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Sballottati in mezzo alla tempesta. Il frontone occidentale del tempio di Zeus a Olimpia

Di Silvia Urtone


C’erano una volta due giovani, il re dei Lapiti Piritoo e il re di Atene Teseo, che dopo un primo scontro divennero amici per la pelle. Un giorno Piritoo si unì in matrimonio con Deidamia e al grande evento invitò molti eroi greci e naturalmente l’amico Teseo, testimone di nozze. C’erano anche i Centauri, cugini dello sposo, ma alle nozze non vennero invitati gli dèi Ares e Eris, portatori di guerra e discordia, i quali naturalmente, per vendicare l’affronto subito (in pieno stile-Malefica ne “La bella addormentata del bosco”), fecero uscire di senno i Centauri scatenando una rissa: questi non erano abituati al vino, si ubriacarono e cercarono di violentare Deidamia e le donne dei Lapiti. Seguì una lotta sanguinosa tra i Lapiti e i mostri a quattro zampe e la vittoria fu dei primi.

Questa è la storia che il misterioso e affascinante Maestro di Olimpia decide di narrare magistralmente nel frontone occidentale del tempio di Zeus a Olimpia. Il periodo è quello del cosiddetto “stile severo”, tra il 470 e il 456 a.C., ed è lo storico Pausania a parlarci con ricchezza di particolari delle incredibili decorazioni dell’edificio sacro.

Qualche tempo fa abbiamo visto il frontone orientale narrante il mito di Pelope ed Enomao, con la corsa coi carri e la conseguente vittoria dell’eroe per la mano di Ippodamia: lì, sotto l’occhio vigile di un visibile/invisibile Zeus, si coglieva il dramma che stava per svolgersi sulla scena, tutti i personaggi erano in tensione, preparati alla tragedia inevitabile, chiusi in se stessi e nella propria angoscia.

Qui, sul frontone occidentale, il dramma è già in atto, la tragedia si sta compiendo e i personaggi sono aggrovigliati gli uni con gli altri.


Lato est frontone occidentale tempio di Zeus, Olimpia

Lì la calma prima della tempesta, qui la tempesta stessa.

Al centro di tutto si trova anche qui un dio, Apollo, stante e nudo, il braccio destro proteso, il sinistro abbassato a reggere l’arco: il mantello scivola lungo la schiena dalla spalla destra e si attorciglia intorno all’avambraccio sinistro, cadendo a terra, la testa si volta verso destra, il mento pronunciato, l’acconciatura a treccia che gira attorno al capo, la fronte coperta da una spessa frangia di riccioli. Apollo è il dio oracolare per eccellenza, ricorda la presenza durante le guerre degli indovini, è il dio che esprime in modo deciso il suo volere, la volontà di ristabilire la pace e fermare la violenza e la follia dei Centauri.

Ai suoi lati, ciascuno a dare le spalle all’altro in una posa che ricorda i Tirannicidi, i due eroi protagonisti, Piritoo a sinistra e Teseo a destra, rivolti verso l’esterno, con le braccia sollevate a reggere la doppia ascia e la gamba sinistra, attorno a cui si avvolge la veste, avanzata: dai due eroi, di cui solo alcuni frammenti si sono conservati, il movimento si propaga lungo le due ali del frontone.

Seguono vari movimentati gruppi formati da un centauro e da una lapitessa e da guerrieri lapiti in lotta con i mostri. Vicino a Piritoo, il re dei Centauri Eurizione tenta di rapire Deidamia, una mano che la prende alla vita e l’altra che le afferra con violenza il seno, mentre lo sposo accorre in aiuto: la giovane sposa, con la bocca socchiusa ad esprimere paura e pudore, i capelli raccolti in una fascia che gira tre volte attorno al capo, cerca di strapparsi di dosso le mani dell’assalitore dandogli al contempo una gomitata, causandogli una smorfia di dolore.


Deidamia e re dei Centauri


Un centauro in ginocchio tenta di rapire una donna afferrandola per i capelli mentre lei, con espressione dolorante e i capelli scomposti che ricadono in ciocche, tenta di allontanarlo con forza.

Dal lato di Teseo si staglia il gruppo del “morditore” in cui un guerriero lapita assale alle spalle un centauro passandogli un braccio attorno al collo per tentare di strangolarlo, mentre il mostro si difende mordendogli il braccio: il lapita fa forza sulla gamba, nell’impeto la veste si attorciglia attorno a questa, mentre il centauro è inginocchiato, la fronte aggrottata nello sforzo, barba e capelli folti.

Dopo queste scene movimentate di lotte tra lapiti/lapitesse e centauri si arriva in fondo, su entrambi i lati, alle statue angolari di un giovane e di una vecchia lapitessa, voltate verso il centro della scena.

Tutti i personaggi del frontone partecipano alla narrazione e il movimento, indiscusso protagonista della raffigurazione, si propaga dal braccio di Apollo verso gli angoli esterni e da questi rimbalza nuovamente verso il centro e il dio.

Il frontone orientale con Pelope ed Enomao esprimeva i valori della città, del matrimonio, dell’agone. Questo frontone raffigura il contrasto tra l’elemento civile e l’elemento selvaggio.

Qui c’è la lotta eterna tra la ragione e la bestialità, la lotta tra razionalità-religione-bellezza e violenza-follia-hybris: è la trasfigurazione delle lotte tra Greci e Persiani, il ricordo della vittoria dei primi sui secondi.

Infatti chi vince anche in questo mito? L’uomo, colui che rispetta le leggi della patria e gli dèi, che non si fa vincere dall’orgoglio che inevitabilmente lo spingerebbe verso il male e la rovina.

I Lapiti sono i Greci, i portatori dei valori tradizionali della civiltà. Nel frontone si svolge una tragedia, in un’alternanza tra stasi e azione, tra ritmo e pensiero, ma già si sa che a vincere sarà la “fazione giusta”.

I committenti proprio questo volevano comunicare e trasmettere, i valori dei Greci, ricordare le vittorie fatte e mostrare la giusta strada da percorrere.

Siate Lapiti, non Centauri!


Gruppo del 'morditore'

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