Di Silvia Urtone
La Puglia, la terra tra i due mari.
Essendo costeggiata su due lati dal mare è sempre stata luogo di approdo per diverse popolazioni e per gruppi di passaggio provenienti in special modo dall’Oriente: proprio qui, ben prima di Greci e Romani, si stanziarono i Messapi.
Essi furono una delle prime popolazioni ad abitare nella zona del Salento, l’estrema punta della regione Puglia di oggi, e il loro nome deriverebbe proprio da “Messapia”, ossia “Terra tra i due mari”, lo Ionio e l’Adriatico: la loro presenza è attestata dall’Età del Bronzo e molte tracce del passaggio di questo popolo, in rapporto stretto con i Greci, vi sono dall’VIII sec. a.C.
Quel che oggi ci interessa della cultura messapica è il trattamento che essa riservava ai morti.
Le tombe erano di tre tipi, a fossa, a semicamera e a camera e quest’ultima, in genere riservata al ceto aristocratico, aveva un vestibolo, a cui si accedeva tramite una scala, e la camera funeraria interamente affrescata che riproduceva le decorazioni della casa che si era avuta in vita. La deposizione in età arcaica avveniva rannicchiata e su un fianco, in posizione fetale, a partire dal V a.C. era supina e con le braccia stese lungo i fianchi o incrociate sul petto, e dal IV a.C. venne introdotto il letto funebre.
Roca Vecchia o Rocavecchia è proprio uno dei luoghi del Salento in cui troviamo tracce dei Messapi.
Frazione di Malendugno in provincia di Lecce, gli scavi qui svoltisi hanno individuato fortificazioni risalenti all’età del Bronzo, insieme a evidenze che confermano rapporti con popoli dell’Egeo e minoici; dopo un assedio e un incendio nel XV sec., il sito e le mura vennero ricostruite nell’XI ma la fase di distruzione non finì qui e più volte la zona venne abbattuta e ricostruita.
Luogo misterioso, fondato da non si sa chi e costituito da qualcosa di poco chiaro, città o luogo di culto, venne comunque frequentato per tutta l’età del Ferro e reca in particolar modo tracce dell’età messapica di V-III a.C., quali una cinta muraria e diverse tombe. In seguito venne abbandonato, non vi sono tracce dei Romani e scomparve fino a una sua nuova frequentazione nell’Alto Medioevo.
Qui nel 2008 è stato effettuato uno scavo di circa 20 tombe risalenti al periodo messapico e una tomba in particolare venne scoperta ma immediatamente ricoperta per motivi meteorologici, in attesa di riportarla alla luce in una campagna più favorevole: si attuò la documentazione scientifica, il corredo venne prelevato ma gli scheletri rimasero lì, vennero coperti con tessuto verde frangisole, e la tomba riempita di terra con riposizionati i tre lastroni di copertura.
Alla fine dello scorso 2019 il momento di tornare alla tomba è finalmente arrivato, le condizioni di conservazione sono risultate perfette e gli scheletri sono stati finalmente recuperati.
Cosa si sono trovati gli archeologi davanti agli occhi?
Due individui teneramente abbracciati.
Da una prima analisi è ancora difficile capire il sesso dei protagonisti ma parrebbero un individuo adulto di circa 35-40 anni e un bambino di circa 6.
A riportare finalmente alla luce i due scheletri abbracciati sono stati gli archeologi del Laboratorio di Antropologia Fisica dell’Università del Salento, guidati dal professore Pier Francesco Fabbri e, nonostante il ritrovamento di due corpi abbracciati non sia una novità, lo è qui a Roca, in quanto in tutta la necropoli risultano esserci solamente deposizioni singole o tombe collettive!
Insieme agli scheletri il corredo consiste in particolare di un cratere a colonnette trovato poggiato su tibia e fibula destre dello scheletro adulto e questo, insieme alle prime analisi sui resti, ha datato la tomba al V sec. a.C.: la sepoltura risulta quindi “bisoma” (due corpi in un’unica tomba) e l’unica in questa splendida necropoli di Roca Vecchia.
Ma chi sono i due protagonisti così teneramente posti?
Per stabilirlo bisogna ovviamente aspettare analisi più approfondite ma che siano un adulto e un bambino è sicuro. L’adulto potrebbe essere un uomo o una donna e si potrebbe ipotizzare che quindi un padre o una madre fosse sepolto insieme al proprio figlio.
Non è neanche certo che il loro fosse un abbraccio e magari la posa che lo suggerirebbe potrebbe semplicemente sembrarlo, ma sicuro è che i due siano stati seppelliti insieme.
Si attendono i vari esami che determinerebbero finalmente sesso, statura, età e cause della morte ma chissà che questa non possa essere avvenuta per una di quelle tante disgrazie che si erano abbattute nei secoli sul sito di Roca.
Può anche non essere certo l’abbraccio di padre/madre e figlio ma la tenerezza usata per la loro deposizione è tangibile e mostra quanto i due riposino da secoli insieme e in pace: il loro è un “abbraccio” che ha resistito per millenni, un gesto che commuove ancora oggi e fa vedere come l’amore stesso riesca a superare persino le barriere della morte.
Le analisi ci sveleranno il perché i due vennero sepolti insieme ma già sappiamo che il motivo fondamentale fu l’amore, il voler camminare fianco a fianco lungo la strada per la vita eterna.
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