Tempio di Bacco o mausoleo dedicato a una donna poi diventata santa?
Questo è l’interrogativo che per molto tempo si sono posti gli studiosi contemplando perplessi le decorazioni del luogo, un’esplosione fantastica di tralci, viti, uva e scene di vendemmia.
Ma quale luogo? Ne sveliamo il nome dicendo che è il mausoleo di Santa Costanza.
Ma prima di diventare santa era conosciuta con il nome di Costantina, ed era figlia dell’imperatore romano Costantino I e di Fausta: era l’ “augusta”, sorella di Costantino II, Costanzo II e Costante I, moglie prima di Annibaliano e poi di Costanzo Gallo. Rimasta vedova del primo, re di un regno nella zona del Ponto, Costantina sposò Gallo, decisamente più giovane di lei, un modo forse per garantire la lealtà di Gallo al fratello Costanzo.
La nostra augusta morì nel suo viaggio per andare a intercedere per il marito presso il fratello. Venne seppellita nel luogo che più amava, accanto alla basilica costantiniana da lei voluta, la Basilica di Sant’Agnese, santa a cui la donna era estremamente devota. Costantina, infatti, secondo una leggenda, si era recata sulla tomba di Sant’Agnese poiché malata senza rimedio, e qui era miracolosamente guarita: dopo il miracolo si era convertita al cristianesimo e nel luogo di riposo della santa aveva voluto far erigere una basilica…e dopo la sua morte anche lei venne venerata dalla Chiesa come una santa, Santa Costanza.
Il mausoleo di Santa Costanza, luogo di riposo di Costantina, sorse tra il 340 e il 345 d.C. a ridosso della Basilica di Sant’Agnese fuori le mura, Via Nomentana, Roma, e qui ella venne sepolta insieme alla sorella Elena. Il mausoleo di proprietà imperiale, a seguire venne utilizzato come battistero della basilica, con l’aggiunta di un atrio all’esterno e di un fonte battesimale all’interno, e solo nel 1254, per volere di papa Alessandro IV, divenne finalmente chiesa autonoma.
Nel Rinascimento venne identificato erroneamente come un tempio in onore del dio Bacco, a causa della sua decorazione a tralci ma è indubbio che sia da sempre di enorme interesse per architetti e studiosi. Andiamo allora a vedere le sue peculiarità.
Ci troviamo al momento finale del periodo tardoantico e l’edificio introduce elementi che diventeranno diffusi nell’architettura paleocristiana: la pianta del mausoleo è centrale, coperta da una cupola su cui si aprono dodici finestre concluse ad arco che fanno entrare la luce all’interno del luogo; la cupola poggia a sua volta su dodici coppie di colonne disposte ad anello con capitelli compositi di reimpiego, mentre esternamente queste colonne delimitano un corridoio anulare coperto da volte.
Il risultato è un gioco di luci e ombre che viene a crearsi sugli spazi interni del mausoleo!
La pianta centrale è retaggio dell’architettura romana in mausolei funebri e ninfei di IV sec. mentre la presenza del corridoio esterno diventerà un elemento tipico dell’architettura paleocristiana, qui in una delle sue prime applicazioni. Nella parete esterna compaiono nicchie e una di queste ospitava il sarcofago di Costantina.
La cupola era coperta di mosaici, oggi distrutti, ma un disegno ci dà un’idea delle decorazioni costituite da scene fluviali e da medaglioni con all’interno storie dell’Antico e del Nuovo Testamento: il tema ricorrente era quello della salvezza che avveniva attraverso l’adempimento delle Scritture.
Ma altri mosaici di quel IV sec. rimangono, come motivi geometrici, colombe e pavoni tra rami di fiori e frutta, le scene di vendemmia che avevano fatto pensare al luogo come dimora del dio Bacco, scene con Cristo e San Pietro…i mosaici di Santa Costanza sono i più antichi mosaico monumentali cristiani sopravvissuti a Roma e in una commistione di elementi classici e tardoantichi vogliono mandare messaggi nuovi di salvezza e pace, garantite dal nuovo credo cristiano.
Questa commistione la si ritrova anche nel sarcofago in cui venne posta Costantina, in porfido rosso e oggi ai Musei Vaticani, collocato un tempo nella nicchia opposta all’entrata e non lontano dal sarcofago della sorella Elena, purtroppo non conservatosi.
Ghirlande sostenute da protomi corrono sul bordo mentre la cassa reca una ricca decorazione a rilievo di amorini intenti a vendemmiare, circondati da tralci di vite che creano girali complessi e turbinosi che riempiono l’intero registro superiore, mentre nei lati minori ricorrono scenette con amorini che pigiano l’uva. Nella parte inferiore dei lati lunghi, invece, sono rappresentati vari animali legati alla simbologia pagana e cristiana, come pecore e pavoni, insieme agli onnipresenti amorini.
Anche qui come nella decorazione del mausoleo tralci di vite e uva ricorrono, rappresentazione del tema della vendemmia usato già anticamente nell’arte funeraria e legato ai culti dionisiaci, secondo i quali l’uva morendo creava qualcosa di migliore, ossia il vino, così come si credeva facesse anche l’uomo: un tema pagano non ancora assimilato al cristianesimo che viene a mescolarsi a temi tipicamente cristiani, quali quello della salvezza seguendo gli esempi delle Antiche Scritture, quello del sacrificio, simboleggiato dalle pecore, e quello della resurrezione (il pavone).
Tra ispirazioni classiche e ispirazioni che saranno proprie del periodo medievale, tra forme tardoantiche e non più classiche, si assiste alla fine di un’epoca.
E proprio in questo confine tra un’epoca e un’altra riposa Costantina, Santa Costanza, proprio accanto alla sua amata Sant’Agnese, costante fino alla fine.
Costanza.
Dal latino “constare”.
Stare con.
Di Silvia Urtone
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