Di Silvia Urtone
Tarda Repubblica. I sec. a.C. Roma.
La classe patrizia si afferma e domina e Silla, la cui dittatura si pone tra l’82 e il 79 a.C., accresce il potere del Senato, aumentando il numero dei suoi componenti e limitando, al contempo, il potere del tribunato della plebe: è il periodo della presa di coscienza di sé e l’età sillana segna il massimo splendore in tal senso.
Si fa di tutto per celebrare se stessi, la propria famiglia e i propri celebri natali e sulle monete vengono posti i ritratti degli illustri antenati, raffigurati in maniera più o meno fedele, come segno indiscutibile della ripresa del patriziato, stella brillante più che mai. In aggiunta la conquista dell’Asia Minore porta all’emigrazione a Roma di artigiani ed artisti che lavoravano per una clientela ricca producendo preziosi oggetti di lusso.
Nasce così da questo incontro un nuovo stile ritrattistico caratterizzato da un estremo realismo: si pone in netto e aperto contrasto con l’intellettuale eleganza del cittadino ellenistico e punta alla celebrazione dell’austerità e della forza del pratico cittadino romano, derivante da una stirpe di contadini abituati allo sforzo fisico e alla fatica, e pieni di fierezza per il loro passato.
È l’unione tra la cultura etrusca e italica e quella ellenistica e il risultato è la creazione di una tipologia di ritratto che mai era stato tentato, il quale aderisce alla realtà oggettiva senza abbellimenti: nasce, partendo da Silla e sviluppandosi fino al periodo del secondo triunvirato di Ottaviano, Antonio e Lepido (43-32 a.C.), il tipico ritratto repubblicano romano, variante del realismo ellenistico!
Ma sarebbe sbagliato affermare che questa sia l’unica tipologia.
Altre due sono frequenti nel corso del I sec. a.C., sempre accomunate dalla ricerca del realismo: quella che è riflesso del ritratto ellenistico patetico, dall’espressione estremamente teatrale, e quella del ritratto naturalistico, sobriamente elegante e accettata anche presso le classi aristocratiche.
Una statua riassume tutto ciò ed è esempio della ritrattistica di età tardo-repubblicana: è il Togato Barberini, in marmo, alto 165 cm e oggi alla Centrale Montemartini di Roma.
La statua rappresenta un patrizio in toga, ritratto a figura intera, alto e fiero, e con in mano i busti dei propri antenati defunti.
Evidente è il senso di orgoglio del protagonista committente dell’opera, il quale richiese all’artista questa scultura come esaltazione della propria gens e delle proprie origini.
Purtroppo, però, non si sa molto dell’opera, specie riguardo a chi sia il protagonista, anche se le calzature indossate suggeriscono la sua appartenenza alla classe nobiliare romana, come non si sa chi possano essere i busti di antenati che egli reca in mano: si suppone possa essere comunque una testimonianza dell’usanza romana di scolpire busti e maschere mortuarie di personaggi deceduti, al fine di celebrare se stessi e i propri illustri antenati.
Questa usanza dei busti-ritratti era sconosciuta all’arte greca che non tollerava qualcosa di così artificioso mentre, al contrario, in ambiente romano ed etrusco una testa rappresenta di per sé già così l’intera personalità e il loro uso non appare così strano.
Partendo da ciò varie speculazioni sono state fatte per tentare di identificare i tre personaggi e le più recenti ricerche suggeriscono che il personaggio centrale a figura intera sia un senatore recante due busti di suoi antenati: il busto di destra potrebbe essere quello di un antenato generale, poiché sostenuto da un tronco di palma, mentre quello di sinistra potrebbe essere un antenato politico.
I due busti, chiunque essi rappresentino, non appartengono però allo stile del ritratto patrizio di età sillana bensì al naturalismo di tradizione ellenistica e medio-italica: dai caratteri fisionomici ben definiti, con rughe marcate, occhi profondi, fronte leggermente aggrottata e bocca contratta, quello a destra, per taglio e forme, apparterrebbe al 50-40 a.C., mentre quello di sinistra, nonostante somiglianze col primo, sarebbe di una generazione successiva, 20-15 a.C.
Altri problemi sorgono guardando la figura intera composta da testa e corpo non appartenenti alla medesima scultura in quanto i marmi, per colore, tipo e composizione, appaiono estremamente diversi, uno bianco e uno giallo.
Il corpo apparterrebbe quindi all’età augustea mentre la testa, non originaria, sarebbe un volto adattato alla statua in tempi moderni e databile agli anni 30, epoca del secondo triumvirato.
Nel Togato Barberini sono ben tre le generazioni rappresentate, tutte collocate in quel I sec. a.C. in cui l’aristocrazia dominava e celebrava se stessa senza sosta.
Esso è testimonianza del sorgere del nuovo ritratto patrizio ma anche della commistione tra forme ellenistiche e medio-italiche.
Esso è testimonianza e celebrazione di un patrizio e della sua gens.
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