Cruor è una parola latina. Significa sangue. Il sangue che tante donne hanno versato per essere state vittima di violenza da parte degli uomini.
Al Museo Carlo Bilotti di Roma, dentro Villa Borghese, l'artista torinese Renata Rampazzi, allestisce una mostra che si intitola proprio "Cruor". Sono esposti quattordici dipinti, bozzetti e un'installazione, opere realizzate tra gli anni Settanta e oggi.
Le tele esposte sono dirompenti. Getti di colore pastoso, che virano tra il rosa e il rosso scarlatto, di una densità simile al sangue. Ed è proprio quello che Renata Rampazzi vuole indicare. Il sangue delle donne vittima di violenza. Quelle pennellate dense, squarciano a metà della tela, rappresentando una ferita aperta, una lacerazione. Le tele dell'artista gridano in questo modo vendetta e sofferenza.
Di grande impatto emotivo l'installazione "Cruor", che la Rampazzi aveva presentato precedentemente alla Fondazione G. Cini di Venezia. Di cosa si tratta? È un ambiente percorribile, un corridoio dal cui soffitto pendono dei teli, delle garze sporcate con una miscela di terra e pigmenti rossi che simulano il sangue. A vederle sembrano delle garze mediche, quelle che sono servite per curare le donne colpite. In questo modo lo spettatore può entrare nel cuore del problema, vedere con i propri occhi la sofferenza e il sangue versato ingiustamente.
La mostra sarà aperta fino al 10 gennaio 2021. Le prenotazioni sono obbligatorie. L'ingresso è gratuito.
Di Federica Pagliarini
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