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Emozione Arte

Dosso Dossi e la Maga Circe: magia ed esoterismo alla corte estense


Giovanni Francesco Luteri detto Dosso Dossi da una piccola proprietà di famiglia nei pressi di Quistello, nel mantovano, è stato artista della corte estense agli inizi del Cinquecento. E' nato a Tramuschio, vicino Mirandola intorno al 1486-87.

Le sue esperienze pittoriche si basano su uno studio approfondito della pittura veneta, in particolare di Giorgione, a cui si aggiungono studi sulla pittura romana. Fece numerosi viaggi tra Firenze, Roma e Venezia per tenersi sempre aggiornato.

Inizialmente lavorò a Mantova (1510) per i Gonzaga, per poi diventare pittore estense dal 1514 al servizio di Alfonso d'Este.

Dosso Dossi è famoso per i suoi quadri a tema magico ed esoterico, le cui basi sono state prese dall'Ariosto e dai suoi poemi che trattano proprio temi magici. Importante dire che l'Orlando furioso (opera dell'Ariosto) è stato pubblicato nel 1516, quindi nel periodo in cui Dosso Dossi stava realizzando il quadro.

I due quadri che prenderò in esame, visto che le opere realizzate dall'artista sono molte, hanno come soggetto La Maga Circe.

Il primo si trova alla National Gallery di Washington ed è datato 1511-1512. Le interpretazioni su di esso sono ancora oggi in via di sviluppo.

Ma prima di tutto, cosa rappresenta il quadro? Una donna nuda è poggiata su un drappo verde, davanti a lei c'è un libro che rappresenta il pentacolo magico e ha in mano una lunga tavoletta con incise formule magiche. Intorno a lei ci sono degli animali, probabilmente i tanti amanti che la maga Circe (questa l'interpretazione più accreditata) era solita trasformare.

La radiografia effettuata sul quadro ha evidenziato che in secondo piano inizialmente, erano rappresentati anche un cerbiatto e un leone, poi coperti dal pittore.

La prima interpretazione data identificava la donna con la maga Circe di cui si parla nell'Odissea. La maga abitava in una radura boschiva e trasformava i suoi amanti in animali, in particolare in cervi, lupi e porci. Circe inoltre compare nelle Metamorfosi di Ovidio ed è accennata anche nell'Eneide. Nel quadro però non sono rappresentati gli animali di cui si parla nei testi e la maga non ha il bastone citato da Omero. Bisogna però tenere conto in primis che Dosso Dossi elaborava i temi togliendo e inserendo dettagli e inoltre l'iconografia di Circe a volte veniva assimilata a quella della dea antica che proteggeva gli animali.

La presenza degli animali, ha portato una parte della critica a pensare che il quadro rappresentasse Alcina dell'Orlando furioso, che, al contrario della maga Circe, lasciava le sue vittime sotto sembianze animali. Dosso Dossi riprese le tematiche magiche da questo poema e non sembra strana una sua vicinanza. Bisogna però anche dire che il poema venne pubblicato qualche anno dopo il dipinto, ossia il 1516. Nulla esclude comunque che il pittore avesse letto la bozza dell'Ariosto, trovandosi anche lui alla corte estense.

Nonostante tutto, nemmeno in questo caso gli animali rappresentati sono quelli descritti nel poema ariostesco. La maga Alcina trasformava le sue vittime in alberi, fontane e rocce, oltre che in animali.

Forse il pittore prese ispirazione anche dal Boiardo con il suo Orlando innamorato, in cui si parla di animali e del fatto che la stessa Circe si sia trasformata in un cerbiatto.

Inoltre la presenza del pentacolo, rimanda ad un'opera del 1530 intitolata De Occulta Philosofia di Agrippa, in cui ci sono molti particolari che evidenziano l'influenza magica di animali come la civetta, il gufo, il leone e il cane. Nel dipinti questi animali sembrano incarnare qualità positive e propiziatorie.



Il secondo quadro intitolato sempre La Maga Circe si può oggi ammirare alla Galleria Borghese di Roma. Ritengo sia una delle opere più belle che Dosso Dossi abbia realizzato. Il dipinto, di qualche anno dopo il precedente, incarna in maniera splendida le tematiche magiche ed esoteriche. Inoltre ha una resa dei dettagli che può essere assimilata alla pittura fiamminga.

Rispetto al primo dipinto sembra più maturo, nonostante siano passati pochissimi anni tra l'uno e l'altro. Il dipinto di Washington ha come modello evidentissimo Giogione, che sappiamo essere stato uno dei pittori studiati e approfonditi da Dossi.

