. Il corpo è avvolto da un chitone e un lembo di questo gli circonda i fianchi e ricade in avanti dalla spalla sinistra. Seduto in trono, poggia i piedi su uno sgabello dalle zampe leonine e vi fa forza, quasi stesse per alzarsi. Nella sinistra reca uno scettro mentre la mano destra, come nelle rappresentazioni di Ade, poggia sulla testa di Cerbero, il cane infernale a tre teste, accovacciato ai suoi piedi.
La presenza di Cerbero e di profonde e scure pieghe nel panneggio e nella capigliatura mostrano la natura infernale di Serapide, uno Zeus estremamente legato a quel mondo oscuro, proprio come il dio egiziano Osiride. Ma egli è anche rinascita e fertilità, simboleggiati dal recipiente che si erge sul capo.
Serapide è simbolo del sincretismo tolemaico.
Serapide è luce e tenebre.
Serapide è il simbolo di una nuova era.
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