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Policleto e il suo ''Canone''.L’uomo idealmente perfetto che diventa realtà

Di Silvia Urtone


“Caratteristica sua è di aver inventato che le statue insistessero su di una sola gamba.”

[Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, XXXIV, 56]


Questo è quello che Plinio il Vecchio dice del celebre Policleto.

L’invenzione di statue che stessero su una gamba sola? Ma è davvero una grande invenzione?

Ebbene sì, se si pensa un attimo a quelle statue dell’età arcaica coi piedi saldamente piantati al terreno, immobili come colonne e totalmente staccate dalla realtà. Ma, prima di capire in che senso questo artista sia così importante, scopriamo chi è Policleto.

Si pensa sia nato ad Argo intorno al 490 a.C., proveniente da una famiglia di scultori della scuola peloponnesiaca. Secondo Plinio il Vecchio era originario di Sicione ma, indipendentemente da ciò, tra il 440 e il 430 a.C. si trasferì ad Atene dove, incontratosi con il celebre Fidia, lo influenzò e venne influenzato a sua volta. Fu attivo fino al 420 a.C., numerose fonti parlano delle sue opere, per lo più bronzee, singole, stanti o in movimento, in cui il ritmo e l’equilibrio facevano da padroni…ma nessun originale è purtroppo giunto sino a noi!

Conosciamo le sue creazioni solo grazie alle fonti e alle molte repliche fatte in epoca romana. Una delle massime figure della scultura greca del periodo classico, il V sec. a.C., a cui ci si ispirerà durante gli sviluppi successivi, fu celebre per un suo scritto di cui rimangono un paio di frammenti, il Canone, in cui affrontava il problema della costruzione della figura umana attraverso calcoli precisi e proporzionali: è il primo trattato che cerchi di trovare una teoria per realizzare qualcosa di bello e armonico!

Policleto, alla ricerca costante della creazione di un corpo idealmente perfetto, eseguì misurazioni sugli uomini, cercò proporzioni, le misure ideali del corpo umano e tentò di riprodurle pedissequamente nelle sue opere. Al contempo creò una nuova posa per le statue stanti, il chiasmo (dalla lettera greca “X”), una disposizione incrociata tra arti inferiori e arti superiori, in cui parti attive e parti statiche si combinavano in maniera equilibrata in un corpo dalla struttura a “S”, non più rigido ma sinuoso ed elegante.

Questo è quello che Policleto teorizza nel suo Canone, questo è quello che resterà praticamente immutato nei secoli.


Doriforo, copia


Il Doriforo, il “portatore di lancia”, è l’opera più famosa del nostro artista, quella a cui le fonti si riferiscono come al “Canone”: questi è stato riconosciuto in una copia rinvenuta nella “palestra sannitica” di Pompei, collocabile tra la fine del II e l’inizio del I sec. a.C., e oggi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Probabilmente un Achille, l’eroe generalmente adorato nei ginnasi, la figura ha uno stile essenziale, che rimanda agli antichi esemplari dorici, ma la ricerca delle proporzioni e le misure perfette ne fanno un uomo perfetto e ideale. Colto mentre cammina, la gamba sinistra è arretrata mentre il peso poggia tutto su quella destra; di contro il braccio sinistro è piegato a tenere una lancia, mentre quello destro è disteso lungo il fianco; il corpo è sinuoso, con il fianco destro sollevato che dona alla figura la forma di una “S”; la testa si volge verso destra, i lineamenti delicati e idealizzati, i capelli divisi in ciocche ondulate disposte simmetricamente.

Il chiasmo di Policleto prende vita, alla gamba destra portante corrisponde la sinistra flessa, al braccio sinistro attivo corrisponde quello destro a riposo, al fianco destro contratto corrisponde il sinistro rilassato: l’equilibrio tra le membra del corpo giunge a perfezione e questa è la ricostruzione virtuale, non aderente alla realtà, dell’uomo perfetto!

Il Doriforo, frutto di rigorosi calcoli matematici e geometrici, è l’armonico risultato del Canone di Policleto.

Anche il Diadumeno, raffigurante un giovane atleta che si cinge il capo con una benda in segno di vittoria, è un’opera dell’artista, ma appartiene alla fase finale della sua attività artistica, ossia il 420 a.C. circa: la replica più famosa è quella di Delo, databile alla fine del II-inizio del I sec. a.C. e conservata al Museo Archeologico Nazionale di Atene.

Il copista ha trasformato l’atleta in un giovane e splendido Apollo, accompagnato dalla sua tipica faretra, e questi appare rilassato e sereno, dopo lo sforzo compiuto durante la gara sportiva e ammantato del suo successo. La ponderazione è la stessa del Doriforo, con la gamba destra portante e la sinistra flessa e arretrata, la spalla sinistra sollevata e la destra rilassata, la testa è rivolta in basso a destra e le braccia sono aperte a reggere la benda della vittoria.

C’è anche qui il trionfo della sinuosità, dato dal leggero spostamento del bacino verso destra, come pure la creazione di una creatura perfettamente bilanciata e disposta a chiasmo.

Policleto, la cui eco si continuerà a sentire in futuro, è colui che ha tentato ed è riuscito a creare un vero e proprio modello, un Canone, con misurazioni, tentativi e lo studio dell’uomo.

Policleto è colui che è riuscito a creare sotto forma di statua l’uomo idealmente perfetto.


Diadumeno, copia
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