Che cosa è raffigurato in questo secondo dipinto? Anche qui la protagonista è una donna vestita con abiti orientali, appariscenti e riccamente decorati, con in testa un turbante. Tiene in una mano un tizzone ardente e nell'altra un libro su cui si vedono delle figure geometriche. Accanto a lei c'è un cane che guarda verso lo spettatore, di fronte a lui un'armatura vuota, forse di qualche cavaliere o soldato che la maga aveva trasformato. Dietro di lui, un bellissimo paesaggio e tre uomini intenti a parlare tra loro.

La prima notizia che si ha del quadro è nella guida di Villa Borghese, scritta dal Manilli nel 1650. Nell'inventario del 1630 infatti il dipinto non era menzionato.

L'ipotesi più accreditata è che il quadro sia stato commissionato da Alfonso d'Este e portato via dal castello Estense in seguito alla devoluzione di Ferrara nel 1598.

Il primo inventario che lo descrive anche in modo dettagliato, è quello del 1693 e solo nel 1790 lo si registra come “Maga Circe”.

Lo studioso Schlosser aveva identificato la donna con Melissa, l'incantatrice benigna dell'Orlando furioso, che libera i cavalieri cristiani e saraceni dal palazzo di Alcina, dove erano stati trasformati in alberi, pietre e animali e riconsegna loro le armi. Questa interpretazione spiega la presenza dell'armatura, del cane e degli uccelli, come le figure che sono appese all'albero. Sullo sfondo si è visto il Palazzo di Alcina e i tre uomini in secondo piano sarebbero dei cavalieri liberati.

La tesi dello studioso è avvalorata ulteriormente dal fatto che Melissa nel poema profetizza la discendenza gloriosa della dinastia estense da Ruggero e Bradamante.

Anche su questo quadro venne effettuata la radiografia che portò alla scoperta di un cambiamento molto evidente. Al posto del cane, il pittore aveva dipinto un uomo. E la cosa torna, in quanto vediamo che la maga alza il volto verso sinistra, come per guardare qualcuno. Questo qualcuno era proprio l'uomo che poi è scomparso per fare posto al cane.

I motivi del cambiamento non sono certi, ma significativo è il fatto che non sia stata cambiata anche la rotazione della testa della donna.

La presenza dell'uomo potrebbe essere spiegata con la precisa rappresentazione di un evento dell'Orlando furioso, quando Astolfo è liberato da Melissa dall'incantesimo di Alcina. La maga restituisce le armi e la lancia all'eroe su cui si regge mollemente.




La posizione dell'uomo si poteva paragonare a quella dell'”Ercole a riposo”, copia di un originale greco dello scultore Lisippo. La scultura mostra Ercole dopo le fatiche con i pomi delle Esperidi nella mano che è nascosta dietro i fianchi. E' molto probabile che Dosso Dossi abbia visto questa scultura tramite le varie copie di età romana, oppure abbia visto la scultura dell'Eracle in riposo con la testa ritratto di Commodo, che ora si trova nel cortile di Palazzo Pitti di Firenze e che venne scoperta a Roma sul Palatino nel 1540, apprezzata anche da Michelangelo che la prese come modello per le sue opere. Se si desse credito a questa cosa, bisognerebbe però spostare la tela e posticiparla di molti anni. Invece, dato che, esistevano tantissime copie romane dell'originale greco, la tela può rimanere datata al 1516.

Ma la figura dell'Ercole potrebbe anche essere collegata a Ercole II d'Este (già erede del trono del padre Alfonso), che da sempre voleva essere assimilato al semidio. In questo caso bisognerebbe spostare leggermente in avanti il dipinto, dato che Ercole succedette al padre qualche anno dopo.

Se così fosse, la donna potrebbe allora essere un'amante del duca? Forse Ercole II d'Este vide il quadro durante la sua realizzazione e per paura che qualcuno potesse scoprire il suo amore segreto, fece coprire la figura che poi venne sostituita dal cane. Una tesi questa da non sottovalutare, dato che il volto della donna, che appunto guarda in alto verso l'ex figura dell'uomo, ha uno sguardo estasiato e innamorato, quasi si perdesse nella sua contemplazione.

A tutto ciò si potrebbe aggiungere che la figura dell'uomo non rispecchia totalmente la posizione assunta dall'Ercole. L'uomo ha il ginocchio sinistro piegato in avanti che si oppone alla gamba destra; in questo modo non coincide all'Ercole in riposo, dato che ha le gambe in posizione opposta. Come detto prima però, le libertà che l'artista poteva prendersi erano molte e nulla vieta di pensare che possa aver cambiato la posizione dell'uomo a suo piacimento.

In ultimo sono da citare gli uomini simili a pupazzi appesi all'albero. Potrebbero alludere alla pratica magica della “fascinazione”, l'arte di attivare l'incantesimo con lo sguardo.



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