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Un manifesto educativo per i giovani di Corinto. L’Olpe Chigi


Il VII sec. a.C. in Grecia.

È il tempo dell’Età Orientalizzante. È il tempo di Corinto.

È il tempo dello stile protocorinzio in ceramica, prima che Atene arrivi a prosperare in questo campo.

Lo sviluppo è estremamente graduale ma inarrestabile e si passa da ceramiche in cui le figure umane irrompono come silhouette stilizzate e senza ordine, senza vere storie da raccontare…a ceramiche in cui la tecnica a figure nere viene a svilupparsi narrando storie complesse e amate, quelle dei miti, meravigliosi ed educativi: l’ordine irrompe, così come la chiarezza delle immagini e la loro complessità.

Ed è così che si arriva al cosiddetto Stile Protocorinzio Tardo (650-630 a.C.).

Le forme vascolari diventano sempre più grandi e si diffonde l’uso dell’olpe, una brocca a bocca rotonda, usata nei banchetti per versare vino ai convitati. Vi è ancora posto per le decorazioni sullo sfondo che fanno da riempitivo, ma sono soprattutto le figure a fare da protagoniste e a dare insegnamenti.

Un esempio?

La bellissima Olpe Chigi, un esemplare alto 26 cm oggi conservato a Roma, nel Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.


Olpe Chigi


L’esemplare costituisce un capolavoro della pittura corinzia, frutto del lavoro di un artista anonimo di questa città, probabilmente vissuto intorno al 640 a.C.: l’olpe è proprio un chiaro esempio dell’alta qualità raggiunta dagli artisti del luogo in un momento di massimo splendore!

Non dimentichiamo, infatti, che Corinto si trovava in quel periodo sotto la dinastia dei Cipselidi, tiranni che ebbero il pregio di sostenere e diffondere le arti, favorendo lo sviluppo di queste e della città, dando a quest’ultima una prosperità senza pari.

Ecco, risultato di questo è proprio la nostra Olpe Chigi, un’opera purtroppo senza seguito, meravigliosa nella sua singolarità. Dopo, infatti, le opere realizzate saranno sempre più senza vigore, sempre simili a se stesse, qualitativamente inferiori a quelle prodotte nel Protocorinzio Medio.

Ma non è questo il momento di pensare al dopo, bensì quello di ammirare l’unica e inimitabile Olpe Chigi!

Essa venne trovata a Formello, vicino Veio, nel 1882, in una tomba formata da tre camere, una saccheggiata, una vuota e una inviolata e contenente il prezioso reperto: dono o vero e proprio acquisto di un principe della zona si mostra in tutto il suo splendore come testimonianza del passaggio dal Protocorinzio Medio a Protocorinzio Tardo. Figure nere in risalto, estrema espressività, spazi che rendono magnificamente, anche se ancora in maniera rudimentale, la prospettiva, la policromia, le iscrizioni didascaliche che ci rivelano i personaggi della raffigurazione centrale…tutto ciò è opera di un grande artista, un pittore che, però, tende a mostrare comunque un certo disagio nell’operare su superfici tanto estese a cui non è abituato, un vero e proprio miniaturista che finisce per ripartire classicamente lo spazio in fregi sovrapposti.

E cosa raccontano questi fregi?

In alto il primo raffigura un combattimento di opliti schierati in battaglia, armati con scudi e lance e pronti ad affrontare i loro nemici, marciando al suono di un flauto doppio: gli opliti vengono introdotti nel periodo grazie alla nuova tecnica di combattimento della falange, narrano della forza militare di Corinto e del tiranno Cipselo e qui un gruppo sta per armarsi mentre un altro corre a unirsi alla schiera già disposta. C’è fermento e gli scudi delle figure sono decorati minuziosamente.

In basso il terzo ci mostra una vivace e incruenta caccia alle lepri e alle volpi, con cani e cacciatori pronti a lanciarsi contro le prede designate.

Al centro, nella fascia più larga, si succedono tre scene tra di loro scollegate: a sinistra un corteo con carri, cavalieri e cavalli, a destra una sanguinosa e movimentata caccia al leone e al centro l’unico episodio mitico dell’opera accompagnato da scritte, il giudizio di Paride. Paride, Afrodite, Atena, Era, Ermes…tutti i protagonisti dell’evento da cui deriveranno l’unione del principe con la bella Elena e la Guerra di Troia!


Olpe Chigi, particolare opliti

Il mito ci narra che, nel corso della celebrazione del matrimonio di Peleo e Teti, la dea della Discordia, adirata per non essere stata invitata, lanciò una mela d’oro con scritto “alla più bella”: Afrodite, Era e Atena pretendevano la mela per sé, incitando Zeus a scegliere la più bella tra di loro ma questi, non volendo incorrere nella loro ira, decise che a dichiarare la vincitrice sarebbe stato il più bello dei mortali, Paride, principe di Troia. Ciascuna cercò di ingraziarselo: Atena gli offrì sapienza e forza, Era ricchezza e potere…e Afrodite l’amore della donna più bella del mondo!

E Paride scelse Afrodite e da ciò, con il successivo rapimento di Elena, deriverà la tragica guerra.

Il significato dell’Olpe Chigi?

Sembrerebbe mostrare le attività in cui i giovani aristocratici di Corinto erano soliti cimentarsi, la guerra e la caccia, preludio a un giusto matrimonio. Attraverso le “fatiche” a cui il giovane si sottoponeva, infatti, egli dimostrava la propria virtù, aspirando alfine proprio alle splendide nozze, coronamento delle prove a cui si era sottoposto.

Un vero passaggio da giovane a uomo maturo…ma bisognava fare attenzione perché nozze sbagliate potevano essere dietro l’angolo e portare a fatali conseguenze (come la Guerra di Troia)!

Il Giudizio di Paride costituisce quindi un monito a scegliere con oculatezza, a proseguire sulla retta via e a giungere alle agognate e giuste nozze.

Un vero e proprio manifesto educativo fatto ceramica!


Di Silvia Urtone


Olpe Chigi, Il Giudizio di Paride

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